Un applauso lungo, commosso, profondo ha attraversato Miano. Centinaia di persone si sono strette in un abbraccio collettivo per salutare per l’ultima volta James Senese, il sassofonista che con la sua musica ha raccontato Napoli come pochi altri. Quando il feretro ha lasciato la sua casa, la folla ha accompagnato quel momento con un silenzio denso di emozione e un applauso che sembrava non finire mai: un applauso che era insieme preghiera, dolore, gratitudine.
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| Foto Repubblica Napoli |
Da Miano a Piscinola, da ogni quartiere di Napoli fino ai capoluoghi di provincia, in tantissimi hanno voluto esserci. Non solo artisti e colleghi, ma soprattutto la gente comune: quella stessa gente che James aveva rappresentato con orgoglio, raccontandone la rabbia, la speranza e la dignità attraverso il suo sax.
Una lunga coda di persone ha accompagnato il feretro fino alla chiesa di Santa Maria dell’Arco, gremita in ogni ordine di posto. Nella piazza antistante, migliaia di persone hanno atteso l’arrivo del musicista, stringendo fotografie, dischi, o semplicemente le mani del vicino, come in una comunità che condivide lo stesso dolore.
In prima fila, gli amici di sempre e i fratelli d’arte: Tullio De Piscopo, Enzo Avitabile, Tony Esposito, Antonio Onorato, Mauro Nardi, Enzo Gragnaniello, Eugenio Bennato, Lino Vairetti, Peppe Lanzetta, Dario Sansone, Sal Da Vinci, Daniele Sepe, Marco Zurzolo e tanti altri. Presenti anche il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi e Roberto Fico, candidato alla presidenza della Regione, accanto a Nicola Oddati.
L’atmosfera nella chiesa era carica di commozione. Sul feretro, il sassofono, compagno inseparabile di una vita intera, simbolo della voce di un popolo. Poco distante, una tela con il ritratto di James, deposta con delicatezza accanto ai fiori. Il parroco, fra Pino Cianci, lo ha chiamato per nome, “Gaetano”, ricordando che proprio lì era stato battezzato. «Attraverso la musica e il suo sax – ha detto – ha saputo dare riscatto a un’intera generazione, portando la nostra cultura in giro per il mondo. James è stato la voce di chi non si arrende, la rabbia trasformata in poesia, la forza di un popolo che non vuole essere dimenticato».
In platea, i volti segnati dalle lacrime. «Era il suono della nostra città, la voce di tutti noi, soprattutto di chi vive ai margini», ha dichiarato Nino D’Angelo a margine della cerimonia. Enzo Avitabile, con voce rotta dall’emozione, ha ricordato le loro “strade intrecciate”, mentre Tullio De Piscopo ha definito l’arte del suo amico “immensa, come la sua umanità”.
Un momento di profonda emozione si è avuto quando il feretro è uscito dalla chiesa. La folla si è sciolta in un secondo, lunghissimo applauso. “James sei la storia!”, ha gridato qualcuno. “Salutaci Pino!”, ha aggiunto un altro, in riferimento al leggendario Pino Daniele, con cui Senese aveva condiviso palchi e sogni.
Molti ricordano il loro primo incontro musicale, la nascita del “Napule’s Power”, il movimento che unì tradizione e modernità, funk e radici popolari, dando vita a un suono che avrebbe segnato la storia. «James era Napoli – ha raccontato Eugenio Bennato – quella vera, che non si vergogna delle sue ferite, ma le trasforma in arte». Poi ha condiviso un ricordo: «Suonammo insieme a Parigi, a Place de la Concorde, davanti a centomila persone. Lui riusciva a farsi capire anche senza parole. Bastava il suono del suo sax».
Mentre la bara lasciava la chiesa, i musicisti presenti si sono stretti tra loro. Molti hanno promesso che quel suono non si spegnerà. «Il Napule’s Power non muore – ha detto Tony Esposito – perché finché qualcuno ascolterà le note di James, Napoli continuerà a respirare».
La sua morte, avvenuta ieri all’età di 80 anni per una grave infezione polmonare, lascia un vuoto enorme nella cultura musicale italiana. Ma se il corpo non c’è più, il suono resta. Resta nelle piazze, nei vicoli, nei ricordi di chi lo ha ascoltato almeno una volta, nei dischi che hanno attraversato le generazioni.
“Qui dire James è come nominare San Gennaro o Maradona – ha detto ancora il parroco – perché rappresentava un simbolo di fede laica, un motivo di orgoglio per Napoli intera. Era uno di noi, e continuerà ad esserlo”.
In ogni angolo di Miano, oggi, si sente quell’eco. Nei bar, nelle voci dei passanti, nei murales che già cominciano a spuntare in suo onore. James Senese era la musica che nasceva dalla strada e ritornava alla strada, una melodia che raccontava la dignità degli ultimi e la grandezza del popolo napoletano.
E mentre la bara veniva portata via, qualcuno tra la folla ha sussurrato: “Nun se ne va, resta cu’ nuie”. Una frase semplice, ma che dice tutto. Perché James non morirà mai davvero. Continuerà a soffiare il suo sax tra i vicoli, nelle radio, nei ricordi di chi lo ha amato, nella storia di una città che oggi piange ma che, grazie a lui, sa di avere un’anima che nessuno potrà mai spegnere.
La scomparsa di James Senese segna un punto di svolta nella storia della musica napoletana. Con lui se ne va uno degli ultimi rappresentanti autentici del “Napule’s Power”, il movimento che negli anni Settanta e Ottanta ha rivoluzionato il modo di raccontare Napoli, fondendo jazz, funk e melodia partenopea in un linguaggio musicale nuovo e universale.
Oggi, molti giovani artisti napoletani – dal rap alla nuova canzone d’autore – riconoscono in Senese un maestro e un faro. La sua capacità di parlare agli ultimi, di raccontare con sincerità la vita nei quartieri popolari, continua a ispirare chi cerca di dare voce alla Napoli vera, quella che resiste, crea e sogna.
James Senese non è stato solo un musicista, ma un simbolo di libertà e di appartenenza. La sua eredità artistica continuerà a vibrare nelle strade di Miano, nei teatri, nei cuori di chi crede che la musica possa ancora cambiare il mondo, partendo da un vicolo di Napoli.

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