Sabato 23 novembre 2024, Ciro Esposito avrebbe compiuto 40 anni. Nato e cresciuto a Scampia, Ciro era un tifoso del Napoli, una passione che lo accompagnava in ogni momento della sua vita. La sua esistenza, purtroppo, fu tragicamente spezzata il 3 maggio 2014, poco prima della finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina. In quell’occasione, Ciro fu vittima di una brutale aggressione a Roma da parte dell’ultrà giallorosso Daniele De Santis, soprannominato Gastone. Ferito a morte, Ciro lottò per la vita per 52 giorni, ma il 25 giugno dello stesso anno si spense, lasciando un segno indelebile non solo nella sua comunità, ma in tutta l’Italia.
La sua morte fu un evento che superò i confini dello sport, unendo tifosi, istituzioni e cittadini sotto la stessa bandiera: quella del dolore e della giustizia. Al suo funerale, il 27 giugno 2014, a Scampia accorsero il sindaco di Napoli Luigi de Magistris, il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis e il presidente del CONI Giovanni Malagò. Piazza Giovanni Paolo II, dove si svolsero le esequie, venne ribattezzata “Piazza Ciro Esposito”, un tributo a un ragazzo che rappresentava il volto migliore di un quartiere troppo spesso ingiustamente stigmatizzato.
In occasione di quello che sarebbe stato il suo quarantesimo compleanno, il ricordo di Ciro sarà celebrato con una serie di iniziative speciali. Sabato 23 novembre, presso “Piazza Ciro Esposito”, si terrà una partita di calcio a 5 tra i ragazzi dell’Associazione Ciro Vive, fondata dalla madre Antonella Leardi, e un gruppo di tifosi del Boca Juniors, giunti a Napoli per commemorare anche i quattro anni dalla scomparsa di Diego Armando Maradona. Il giorno successivo, prima del calcio d’inizio della partita Napoli-Roma al Maradona, verrà srotolato un maxi-striscione con l’immagine di Ciro, al quale hanno contribuito tifosi di ogni età e provenienza.
Questa celebrazione, tuttavia, non è solo un’occasione per ricordare il giovane tifoso, ma anche un momento di riflessione su ciò che è cambiato – o meglio, su ciò che non è cambiato – nel mondo del tifo organizzato e della violenza legata al calcio. Dieci anni dopo quella tragedia, l’amarezza della famiglia Esposito è tangibile. Nonostante l’impegno incessante di Antonella Leardi e dell’Associazione Ciro Vive per promuovere i valori del rispetto e della solidarietà, le dinamiche di odio tra alcune frange estreme del tifo restano una realtà inquietante.
La ferita di quel dramma è ancora aperta. Da allora, le trasferte dei tifosi napoletani residenti in Campania all’Olimpico di Roma sono vietate, e lo stesso vale per i tifosi romanisti al Maradona. Una misura che, pur se necessaria per prevenire nuovi scontri, rappresenta la resa delle istituzioni sportive di fronte all’incapacità di arginare la violenza. È una situazione che offusca lo spirito autentico del calcio, quello di unire le persone e di essere una festa popolare.
Ciro Esposito non era solo un tifoso: era un ragazzo che amava il calcio per ciò che rappresentava, un momento di gioia e condivisione. La sua famiglia, a partire dalla madre Antonella, ha trasformato il dolore in una missione di speranza. L’Associazione Ciro Vive organizza regolarmente eventi sportivi e culturali con l’obiettivo di sensibilizzare le nuove generazioni sull’importanza della non violenza e della convivenza civile. Questo impegno è il vero lascito di Ciro, un messaggio che va oltre le bandiere e che parla al cuore di tutti coloro che amano il calcio.
Il 23 novembre non sarà solo una giornata per ricordare Ciro, ma anche per riflettere su quanto sia necessario un cambiamento culturale nel mondo dello sport e nella società. La sua storia è una testimonianza di quanto il calcio, quando viene vissuto con passione e rispetto, possa essere un potente strumento di unione, ma anche di come, quando si trasforma in un pretesto per l’odio, possa causare ferite insanabili.
La celebrazione di Ciro Esposito è un invito a guardare avanti, a lavorare per un futuro in cui il calcio torni ad essere quel ponte tra culture e generazioni che era nei sogni di un ragazzo di Scampia. Un futuro in cui nessuno debba più perdere la vita per una partita.
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