La zona del Perrone di Secondigliano è tornata al centro delle cronache giudiziarie grazie a un'importante operazione della Polizia di Stato, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia, che ha smascherato un sofisticato sistema criminale legato al clan della Vanella Grassi. Dodici persone sono state raggiunte da un’ordinanza applicativa di misure cautelari emessa dal GIP del Tribunale di Napoli, dieci delle quali sottoposte a custodia cautelare in carcere e due agli arresti domiciliari. Le accuse comprendono reati associativi per traffico di sostanze stupefacenti e l’introduzione illecita di dispositivi di comunicazione nel carcere di Secondigliano, con l’aggravante del metodo mafioso.
Le indagini, svolte dalla S.I.S.C.O. di Napoli con il supporto della Squadra Mobile, del Servizio Centrale Operativo (SCO) e della Polizia Scientifica, hanno svelato la complessa operatività del sodalizio criminale. Il clan utilizzava droni dotati di telecamera per trasportare cellulari, schede SIM e sostanze stupefacenti direttamente all’interno del Centro Penitenziario di Napoli-Secondigliano. Il traffico illecito garantiva ai detenuti una connessione diretta con l'esterno, alimentando una rete comunicativa che superava le mura del carcere e manteneva in piedi le attività del clan.
Nel corso delle indagini, sono stati effettuati due arresti in flagranza che hanno portato al sequestro di oltre due chilogrammi di droga, un drone tecnologicamente avanzato, numerosi microtelefoni e schede SIM. Questo sistema ingegnoso, secondo gli inquirenti, era una dimostrazione della capacità del clan di adattarsi e innovare le proprie modalità operative per continuare a gestire il traffico di stupefacenti e le comunicazioni illecite anche in condizioni di detenzione.
Il Perrone, una zona nota per l’attività della Vanella Grassi, si conferma come uno dei centri nevralgici della camorra a Napoli. L’operazione della Polizia mette in luce, ancora una volta, la capillarità e l’organizzazione delle attività criminali sul territorio. Secondo i magistrati, il controllo territoriale si estende anche all’interno del carcere, dove le dinamiche mafiose replicano le spartizioni gerarchiche e operative tipiche delle organizzazioni camorristiche.
L’allarme sulla presenza di dispositivi tecnologici nelle carceri non è nuovo. Già lo scorso settembre, il Procuratore Nicola Gratteri aveva sottolineato in una conferenza stampa l'urgenza di dotare gli istituti penitenziari di strumenti come i jammer per inibire i segnali telefonici. Tuttavia, l’adozione di tali tecnologie incontra resistenze per ragioni di costi e presunti rischi per la salute. Intanto, i clan continuano a sfruttare le falle del sistema per mantenere il controllo delle proprie attività anche dietro le sbarre.
L’operazione rappresenta un duro colpo per la Vanella Grassi, ma evidenzia anche quanto sia radicata e complessa la rete di traffici illeciti che lega il Perrone di Secondigliano al resto della città. La sfida per le istituzioni è enorme, richiedendo non solo una repressione efficace ma anche interventi strutturali per ridurre il potere delle organizzazioni mafiose e le loro capacità di rigenerarsi.
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