Un episodio che ha scosso l’intero quartiere di Secondigliano, ma che ha anche generato una risposta ferma e immediata da parte dello Stato e della comunità. L’attentato incendiario al panificio Picardi, avvenuto nello scorso weekend nel corso Secondigliano nei pressi del Quadrivio, è solo l’ultimo di una lunga serie di episodi che testimoniano come il racket continui ad essere una presenza ingombrante nella vita quotidiana dei piccoli imprenditori dell’area nord di Napoli. Ma qualcosa sembra essere cambiato, almeno nella reazione. Se in passato molti episodi del genere venivano accolti con paura e silenzio, questa volta il coraggio del titolare e la risposta tempestiva delle istituzioni hanno prodotto una narrazione diversa.
A confermarlo è stato il prefetto di Napoli, Michele Di Bari, che ha dichiarato pubblicamente la sua solidarietà al titolare del panificio e la volontà di accompagnarlo, con la presenza concreta dello Stato, nella riapertura dell’attività. “Un episodio abbastanza preoccupante – ha dichiarato Di Bari – su cui però io gli ho assicurato che può riaprire in sicurezza per il suo coraggio”. Parole nette che fanno seguito a un incontro tenuto in Prefettura, dove erano presenti anche le associazioni di categoria, per affrontare il quadro complessivo della criminalità e delle estorsioni a danno degli esercenti.
Proprio in quel contesto è stato evidenziato un dato significativo: nell’ultimo periodo si è registrato un aumento superiore al 50% delle denunce da parte dei commercianti vittime del racket. Un incremento che va letto come un segnale positivo, un’indicazione chiara del fatto che qualcosa si sta muovendo. Alla crescita delle denunce si accompagna anche un incremento delle elargizioni dello Stato, strumenti fondamentali per sostenere chi decide di non piegarsi. “C’è grande consapevolezza da parte degli operatori di denunciare – ha detto ancora il Prefetto – e questo è un punto fondamentale da cui partire per ribaltare l’equilibrio che per troppo tempo ha visto le vittime del racket isolate e senza tutele concrete”.
Il caso del panificio Picardi assume allora un valore simbolico che va oltre il singolo episodio. La tempestività nella denuncia da parte del titolare, l’attenzione delle istituzioni e la volontà di riaprire immediatamente l’attività rappresentano un atto di resistenza civile che non passa inosservato. La Prefettura e le forze dell’ordine si sono dichiarate pronte a garantire la sicurezza e l’assistenza necessaria per consentire la ripresa dell’attività, senza cedere alla paura o alle minacce.
Secondigliano, già segnata da episodi recenti di violenza e intimidazione, diventa ancora una volta il teatro di un confronto diretto tra la criminalità organizzata e le istituzioni. Un confronto che questa volta vede lo Stato rispondere con prontezza e decisione. La vicenda del panificio Picardi viene raccontata non solo come cronaca, ma come segnale di un cambiamento possibile, di un tessuto sociale che – se accompagnato, tutelato e sostenuto – può reagire.
Resta, naturalmente, l’urgenza di proseguire su questa strada. L’appello implicito che arriva dalle parole del Prefetto e dalla scelta del signor Picardi è rivolto a tutti gli altri esercenti che si trovano a vivere situazioni analoghe: denunciare non è solo un gesto di coraggio individuale, ma un contributo alla costruzione di una comunità più libera. La speranza è che casi come questo non restino isolati ma possano rappresentare un modello replicabile, capace di produrre un cambiamento strutturale in territori troppo spesso lasciati soli.
Nel frattempo, la riapertura del panificio diventa un fatto politico, sociale, simbolico. Una serranda che si rialza a Secondigliano nonostante le fiamme, le intimidazioni e il silenzio che per anni ha accompagnato vicende simili. Una piccola luce accesa in un quartiere che ha bisogno di fiducia e presenza, non solo per resistere ma per ricostruire. E in questo senso, l’abbraccio delle istituzioni al signor Picardi può diventare il primo passo concreto verso una nuova normalità.
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