Il campo rom di Secondigliano, situato lungo la Circumvallazione esterna, è stato uno dei principali obiettivi delle recenti operazioni “ad alto impatto” condotte dai Carabinieri del Comando Provinciale di Napoli. L’intervento ha portato alla scoperta di un vero e proprio deposito di materiali potenzialmente utilizzabili per attività criminali, confermando le preoccupazioni investigative sulla presenza, in quell’area, di strutture logistiche pronte a supportare reati predatori. All’interno di tre borsoni, i militari hanno rinvenuto sette telefoni cellulari completi di SIM, sei ricetrasmittenti, cinque targhe clonate, tre lampeggianti simili a quelli in dotazione alle forze dell’ordine, un’arma impropria del tipo “nunchaku”, un bossolo calibro 12, strumenti da scasso e indumenti per il travisamento. Secondo le ricostruzioni degli inquirenti, questi elementi sarebbero stati destinati a rapine e ad azioni criminali organizzate. Durante lo stesso blitz, i Carabinieri hanno fermato un minore accusato di rapina, successivamente accompagnato in un centro di prima accoglienza. L’episodio ha riacceso l’attenzione sul coinvolgimento di giovanissimi in attività illecite, un fenomeno che, secondo gli esperti, si lega direttamente a dispersione scolastica, marginalità e assenza di opportunità alternative.
Se a Secondigliano l’operazione ha avuto un impatto significativo per la quantità e la tipologia di materiali sequestrati, anche in altre aree dell’area nord di Napoli i Carabinieri hanno portato a termine controlli rilevanti. A Casoria, in località Cantariello, le perquisizioni domiciliari hanno consentito di individuare e sequestrare gioielli e orologi di lusso per un valore stimato di circa 100mila euro, sette slot machine, un totem cambiamonete e oltre duemila euro in contanti, provento – secondo gli investigatori – di attività illecite legate al gioco d’azzardo clandestino. Sono stati inoltre trovati due telefoni cellulari di provenienza sospetta. Le operazioni hanno portato alla denuncia di tre persone e all’identificazione di altre ventuno, confermando la presenza nei campi rom di un’economia parallela che trae profitto da attività fuori legge, strutturata e capace di muovere somme considerevoli.
A Giugliano in Campania, i controlli sono stati ancora più estesi e hanno coinvolto un numero elevato di persone e mezzi. Qui i Carabinieri hanno identificato 294 individui e ispezionato 149 veicoli, contestando 57 violazioni al Codice della Strada, per lo più legate a mancanza di assicurazione e omessa revisione. In totale sono stati sequestrati 36 mezzi e rimosse sette carcasse di automobili abbandonate nei pressi delle baracche, un’operazione che ha avuto anche un’importante ricaduta in termini di decoro urbano e sicurezza ambientale. L’area è stata segnalata come punto critico non solo per le condizioni di degrado abitativo, ma anche per la concentrazione di attività sospette e per la presenza di infrastrutture che favoriscono l’occultamento di veicoli rubati o smontati per il mercato nero dei pezzi di ricambio.
Accanto ai risultati operativi, emerge con forza un problema di natura sociale che le operazioni di polizia da sole non possono risolvere: la dispersione scolastica. Nei campi rom di Secondigliano, Casoria e Giugliano, molti bambini e ragazzi non frequentano regolarmente la scuola, alimentando un circolo vizioso in cui la mancanza di istruzione si trasforma, nel tempo, in assenza di prospettive e maggiore esposizione al reclutamento da parte di gruppi criminali. Con l’avvicinarsi della riapertura degli istituti scolastici, l’Arma ha già annunciato un rafforzamento dei controlli per verificare la presenza in classe dei minori, nella consapevolezza che il contrasto all’illegalità passa anche e soprattutto dalla prevenzione e dall’educazione.
Il quadro che emerge da questi interventi è quello di un’area nord di Napoli in cui repressione e prevenzione devono necessariamente procedere di pari passo. Nei campi rom, l’attività dei Carabinieri non si limita a sequestri e denunce, ma si estende alla tutela dei diritti dei più giovani e alla rimozione di elementi di degrado che incidono sulla sicurezza complessiva del territorio. Tuttavia, senza interventi strutturali di lungo periodo – dalla riqualificazione urbanistica all’inclusione scolastica e lavorativa – il rischio è che queste azioni, pur incisive, restino soluzioni temporanee a problemi radicati da decenni.
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