Un blitz antidroga tutt’altro che ordinario ha scosso il quartiere Secondigliano, dove i carabinieri della locale stazione hanno scoperto un ingente quantitativo di sostanze stupefacenti nascosto in un luogo che nessuno avrebbe mai immaginato: l’armadio della cameretta di un neonato. L’operazione ha portato all’arresto di un 29enne del posto, già noto alle forze dell’ordine, identificato come Gennaro Esposito, figlio di Pietro Esposito, nome tristemente legato alla sanguinosa faida di Scampia e all’omicidio di Gelsomina Verde del 22 novembre 2004. La notizia ha fatto rapidamente il giro del quartiere, destando indignazione, sorpresa e ulteriore allarme su una situazione che continua a ripresentarsi ciclicamente nella periferia nord di Napoli, nonostante i continui sforzi delle forze dell’ordine.
Secondo quanto ricostruito dai carabinieri, l’intervento è scattato nel corso di una mirata attività di controllo finalizzata a contrastare il traffico di sostanze stupefacenti e la detenzione illegale di armi. I militari, giunti nell’abitazione dell’uomo, hanno avviato una perquisizione scrupolosa che è culminata in una scoperta impressionante: ben 18 chili di droga di vario tipo erano nascosti nell’armadio della camera da letto del figlio appena nato. Un luogo che il 29enne riteneva evidentemente al riparo da qualsiasi ispezione, convinto che nessuno avrebbe mai pensato di cercare in un posto così delicato e apparentemente intoccabile. E invece, proprio lì, tra indumenti e oggetti destinati al neonato, i carabinieri hanno trovato 15 chili di hashish, quasi 2 chili di eroina e 810 grammi di cocaina, già suddivisi e pronti per essere immessi nelle piazze di spaccio della zona.
L’ingente quantitativo di stupefacenti sequestrato testimonia ancora una volta la capacità delle forze dell’ordine di individuare e colpire i canali di approvvigionamento del traffico illecito che interessa da anni il territorio compreso tra Secondigliano, Scampia e i quartieri limitrofi. Una realtà complessa, radicata e difficile da sradicare, ma dove interventi come quello delle ultime ore rappresentano segnali importanti di presenza e determinazione da parte dello Stato. Le sostanze sequestrate, per quantità e varietà, indicano un giro di affari tutt’altro che marginale, verosimilmente legato a una rete organizzata e responsabile della distribuzione dello stupefacente in diversi punti del quartiere.
Il nome dell’arrestato ha attirato particolare attenzione per i collegamenti familiari con una delle vicende più dolorose della storia recente della periferia nord di Napoli. Suo padre, Pietro Esposito, fu infatti condannato per il coinvolgimento nell’omicidio di Gelsomina Verde, giovane ragazza sequestrata e torturata perché ritenuta vicina a un rivale del clan. Una pagina buia della faida tra i Di Lauro e gli Scissionisti, un conflitto che segnò profondamente il territorio tra il 2004 e il 2005, lasciando una scia di sangue e violenza che ancora oggi viene ricordata dai residenti come un incubo impossibile da cancellare. Le cronache giudiziarie ricordano inoltre come lo stesso Esposito, dopo l’arresto, decise di collaborare con la giustizia contribuendo alle indagini che portarono a ricostruire in dettaglio molti episodi della guerra criminale in atto all’epoca.
Il figlio, oggi 29enne, si trova ora in carcere con l’accusa di detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio. L’arresto è scattato al termine delle formalità di rito, dopo il sequestro dell’intero materiale trovato nell’abitazione. Per lui si aprono quindi le porte del carcere in attesa delle decisioni della magistratura. La presenza di droga nella cameretta del neonato ha inorridito anche molti residenti, che sui social e nelle conversazioni di quartiere hanno commentato con amarezza un episodio che sembra evidenziare ancora una volta come a pagare le conseguenze di certe scelte siano spesso i più piccoli, costretti a crescere in contesti difficili e pericolosi.
Secondigliano, nonostante gli sforzi continui di polizia e carabinieri, continua a essere una delle aree più sensibili del capoluogo campano, con situazioni che riesplodono periodicamente e che riportano alla luce un tessuto sociale provato, dove legalità e illegalità convivono spesso a pochi metri di distanza. I controlli delle forze dell’ordine proseguiranno nelle prossime settimane con attività mirate, volte a individuare anche eventuali collegamenti tra l’arrestato e gruppi criminali attivi nella zona. In parallelo, gli investigatori stanno cercando di chiarire la provenienza dello stupefacente e la rete di distribuzione alla quale era destinato.
Il blitz arriva in un momento già delicato per l’area nord di Napoli, dove nelle ultime settimane si è registrato un aumento di controlli, sequestri e arresti, soprattutto nei pressi delle più note piazze di spaccio. Una strategia che mira non solo a reprimere ma anche a limitare la capacità operativa di gruppi che cercano continuamente di riorganizzarsi. L’episodio dei 18 chili di droga recuperati a Secondigliano rappresenta uno dei sequestri più significativi degli ultimi tempi, e conferma l'impegno costante delle forze armate nel preservare la sicurezza del quartiere.
In attesa degli sviluppi giudiziari, l’arresto del 29enne riaccende il dibattito sulla necessità di interventi non solo repressivi ma anche sociali, capaci di offrire alternative concrete a chi vive in contesti dove la criminalità appare spesso come un’opzione immediata e a portata di mano. Nel frattempo, i carabinieri mantengono alta la guardia, mentre la comunità continua a chiedere maggiore sicurezza, controllo del territorio e opportunità per una rinascita reale che possa finalmente invertire la rotta.

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