Ci sono giorni che non si cancellano più dalla memoria collettiva di un territorio. Per Scampia, quel giorno ha una data precisa: 10 novembre 1990. Una data che, ancora oggi, a trentacinque anni di distanza, continua a vivere nella memoria di chi c’era e nella voce di chi la racconta. Fu allora che Papa Giovanni Paolo II scelse di recarsi proprio qui, nella periferia nord di Napoli, in una zona che per anni era stata descritta dai media solo attraverso immagini di degrado, disperazione e criminalità. Quel giorno tutto cambiò: Scampia non fu più solamente un titolo di cronaca, ma divenne cuore, dignità, storia.
Giovanni Paolo II arrivò con un messaggio chiaro: "Non arrendetevi al male". Lo disse guardando negli occhi quella gente che per troppo tempo era stata condannata a restare invisibile. Non era solo una frase: era un grido, una scossa. In quel quartiere segnato da disoccupazione, mancanza di servizi, traffici criminali, a pochi passi da Secondigliano e dal Rione Don Guanella, le sue parole squarciarono un velo di silenzio che aveva permesso ai luoghi comuni di diventare verità.
Papa Wojtyła arrivò accompagnato non dal Segretario di Stato — come accadeva nelle visite ufficiali — ma da Crescenzio Sepe, futuro cardinale. Scelta non casuale, ma simbolica: Scampia non era un protocollo, era un incontro. Il Papa voleva arrivare alle persone, non alle istituzioni. Voleva toccare con mano quella realtà che in tanti preferivano ignorare. Quel giorno, per la prima volta, il mondo guardò Scampia.
La folla fu immensa: oltre 1.040 volontari, 300 ammalati assistiti da infermieri, migliaia di famiglie, bambini, giovani e anziani. Fu un’onda di umanità che circondò il Pontefice in un applauso che sembrava non finire mai. Ogni parola pronunciata quel giorno non fu retorica, ma promessa. La promessa che anche nella periferia può nascere la speranza.
Oggi, quella giornata non viene ricordata solo attraverso le immagini sbiadite dei telegiornali dell’epoca, ma torna alla luce grazie al libro “Quando Giovanni Paolo II portò il mondo a Scampia – Storia dell’incontro tra un Santo e la periferia” (Rogiosi Editore), scritto dal sacerdote Alessandro Gargiulo e dal giornalista Massimo Iaquinangelo. Il volume sarà presentato domani alle ore 18 presso la parrocchia Maria Santissima del Buon Rimedio, nel cuore di Scampia. Saranno presenti figure importanti: Antonio Di Donna, vescovo di Acerra e presidente della Conferenza episcopale campana; Michele Di Bari, prefetto di Napoli; Rosario Di Bianco di Rogiosi Editore e Domenico Falco, vicepresidente dell’Ordine dei giornalisti della Campania, che modererà l’incontro.
Il libro ricostruisce l’evento attraverso documenti, articoli di giornale, testimonianze dirette di chi visse quella giornata e di chi ancora oggi porta nel cuore la forza di quelle parole. Nella prefazione, il cardinale Mimmo Battaglia lo sintetizza così: "Fece capire a tutti che la periferia non è un luogo da evitare, ma un punto da cui rileggere il mondo."
E la verità di questa frase è ancora oggi evidente. Perché Scampia — e con lei Secondigliano e Miano — non è solo una periferia. È un universo complesso, fatto di fatica ma anche di cuore, di problemi ma anche di resilienza. Nella postfazione del libro, lo storico della Chiesa Ulderico Parente ricorda un dettaglio che pochi conoscono: "Quel territorio non era una passerella, ma una stazione di una Via Crucis."
E forse è proprio questo che ha reso quella visita così immensa. Giovanni Paolo II non scelse piazze ordinate o salotti buoni della città. Scelse la ferita. Chiese di entrarci, di guardarla, di ascoltarla. Fu il primo capo di Stato al mondo a mettere piede a Scampia. Prima di lui, nessuno aveva avuto il coraggio di farlo.
E da quel giorno qualcosa cambiò davvero. Grazie a quella visita, per la prima volta, la stampa nazionale accese i riflettori sulle incredibili carenze strutturali e sociali della zona. Il quartiere cominciò a non sentirsi più solo, perché il Papa aveva mostrato che dietro quelle etichette c’erano persone, famiglie, volti.
Oggi, 35 anni dopo, Scampia non è più quella del 1990. Ci sono ancora difficoltà, ma ci sono anche rinascita, università, associazioni, sport, lavoro, bellezza. C’è la volontà di cambiare. C’è la prova vivente che quelle parole non furono vento: fecero breccia. "Non arrendetevi al male."
Una frase che ancora oggi risuona tra i palazzi, nelle parrocchie, nelle scuole, tra le persone che ogni giorno lottano per costruire un futuro diverso. Per Scampia, per Secondigliano, per tutta la periferia nord di Napoli. Perché quel 10 novembre del 1990 non fu solo una visita. Fu una rivoluzione di speranza.
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