Secondigliano si conferma il quartiere più caldo d’Italia, un triste primato assegnato dai dati diffusi da Legambiente nel bilancio finale della campagna nazionale «Che Caldo Che Fa! Contro la cooling poverty: città + fresche, città + giuste». Il monitoraggio ha interessato dieci quartieri distribuiti in cinque grandi città italiane — Napoli, Roma, Bologna, Milano e Palermo — nel periodo compreso tra il 27 giugno e il 27 luglio 2025, e ha messo in evidenza il peso del cambiamento climatico nelle aree urbane, con particolare attenzione alle zone periferiche più esposte e vulnerabili.
A distinguersi negativamente è stata proprio Napoli, che ha fatto registrare la temperatura ambientale più alta in assoluto: ben 43°C nel quartiere di Secondigliano, un valore di molto superiore alla media generale rilevata, pari a 35,4°C. Un dato che certifica ancora una volta come le periferie delle città, spesso costruite in epoche in cui la questione climatica non veniva considerata nella progettazione urbanistica, siano oggi le più esposte agli effetti estremi del riscaldamento globale. A soffrire di più sono proprio quartieri come Secondigliano, caratterizzati da un’elevata densità abitativa, una scarsità di aree verdi e materiali da costruzione che assorbono e trattengono il calore.
L’indagine di Legambiente ha incluso anche un’analisi termografica su oltre 500 superfici urbane, tra asfalto, cemento, aree gioco, piazze, parcheggi e veicoli. I dati emersi mostrano come le superfici esposte al sole abbiano raggiunto temperature che superano ampiamente i 70°C, specialmente in presenza di materiali scuri o gommati. Un fenomeno che, oltre a rendere invivibili gli spazi pubblici durante le ore diurne, contribuisce al mantenimento del calore anche nelle ore notturne. È in questo contesto che si inserisce il fenomeno sempre più frequente delle “notti tropicali”, cioè quelle notti in cui la temperatura non scende mai sotto i 20°C, impedendo un adeguato recupero fisiologico per le persone e aumentando i rischi per la salute pubblica, soprattutto tra le fasce più deboli della popolazione.
La povertà di raffrescamento, nota anche come «cooling poverty», è uno dei temi centrali affrontati nella campagna di Legambiente. Si tratta della condizione in cui si trovano molte famiglie residenti in contesti urbani fragili, prive di strumenti adeguati per difendersi dal caldo estremo: case non isolate termicamente, assenza di impianti di climatizzazione, bollette troppo care da sostenere, mancanza di verde urbano. Secondigliano, in questo quadro, diventa emblema di una più ampia questione sociale, che intreccia disuguaglianza economica e vulnerabilità ambientale. Dove mancano le risorse, il caldo colpisce più duramente. Ed è proprio nei quartieri come questo che, secondo Legambiente, si devono concentrare le politiche pubbliche di adattamento climatico, con interventi strutturali su materiali urbani, edifici, piazze, parchi e marciapiedi.
Come ha spiegato Mariateresa Imparato, responsabile giustizia climatica di Legambiente, la povertà di raffrescamento è ormai una delle nuove disuguaglianze urbane, e va affrontata con urgenza. È dimostrato, infatti, che la differenza tra una superficie esposta al sole e una ombreggiata può superare anche i 30°C. Piantare alberi, utilizzare materiali riflettenti, aumentare gli spazi verdi e progettare nuove zone d’ombra non sono più semplici raccomandazioni ambientali, ma misure necessarie per proteggere la salute dei cittadini, soprattutto in contesti già penalizzati sotto il profilo socioeconomico.
Il quadro generale appare ulteriormente aggravato dalle condizioni meteo attese per le prossime settimane. L’Anticiclone Africano, infatti, continua a stazionare sull’Italia e promette nuove giornate di afa e temperature elevate almeno fino a Ferragosto. Intanto, il Ministero della Salute ha diffuso dati preoccupanti relativi al numero di allerte rosse diramate nel corso dell’estate: tra fine maggio e fine luglio 2025 sono stati registrati 203 bollettini di livello massimo in 24 città italiane, contro i 153 dello stesso periodo dell’anno precedente. Un incremento che segnala in maniera chiara l’intensificarsi delle ondate di calore e la crescente difficoltà di fronteggiarle con i mezzi attualmente disponibili.
Il caso di Secondigliano, con i suoi 43 gradi registrati in pieno luglio, diventa così simbolo di un’emergenza che non può più essere considerata episodica. Occorre ripensare la progettazione urbana, partendo proprio dai quartieri più trascurati, dove l’assenza di verde, la presenza di infrastrutture obsolete e le fragilità sociali si sommano trasformando ogni estate in una stagione ad altissimo rischio. Se non si interviene in tempi rapidi, il caldo non sarà solo una questione meteorologica, ma un ulteriore fattore di esclusione sociale, destinato a colpire chi già oggi vive in condizioni di disagio. Secondigliano chiede risposte. E le chiede adesso.

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