Continua senza interruzioni la mobilitazione delle lavoratrici e dei lavoratori del Burger King situato all’interno della Stazione Centrale di Napoli, rimasti da un giorno all’altro senza occupazione dopo la decisione di Grandi Stazioni Retail di richiedere la restituzione dei locali che ospitavano, oltre al fast food, anche una pizzeria e un bar. La riconsegna delle chiavi, secondo quanto comunicato tramite PEC a sindacati e dipendenti, dovrebbe avvenire nelle prossime ore, sancendo di fatto la cessazione dell’attività dopo decenni di presenza in uno degli snodi ferroviari più trafficati del Paese. I dipendenti, 28 secondo le prime stime ma 30 per i sindacati, denunciano di aver ricevuto un preavviso di appena pochi giorni e respingono fermamente la proposta di trasferimento nella sede di Verona, ritenuta inaccettabile per chi ha famiglia, radici e impegni in Campania. La loro scelta è chiara: presidio permanente e protesta a oltranza fino a quando non verrà garantita una soluzione che permetta la continuità lavorativa sul territorio.
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Foto Fanpage |
La chiusura è stata vissuta dai lavoratori come un vero e proprio sfratto, avvenuto in modo repentino e senza possibilità di trattativa. Il punto vendita ha servito l’ultimo panino domenica 12 ottobre, e da quel momento il personale si è organizzato in assemblea permanente all’interno dei locali in attesa di risposte concrete. “Buttati fuori dopo 28 anni di lavoro e sacrifici”, affermano con amarezza gli addetti, molti dei quali impiegati fin dall’apertura del ristorante. Secondo quanto emerso, la convenzione tra la società Cigar1 srl, che gestiva il franchising, e Grandi Stazioni sarebbe stata interrotta con largo anticipo rispetto alla scadenza prevista nel 2028, senza che venisse offerta una reale alternativa alla forza lavoro. L’assenza di Grandi Stazioni al tavolo istituzionale convocato in Prefettura ha ulteriormente alimentato il malcontento, lasciando i sindacati a denunciare un atteggiamento ritenuto irresponsabile di fronte a un’emergenza occupazionale che coinvolge trenta famiglie.
Le organizzazioni sindacali Uiltucs Campania e Filcams Cgil Campania hanno richiesto con urgenza la convocazione di un tavolo istituzionale con la Regione e tutti i soggetti coinvolti, sottolineando che non è accettabile che decisioni aziendali prese in modo unilaterale cancellino con un colpo di spugna posti di lavoro consolidati e professionalità costruite in anni di servizio. Per i rappresentanti sindacali, questa vertenza non riguarda solo un marchio commerciale ma un principio di dignità: non si può pretendere che lavoratori che percepiscono poco più di mille euro al mese vengano sradicati e costretti a trasferirsi a centinaia di chilometri di distanza, perdendo anche la rete familiare e sociale che ha permesso loro di resistere in un settore spesso caratterizzato da precarietà e turni massacranti. Il parlamentare Francesco Emilio Borrelli, intervenuto sul posto per esprimere solidarietà, ha chiesto l’intervento della Procura per verificare le modalità della chiusura e ha annunciato che porterà il caso in Parlamento per chiedere una revisione immediata della decisione e l’individuazione di nuovi spazi all’interno della stazione che consentano la prosecuzione dell’attività senza dispersione del personale.
La vicenda del Burger King di piazza Garibaldi mette in evidenza una questione più ampia che riguarda la gestione degli spazi commerciali nei grandi nodi di trasporto e il peso che tali scelte hanno sulle vite dei lavoratori. La riconversione dei locali a “nuove attività”, come indicato da Grandi Stazioni, rischia di trasformarsi in un’operazione meramente immobiliare che non tiene conto delle ripercussioni sociali. La protesta in corso mira a impedire che tutto questo avvenga nel silenzio e nell’indifferenza. I dipendenti chiedono solo di continuare a lavorare dove hanno sempre lavorato, rivendicando il diritto a non essere considerati numeri sacrificabili ma persone con storia, esperienza e responsabilità familiari. In attesa di risposte concrete da parte delle istituzioni e della proprietà dei locali, il presidio continuerà giorno e notte, trasformando un punto vendita chiuso in un simbolo di resistenza contro le decisioni calate dall’alto.
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