È iniziato all’alba lo sgombero dell’ex Motel Agip di Secondigliano, un edificio comunale abbandonato da anni e divenuto rifugio per oltre venti famiglie in condizione di forte disagio economico. Fin dalle prime ore del mattino la situazione è apparsa tesa, con alcuni occupanti saliti sul tetto per manifestare contro il provvedimento, affiancati dagli attivisti della Campagna per il diritto all’abitare e del movimento “Resta Abitante”. Tra striscioni e cori di protesta, uno in particolare sintetizza il sentimento di chi sta perdendo la propria casa: “Comune di Napoli, i nostri diritti calpestati dalle vostre bugie”. Sul posto sono intervenute le forze dell’ordine, gli operatori dei servizi sociali e rappresentanti istituzionali, ma la preoccupazione e la rabbia dei residenti restano palpabili. Molti denunciano di non sapere dove dormiranno questa sera, lamentando la mancanza di soluzioni reali e l’assenza di un piano che tenga conto della complessità delle loro vite.
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Foto Rainews |
La struttura, situata in via Roma verso Scampia, era stata dichiarata inagibile da tempo. Gli occupanti, tuttavia, vi abitavano da oltre vent’anni, in condizioni spesso precarie ma con un equilibrio faticosamente costruito nel tempo. Molti dei residenti sono nuclei familiari con bambini, anziani, persone con disabilità e cittadini che vivono ai margini della società, per i quali l’ex Motel Agip era divenuto una sorta di rifugio stabile. Le famiglie coinvolte parlano di promesse mancate e di un’amministrazione che avrebbe ignorato le loro richieste di dialogo e di soluzioni abitative dignitose. Gli attivisti presenti sul posto sottolineano come l’intervento arrivi senza che sia stata prevista un’alternativa concreta, trasformando una questione sociale in un problema di ordine pubblico.
Dal canto suo, l’Amministrazione Comunale di Napoli ha comunicato di aver predisposto misure straordinarie per sostenere le famiglie sgomberate. In una nota ufficiale, Palazzo San Giacomo ha ricordato che la struttura era ormai in condizioni di degrado e insicurezza tali da rendere necessario l’intervento. Le autorità hanno inoltre precisato che i nuclei familiari sono stati seguiti negli ultimi mesi dai servizi sociali territoriali e che sono stati attivati percorsi di accompagnamento individuale per favorire il passaggio verso soluzioni abitative più adeguate. Per fronteggiare l’immediata emergenza, la Giunta ha approvato un incremento del contributo economico una tantum, raddoppiando gli importi rispetto alle precedenti previsioni: 6.000 euro per famiglie composte da una o due persone, 8.000 euro per nuclei di tre componenti e 10.000 euro per quelli con quattro o più persone.
Il provvedimento, che riguarda ventisette nuclei censiti dal Servizio Tutela del Patrimonio della Polizia Locale, mira a offrire un sostegno economico temporaneo per facilitare la ricerca di un alloggio nel mercato privato. Tuttavia, le stesse famiglie coinvolte contestano l’efficacia di questa misura, giudicandola insufficiente rispetto ai costi degli affitti, ormai proibitivi anche nelle aree periferiche della città. Molti residenti sottolineano come il mercato immobiliare napoletano sia ormai fuori portata per chi percepisce redditi bassi o irregolari, e che nessun proprietario sarebbe disposto a stipulare un contratto di locazione con chi proviene da una situazione di occupazione.
Le proteste di oggi non sono un fatto isolato ma l’epilogo di un lungo braccio di ferro tra gli abitanti dell’ex Motel Agip e il Comune. Nei mesi scorsi gli occupanti avevano organizzato diverse iniziative pubbliche per richiamare l’attenzione sulla loro condizione: presidi sotto Palazzo San Giacomo, manifestazioni in piazza, perfino un’occupazione simbolica del Duomo e del Teatro San Carlo. Più volte avevano chiesto un tavolo di confronto per discutere soluzioni realistiche, ma la risposta, a loro dire, è stata solo l’ordine di sgombero. Secondo le famiglie, il contributo economico una tantum non può sostituire il diritto a una casa stabile e rappresenta soltanto un modo per allontanare il problema senza risolverlo.
