A Casandrino, la Terra dei Fuochi continua a bruciare come se nulla fosse mai cambiato. In via Laminato, a pochi passi dalle abitazioni, è stata scoperta una maxi discarica abusiva, trasformata negli anni in un vero e proprio girone dantesco fatto di rifiuti accatastati e incendiati giorno e notte. Plastica, pneumatici, materiali industriali e scarti di ogni genere vengono prima gettati sul terreno e poi dati alle fiamme, sprigionando nubi tossiche che si alzano in cielo e invadono le case dei residenti.
Una scena purtroppo già vista troppe volte in Campania, ma che continua a ripetersi nell’indifferenza generale. A denunciarlo con forza è stato il deputato dell’Alleanza Verdi-Sinistra Francesco Emilio Borrelli, vicepresidente della Commissione Parlamentare Ecomafie, che si è recato sul posto per un sopralluogo insieme a Carlo Ceparano di Europa Verde. Le immagini diffuse sui social mostrano una distesa di rifiuti nascosta alla vista solo da un sottile strato di terra, usato per coprire le bruciature dopo ogni rogo.
“Qui non parliamo di inciviltà diffusa — ha dichiarato Borrelli — ma di un sistema criminale vero e proprio. I materiali vengono raccolti, smistati, portati qui e bruciati a pagamento. È un’attività organizzata e tollerata. Mentre i criminali fanno soldi, la gente si ammala e muore”.
Secondo i residenti, i roghi sono ripresi con maggiore frequenza da quando è cessata la sorveglianza militare nella zona. Un segnale inquietante che dimostra quanto il controllo dello Stato sia ancora troppo debole rispetto alla pressione delle ecomafie. “Ci sono camion, ci sono ruspe — denuncia ancora Borrelli — è impossibile che nessuno veda o sappia. Chiediamo l’intervento immediato del Prefetto e dei Carabinieri per sequestrare l’area e fermare questi scempi”.
Il deputato ha poi lanciato una proposta estrema ma significativa: “Se le istituzioni non riescono a vigilare, siano i cittadini a organizzarsi in controlli notturni. Non possiamo lasciare che ci avvelenino in silenzio”.
Parole dure, che trovano eco nel malessere di migliaia di famiglie dell’area nord, costrette da anni a convivere con l’odore acre del fumo e con l’angoscia di respirare sostanze nocive. Le statistiche sanitarie parlano chiaro: in queste zone l’incidenza di tumori e malattie respiratorie è superiore alla media regionale. Eppure, come spesso accade, tutto sembra fermo.
Oggi la richiesta è una sola: intervento immediato, bonifica e controlli costanti. Non bastano le promesse, servono azioni concrete. Perché la Terra dei Fuochi non è uno slogan, è un luogo reale. E continua a bruciare sotto gli occhi di tutti.
Ci siamo abituati a vedere le fiamme nella notte, a sentire l’odore acre entrando in casa, a vivere con la paura di ammalarci. Ma non può essere questa la normalità. Non è normale che nel 2025 ci siano ancora famiglie costrette a chiudere le finestre per non respirare plastica bruciata. Non è normale che ci siano roghi tossici a cinquanta metri dai cortili dove giocano i bambini. La verità è che finché non ci sarà una reazione collettiva, finché non alzeremo tutti la voce — istituzioni e cittadini insieme — chi avvelena la nostra terra continuerà a farlo indisturbato. La Terra dei Fuochi non finirà mai se resterà solo una notizia. Deve diventare una battaglia.
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