Il crollo di un albero di grandi dimensioni avvenuto all’interno del Parco Emilia Laudati, nel cuore del Rione dei Fiori, riporta all’attenzione il tema della manutenzione carente e del progressivo abbandono degli spazi verdi pubblici a Secondigliano. Un episodio che, fortunatamente, non si è trasformato in tragedia solo grazie a una coincidenza favorevole: al momento del cedimento, non erano presenti né bambini né altri frequentatori abituali del parco. Un caso, appunto, che non basta però a mascherare una situazione strutturale che desta crescente preoccupazione tra i residenti del quartiere.
Il Parco Laudati, uno dei pochi polmoni verdi dell’area nord di Napoli, è da tempo oggetto di segnalazioni da parte degli abitanti. Erba alta, giochi per bambini rotti, vialetti dissestati, illuminazione scarsa e alberature in evidente stato di trascuratezza sono elementi noti a chi frequenta il parco, ma anche a chi semplicemente ci passa davanti ogni giorno. L’albero caduto, ancora visibile sul terreno, è solo il segno più evidente di un’incuria che si trascina da anni e che non sembra trovare una risposta efficace né da parte delle istituzioni municipali né da parte degli organi competenti in materia di verde pubblico.
L’episodio ha suscitato rabbia e timore tra i cittadini, molti dei quali lamentano l’assenza di controlli e interventi periodici. In particolare, famiglie con bambini, anziani e sportivi che utilizzano l’area per attività all’aperto si sentono ora meno sicuri a frequentare il parco. La presenza di alberi ad alto fusto, alcuni dei quali visibilmente inclinati o con rami secchi pronti a staccarsi, rappresenta un rischio concreto per l’incolumità delle persone. È questo uno dei motivi per cui in tanti chiedono che si passi finalmente dalle parole ai fatti, con un piano serio e costante di manutenzione e sorveglianza delle aree verdi.
Va anche detto che la caduta dell’albero si inserisce in un contesto più ampio di disattenzione verso le periferie. Non è raro, infatti, che episodi simili si verifichino in altri punti del territorio, come avvenuto recentemente in alcune aree tra Miano e San Pietro a Patierno, dove alberature instabili non sono state messe in sicurezza nonostante segnalazioni documentate. Il caso del Parco Laudati non è isolato, ma emblematico: racconta la storia di un quartiere che chiede rispetto e tutela attraverso la cura dei suoi spazi comuni.
Ciò che stupisce è il silenzio delle istituzioni locali, che, al di là di interventi sporadici o dichiarazioni di intenti, sembrano incapaci di affrontare in modo sistemico il problema. Anche per questo cresce il senso di abbandono tra i cittadini, che non si sentono rappresentati né protetti. Un parco che cade a pezzi non è solo un problema estetico o ambientale, ma anche sociale: è un segnale tangibile di una comunità lasciata sola, senza risposte né strumenti per migliorare il proprio quartiere.
In molti auspicano un maggiore coinvolgimento del tessuto associativo e delle scuole del territorio, affinché il parco torni a essere un luogo vivo, frequentato, controllato. Ma per fare questo servono interventi concreti: potature regolari, verifica della stabilità degli alberi, riparazione delle aree gioco, pulizia quotidiana e sorveglianza. Solo così sarà possibile restituire sicurezza e dignità a uno spazio che, almeno nelle intenzioni, dovrebbe rappresentare un punto di incontro e benessere per tutta la comunità.
Il crollo dell’albero al Parco Laudati, fortunatamente senza conseguenze drammatiche, deve allora essere letto come un campanello d’allarme. Non si può aspettare che accada l’irreparabile per intervenire. La manutenzione del verde pubblico non può essere affidata alla fortuna o al tempo clemente. Serve un piano, serve responsabilità, serve attenzione. E serve ascoltare chi in questi quartieri vive ogni giorno, spesso senza voce, ma con lo sguardo fisso su un futuro che si costruisce anche — e soprattutto — a partire da piccoli, fondamentali gesti di cura.