Foto di Sara Sorrentino |
A poco più di 24 ore dal Santo Natale, sul corso Secondigliano hanno acceso le luminarie installate dal Comune. Non pretendevamo le luci d'artista, ma almeno delle luminarie decenti. Invece, non solo sono arrivate con notevole ritardo, ma questi fiocchi fucsia e bianchi sono brutti e funzionano a metà: alcuni led si accendono, altri no. Per non parlare dei cavi attaccati alle ringhiere dei balconi o perfino ai tubi innocenti dei lavori di ristrutturazione.
Non si tratta di volersi lamentare a tutti i costi, ma più semplicemente di constatare un'amara realtà. È come quando per accontentare il bambino che si lagna gli presenti il primo giocattolo utile trovato su uno scaffale di un negozio. Così, per mettere a tacere ogni polemica, il Comune ci propina un'installazione funzionante a singhiozzo, esteticamente molto meno gradevole di quella realizzata dai commercianti.
Le luci di Natale sul corso diventano così, loro malgrado, il simbolo della superficialità con cui si è provato a fare qualcosa negli ultimi anni: scarsa manutenzione degli alberi, illuminazione pubblica a dir poco insufficiente, restyling della carreggiata parziale, marciapiedi con la pavimentazione divelta, mancanza di segnaletica. In altre parole, si fa tutto tanto per fare.
Il Natale di Betlemme è la festa di periferia per eccellenza. È luce. Qui, in quei led che qualcuno ha dimenticato di sostituire, in quelle vecchie luminarie recuperate chissà dove, è racchiusa la metafora di un buio che dura tutto l'anno.
di Luca Saulino
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