Dieci storie di speranza e rinascita si intrecciano nel carcere di Secondigliano, dove dieci detenuti in attesa di libertà si preparano a ricevere il diploma di barista professionista. Il progetto Un Chicco di Speranza, promosso dall’azienda Kimbo in collaborazione con la diocesi di Napoli, rappresenta molto più di un’iniziativa formativa: è un simbolo concreto di reinserimento sociale e di nuove opportunità per chi si trova a vivere un periodo di difficoltà. Oggi, lunedì 18 novembre, nella cornice del Kimbo Training Center di Scampia, a Napoli, questi uomini – Enzo, Davide, Raffaele, Roberto, Giuseppe, Antonio, Ciro, Francesco, Felice e Salvatore – riceveranno il loro attestato, conquistato con impegno e dedizione.
I partecipanti, di età compresa tra i 27 e i 63 anni, provengono da Napoli, Salerno e altre aree della Campania. Per due mesi hanno frequentato un intenso programma di formazione, alternando teoria e pratica, guidati dai caffesperti della Kimbo. Gli incontri si sono svolti in un ambiente altamente professionale, all’interno del Kimbo Training Center, una struttura all’avanguardia che offre sia un’area tecnica, con dieci postazioni complete, sia un’area teorica attrezzata per sessioni di alta formazione. Il centro dispone anche di un bar dedicato, dove i detenuti hanno potuto mettere in pratica le conoscenze acquisite, testando le diverse tecniche di estrazione del caffè e confrontandosi con l’arte delle miscele.
Il percorso formativo, sostenuto dal cappellano Giovanni Russo, non si è limitato a trasmettere competenze tecniche. Il cappellano ha svolto un ruolo cruciale, incoraggiando i partecipanti a intraprendere un nuovo cammino, accompagnandoli nella costruzione di un progetto di vita orientato al reinserimento lavorativo e sociale. Questa dimensione umana e morale rappresenta uno degli elementi distintivi di Un Chicco di Speranza, che punta a trasformare il periodo di detenzione in un’occasione di crescita personale e professionale.
L’iniziativa nasce grazie all’impegno dell’Ufficio del lavoro dell’Arcidiocesi di Napoli, guidato da Antonio Mattone, che ha sensibilizzato Kimbo a investire in un progetto di formazione per i detenuti. Il sostegno delle istituzioni non è mancato: Un Chicco di Speranza è stato lodato dal Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria Giovanni Russo, da Monsignor Domenico Battaglia e da Patrizia Mirra, presidente del Tribunale di Sorveglianza di Napoli. Grazie alla collaborazione tra istituzioni religiose, civili e aziendali, il progetto ha raggiunto il suo primo traguardo, dimostrando che il lavoro può essere un potente strumento di inclusione e cambiamento.
Ma il cammino non finisce qui. Il 2025 vedrà la prosecuzione del progetto con due nuovi obiettivi: la creazione di un laboratorio e un magazzino per la riparazione e rigenerazione delle macchine da caffè, e l’avvio di una sperimentazione agricola per la coltivazione del caffè. Nelle aule della casa circondariale di Secondigliano saranno formati sei detenuti, selezionati tra coloro che beneficiano della semi-libertà o del regime dell’articolo 20 ter. La formazione sarà affidata a personale specializzato, che guiderà i partecipanti in un percorso tecnico e operativo, con un focus particolare sulla sostenibilità ambientale.
Il secondo segmento del progetto prevede la collaborazione con la Facoltà di Agraria della Federico II di Napoli, che parteciperà a un esperimento unico nel suo genere: la coltivazione di una piccola piantagione di caffè all’interno del carcere, sfruttando un appezzamento di terreno di 10.000 mq. Questo approccio non solo promuove la sostenibilità, ma rappresenta anche un’opportunità per esplorare nuove applicazioni delle competenze acquisite, trasformando il carcere in un centro di innovazione agricola e sociale.
Le storie di Enzo, Davide, Raffaele e degli altri protagonisti di Un Chicco di Speranza sono testimonianze potenti di come il cambiamento sia possibile, anche nei contesti più difficili. Il diploma che riceveranno non è solo un pezzo di carta: è un simbolo di impegno, riscatto e fiducia in un futuro migliore. Attraverso questo progetto, Kimbo e la diocesi di Napoli dimostrano che l’inclusione non è solo un valore etico, ma anche un’opportunità concreta per costruire una società più giusta e solidale. La cerimonia di consegna sarà il coronamento di un percorso di trasformazione, che non solo restituisce dignità ai detenuti, ma rafforza il legame tra il mondo esterno e quello carcerario, abbattendo le barriere del pregiudizio e creando ponti di speranza.
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