Un episodio di microcriminalità avvenuto nel cuore di Secondigliano ha scosso la comunità locale e riacceso i riflettori su un problema sempre più diffuso e trascurato. È stato un cittadino del quartiere a segnalare l’accaduto, raccontando sui social con amarezza quanto vissuto in prima persona la sera di mercoledì scorso, intorno alle 20:30. Il fatto è avvenuto in Piazza Giovanni XXIII, proprio nei pressi della chiesa di Santa Maria della Natività, luogo centrale e frequentato della zona. Il cittadino aveva lasciato la propria auto parcheggiata, come tante altre volte, in una zona dove molti residenti si recano ogni giorno per motivi religiosi, per fare una passeggiata o semplicemente per raggiungere le attività commerciali vicine. Al ritorno, però, ha trovato il vetro del finestrino piccolo completamente spaccato e l’abitacolo messo a soqquadro.
Il bottino del furto, secondo quanto raccontato, ha compreso una borsa frigo da mare, un power bank e persino un paio di scarpe da basket usate. Nessun oggetto di particolare valore economico, quindi, ma un gesto che lascia il segno per il suo significato e per il senso di impotenza che provoca in chi lo subisce. La rabbia di chi ha subito il furto non è legata tanto al danno materiale, seppure reale, quanto all’idea che nemmeno un luogo centrale e illuminato del quartiere sia più sicuro. Se si arriva a forzare un’auto per sottrarre oggetti di scarso valore, si solleva inevitabilmente una riflessione più ampia sullo stato sociale, economico e culturale in cui versa una parte della nostra città.
Negli ultimi mesi, secondo varie segnalazioni raccolte informalmente, casi simili sarebbero in aumento non solo a Secondigliano, ma anche nei quartieri limitrofi. Colpi rapidi, che avvengono in pochi minuti, spesso mentre le strade sono ancora trafficate e la gente è ancora in giro. Questo fatto conferma quanto sia urgente e necessario un potenziamento dei controlli da parte delle forze dell’ordine, sia in termini di prevenzione sia sul piano della dissuasione. Ma al di là della risposta istituzionale, resta un diffuso senso di rassegnazione tra i residenti, che ormai vivono con la costante preoccupazione di subire un furto o un danneggiamento.
Il cittadino autore della segnalazione ha voluto condividere pubblicamente il suo sfogo con la speranza che non cada nel vuoto. Un atto di fiducia nella possibilità che la denuncia pubblica, sebbene informale, possa contribuire ad accendere i riflettori su un fenomeno che spesso viene ignorato o banalizzato. Gli episodi di microcriminalità, se sottovalutati, rischiano di alimentare un clima di sfiducia generalizzata e di distacco dalle istituzioni, oltre a danneggiare l’immagine di un quartiere che già porta sulle spalle il peso di uno stigma difficile da scrollarsi di dosso.
La richiesta che emerge da queste segnalazioni è chiara: maggiore attenzione, più controlli, più presenza sul territorio. Ma anche una riflessione più ampia sul disagio sociale che può spingere qualcuno a rompere un vetro pur di portare via una borsa frigo o un paio di scarpe. Il problema non è solo di ordine pubblico, ma è anche economico, culturale e umano. Secondigliano è un quartiere pieno di contraddizioni, ma anche di dignità e resistenza civile. Non è la prima volta che i cittadini prendono la parola per denunciare, con toni pacati ma decisi, ciò che non va. La speranza è che queste voci vengano ascoltate, prima che il senso di sfiducia si trasformi in indifferenza.
Nel frattempo, resta il dispiacere per un gesto che, pur piccolo e apparentemente insignificante, racconta molto della condizione attuale in cui si vive anche in una piazza centrale di Napoli Nord. Una ferita simbolica che riguarda tutti. E che, come spesso accade, non farà notizia sulle grandi testate ma che parla alla vita quotidiana di centinaia di cittadini.
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