L’Amministrazione, pur riconoscendo la difficoltà del momento, sostiene che lo sgombero fosse inevitabile per ragioni di sicurezza e legalità. In una nota diffusa in mattinata, il Comune ha ribadito che la priorità resta quella di “accompagnare i nuclei familiari verso un percorso di autonomia e inclusione”, con il supporto del Servizio Sociale della Municipalità 7, che seguirà da vicino i casi più vulnerabili. Si tratta, spiegano da Palazzo San Giacomo, di una misura temporanea ma necessaria, in attesa di una programmazione più ampia sul tema dell’edilizia residenziale pubblica.
La vicenda dell’ex Motel Agip, però, va ben oltre l’emergenza di queste ore e apre una riflessione più ampia sullo stato dell’abitare a Napoli e in particolare nelle periferie settentrionali. Da anni, infatti, l’area di Secondigliano, insieme a Scampia, Miano e San Pietro a Patierno, è teatro di gravi difficoltà legate alla mancanza di alloggi popolari, al degrado del patrimonio esistente e all’assenza di politiche abitative stabili. Molte famiglie, rimaste escluse dai bandi o in attesa di graduatorie che non si sbloccano da decenni, si trovano costrette a occupare strutture abbandonate per non finire per strada. Il caso dell’ex Motel Agip è solo uno dei tanti che testimoniano una crisi abitativa strutturale, dove le emergenze vengono affrontate caso per caso, senza un piano di lungo periodo.
Le immagini delle famiglie sul tetto, con i loro effetti personali ammassati e i cartelli di protesta esposti, rappresentano oggi il simbolo di un disagio che va oltre la cronaca. C’è la rabbia di chi si sente ignorato dalle istituzioni, ma anche la paura concreta di perdere quel poco che si ha. Nonostante gli interventi annunciati dal Comune, resta aperta la questione di fondo: in una città dove il diritto alla casa è sempre più difficile da garantire, la distanza tra le decisioni amministrative e la realtà quotidiana di chi vive ai margini continua a crescere. L’ex Motel Agip, svuotato dalle persone che per anni lo hanno abitato, rimane così l’emblema di un problema che Napoli non è ancora riuscita a risolvere.
Negli ultimi trent’anni, le occupazioni abitative nell’area nord di Napoli sono state spesso l’unico strumento di sopravvivenza per intere famiglie escluse dalle politiche pubbliche. Da Secondigliano a Scampia, passando per Miano e San Pietro a Patierno, decine di edifici dismessi o mai completati sono diventati rifugio per chi non ha accesso a un alloggio regolare. L’ex Motel Agip rappresenta solo l’ennesimo capitolo di una storia che si ripete ciclicamente: strutture abbandonate trasformate in case di fortuna, occupazioni tollerate per anni, promesse di regolarizzazione mai concretizzate e, infine, sgomberi che riportano alla luce un disagio mai realmente affrontato. Ogni volta, le stesse immagini: camion dei vigili, mobili ammassati sul marciapiede, famiglie disperate e attivisti che chiedono di non essere lasciati soli.
Dietro ogni sgombero, però, c’è un tema più profondo che riguarda la città intera: la progressiva scomparsa di un’edilizia popolare capace di rispondere ai bisogni reali della popolazione. A Napoli, secondo i dati aggiornati, sono migliaia le famiglie in graduatoria per una casa comunale, ma le assegnazioni procedono a rilento e il patrimonio disponibile è ormai insufficiente. Molti edifici storici attendono interventi di ristrutturazione, mentre le nuove costruzioni pubbliche sono ferme da anni. A ciò si aggiunge l’aumento costante dei canoni di locazione, che rende impossibile accedere al mercato privato anche per chi ha un reddito modesto.
