All’ospedale Vecchio Pellegrini di Napoli si sono vissuti momenti di grande tensione nella giornata di venerdì scorso, anche se la notizia è emersa solo nelle ultime ore. Alcuni familiari di un ragazzo gravemente ferito in una sparatoria avvenuta a Secondigliano hanno tentato di aggredire il giovane minorenne ritenuto responsabile di quell’episodio di violenza. Il ragazzo, detenuto da circa un mese presso l’Istituto penale minorile di Nisida, era stato trasferito in ospedale per accertamenti medici a causa di un malore legato alle ferite d’arma da fuoco riportate durante lo stesso scontro che aveva coinvolto entrambi.
La vicenda è stata resa nota dal SAPPE, il Sindacato Autonomo della Polizia Penitenziaria, attraverso una nota ufficiale diffusa nel fine settimana. Secondo quanto riferito dal coordinatore regionale per il settore minorile, Federico Costigliola, la situazione sarebbe degenerata improvvisamente, cogliendo di sorpresa gli agenti di scorta. I due poliziotti penitenziari presenti hanno dovuto fronteggiare una situazione potenzialmente pericolosa sia per la propria sicurezza sia per quella del giovane detenuto, improvvisamente circondato dai parenti del ferito che cercavano di raggiungerlo all’interno del pronto soccorso.
È stato necessario l’intervento immediato delle forze dell’ordine per evitare che la tensione si trasformasse in un’aggressione vera e propria. Sul posto sono arrivati gli agenti della Polizia di Stato, le unità della squadra mobile, il reparto dei Falchi e altri operatori della Polizia Penitenziaria, che con un’azione tempestiva sono riusciti a riportare la calma. L’episodio, tuttavia, ha evidenziato ancora una volta le difficoltà operative e i rischi con cui quotidianamente il personale penitenziario si confronta, specialmente quando si tratta di detenuti minorenni coinvolti in fatti di sangue e sottoposti a continui trasferimenti per motivi di salute.
Il giovane, che versa ancora in condizioni fisiche delicate, necessita infatti di frequenti cure e controlli medici. Le sue condizioni obbligano la direzione dell’Istituto di Nisida a predisporre regolari spostamenti verso strutture ospedaliere, con un impiego notevole di risorse umane e logistiche. Ogni trasferimento, come sottolineato dal SAPPE, comporta un rischio elevato per la sicurezza sia degli agenti di scorta sia del personale sanitario che si trova a operare in contesti potenzialmente instabili.
Sulla questione è intervenuto anche Donato Capece, segretario generale del SAPPE, che ha denunciato le gravi criticità del sistema penitenziario minorile. Capece ha sottolineato come la gestione di detenuti con problemi sanitari o psicologici, spesso stranieri o con fragilità comportamentali, stia diventando sempre più complessa e richieda un’attenzione particolare da parte delle istituzioni. “Serve un’analisi seria e approfondita di ciò che sta accadendo nelle strutture minorili italiane – ha dichiarato Capece – perché i segnali di allarme sono presenti da tempo e non possono più essere ignorati. Il personale penitenziario lavora in condizioni di emergenza continua, spesso senza gli strumenti adeguati per garantire sicurezza e assistenza”.
Il caso del Vecchio Pellegrini rappresenta quindi un ulteriore campanello d’allarme su un tema che da mesi solleva preoccupazioni: quello della sicurezza e della gestione dei detenuti minorenni coinvolti in episodi di criminalità grave. L’episodio ha destato grande attenzione anche per il contesto da cui nasce, quello della sparatoria avvenuta a Secondigliano, teatro negli ultimi tempi di diversi fatti di cronaca legati a regolamenti di conti e tensioni tra giovani del quartiere.
L’aggressione sventata al pronto soccorso mostra come la violenza possa spostarsi con facilità dalle strade agli spazi pubblici, coinvolgendo anche strutture ospedaliere dove il personale sanitario si trova spesso impreparato a gestire situazioni del genere. Le forze dell’ordine, ancora una volta, hanno dovuto garantire la sicurezza in un ambiente dove il rischio di degenerazione è altissimo e dove bastano pochi istanti per trasformare un momento di tensione in un dramma.
Secondigliano e le aree limitrofe, negli ultimi mesi, stanno vivendo una nuova fase di instabilità, con episodi di violenza giovanile e conflitti che trovano eco anche fuori dal territorio. Il caso del Vecchio Pellegrini, pur essendo avvenuto in un contesto diverso, ne rappresenta un riflesso diretto, segno di quanto profonde siano le radici dei contrasti che animano la periferia nord di Napoli. L’appello del SAPPE, dunque, non è solo una denuncia interna ma un invito a intervenire su più fronti, migliorando la sicurezza, l’assistenza e la prevenzione dentro e fuori le strutture penitenziarie minorili.
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