La questione abitativa, dunque, non è solo un’emergenza sociale ma un indicatore della disuguaglianza urbana che attraversa Napoli. Quartieri come Secondigliano e Scampia, un tempo progettati per dare una casa a chi non poteva permettersela, sono diventati oggi i luoghi dove più si avverte l’abbandono delle istituzioni. La mancanza di pianificazione, l’assenza di una strategia nazionale e la lentezza burocratica hanno creato un terreno fertile per tensioni e conflitti che esplodono periodicamente, come nel caso dell’ex Motel Agip.
Ripartire dal diritto alla casa significherebbe restituire centralità a chi da anni vive ai margini, riconoscendo che il disagio abitativo non è una colpa ma una condizione che necessita di politiche pubbliche lungimiranti. L’esperienza dell’ex Motel Agip, con le sue famiglie sul tetto e le promesse ancora da mantenere, deve servire da monito per non continuare a gestire l’emergenza come fosse una parentesi passeggera. Perché dietro ogni sgombero ci sono persone, storie, bambini che vanno a scuola, anziani che speravano in un po’ di stabilità, cittadini che chiedono solo di non essere dimenticati. In una città complessa come Napoli, la questione della casa resta una ferita aperta che attraversa generazioni e quartieri, e che continuerà a riemergere finché non si affronterà con un approccio strutturale e non più emergenziale.
Secondigliano, in questa vicenda, torna a essere il luogo dove si intrecciano le contraddizioni più profonde della città: da una parte il desiderio di rinascita, di rigenerazione urbana e di partecipazione, dall’altra la realtà di famiglie che vivono ancora nell’incertezza più assoluta, costrette a difendere il diritto fondamentale a un tetto sopra la testa. Negli ultimi anni, l’area ha visto numerosi interventi di riqualificazione, piani di rilancio e progetti di rinnovamento urbano, ma spesso tali iniziative non hanno toccato la dimensione sociale, lasciando irrisolte le emergenze quotidiane di chi abita le periferie. Il caso dell’ex Motel Agip si inserisce in questa frattura: un territorio che chiede attenzione, dignità e continuità amministrativa, non solo annunci e delibere.
Nel quartiere, dove la solidarietà resta una forma di resistenza collettiva, lo sgombero ha suscitato sentimenti contrastanti. C’è chi comprende la necessità di mettere in sicurezza edifici pericolanti, ma anche chi non riesce ad accettare che, dopo decenni di abbandono, la soluzione proposta sia ancora una volta temporanea. Le famiglie sgomberate rappresentano simbolicamente una parte della comunità che non vuole scomparire nell’indifferenza, che rivendica la propria presenza sul territorio e che chiede di essere parte di un percorso di rinascita, non vittima di una gestione emergenziale.
Per Secondigliano, come per altri quartieri della periferia nord, la sfida è trovare un equilibrio tra legalità e inclusione, tra il bisogno di ordine e il diritto alla casa. Finché la questione abitativa sarà affrontata solo quando diventa un problema di ordine pubblico, continueranno a ripetersi situazioni come quella dell’ex Motel Agip, dove la dignità delle persone rischia di essere sacrificata sull’altare della burocrazia. Solo un impegno concreto e duraturo, capace di unire interventi strutturali e ascolto reale delle comunità, potrà trasformare episodi di protesta e disperazione in opportunità di cambiamento.
Secondigliano, ancora una volta, diventa specchio di una città che cerca equilibrio tra progresso e fragilità, tra diritti e regole, tra la volontà di rinnovarsi e la fatica di non lasciare indietro nessuno. L’ex Motel Agip, ormai svuotato e silenzioso, resta lì come un segno visibile di una ferita che chiede risposte, ma anche come un promemoria collettivo: nessuna rigenerazione urbana potrà dirsi completa finché il diritto alla casa non sarà davvero garantito a tutti.
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