Alle prime luci dell’alba di ieri, il Comune di Napoli ha avviato gli sgomberi presso le Vele Rossa e Gialla di Scampia, eseguendo un'ordinanza che era nell’aria da anni. La città si risveglia con un segnale chiaro: 40 alloggi sono stati dichiarati inagibili e le famiglie devono lasciare le loro case immediatamente. Questo sgombero rappresenta il primo passo verso la demolizione delle due Vele, un processo già iniziato con lo svuotamento della Vela Celeste tra luglio e agosto.
Per molte famiglie, tuttavia, non è solo una questione di trasferimento: è un dramma abitativo che scuote profondamente il tessuto sociale del quartiere. Scampia, da sempre associata a pregiudizi e discriminazioni, è ora teatro di una crisi che rischia di lasciare centinaia di persone senza un tetto, mentre le istituzioni cercano di gestire la situazione con contributi che, secondo gli sfollati, non bastano.
"Ero preparata a questa giornata da anni", racconta Emanuela, una residente della Vela Rossa. "Abbiamo sempre saputo che le nostre case erano inagibili, ma perché ci sono voluti morti e crolli per far sì che le istituzioni agissero?". Bruno, che ha vissuto in queste strutture fatiscenti fin dagli anni '80, è amareggiato: "Siamo stati abbandonati. Le case da sgomberare sono vuote da anni, ma non c'è stata la volontà politica di intervenire prima".
Le parole di Emanuela e Bruno riflettono una profonda sfiducia verso il Comune e le istituzioni che, secondo loro, hanno scelto di agire solo quando la situazione è diventata troppo pericolosa per essere ignorata. Tuttavia, la rabbia non riguarda solo la lentezza della burocrazia: ciò che più spaventa queste famiglie è il vuoto che troveranno fuori dalle Vele.
Per chi sarà costretto a lasciare la propria casa, il Comune di Napoli ha previsto un sussidio di sistemazione autonoma, variabile tra 400 e 1.000 euro a seconda della composizione familiare. Tuttavia, molte famiglie sostengono che questo denaro non è sufficiente. Alessia, madre di quattro figli, descrive il circolo vizioso in cui si trovano: "I proprietari delle case non ci vogliono affittare gli appartamenti. Ci chiedono la busta paga e non accettano più di due figli. E noi, cosa facciamo con i nostri bambini? Dove andiamo?".
La discriminazione nei confronti degli abitanti delle Vele è un problema che persiste da anni. "Quando scoprono che veniamo da Scampia, il tono cambia immediatamente", racconta Francesco, padre di tre figli e sfollato dalla Vela Celeste. Nonostante il sussidio e la sua busta paga da operaio edile, non riesce a trovare un appartamento in affitto. Il senso di isolamento è palpabile: "Ci considerano cittadini di seconda classe".
La gestione degli sgomberi potrebbe provocare una frattura all'interno della comunità delle Vele. Da un lato, ci sono quelli che, esasperati dalle condizioni di vita precarie, accetteranno il contributo comunale e si adatteranno. Dall'altro, coloro che non vogliono accettare quella che considerano una soluzione temporanea e umiliante, chiedendo invece un trattamento più dignitoso.
"Nessuno vuole vivere in queste condizioni", spiega Emanuela, "ma non possiamo andarcene senza sapere dove andremo. Abbiamo bisogno di vedere i cantieri, i pilastri delle nuove case che ci hanno promesso. Solo così potremo sentirci tranquilli".
Le famiglie sfollate dalla Vela Celeste, ad esempio, sono ancora in cerca di una sistemazione definitiva, nonostante i proclami delle istituzioni. Solo 20 delle 200 famiglie coinvolte hanno trovato una nuova casa. Un dato che alimenta la paura tra gli abitanti della Vela Rossa e della Vela Gialla.
Il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, ha ribadito che il processo di sgombero è parte di un piano più ampio di riqualificazione del quartiere. "Abbiamo un programma dettagliato per lo sgombero e la demolizione delle Vele Rossa e Gialla", ha dichiarato, cercando di rassicurare gli abitanti. Il progetto prevede la costruzione di nuovi alloggi, finanziati con l'aiuto del governo centrale e delle organizzazioni religiose locali, per favorire la ricerca di soluzioni abitative per gli sfollati.
Tuttavia, le famiglie delle Vele restano scettiche. "Vogliamo vedere i fatti, non solo promesse", ripetono in coro i residenti. La mancanza di trasparenza nei lavori di costruzione e il fallimento nella gestione degli sfollati della Vela Celeste hanno lasciato molti nella paura di un futuro incerto.
Il dramma abitativo delle Vele di Scampia è una ferita aperta nella città di Napoli, un simbolo della marginalizzazione sociale che colpisce le fasce più deboli della popolazione. Le famiglie che si preparano a lasciare le loro case non chiedono solo aiuti economici, ma rispetto e dignità.
"E’ ora che le istituzioni ci ascoltino veramente", conclude Emanuela, mentre raccoglie i pochi oggetti personali rimasti nel suo appartamento. "Non vogliamo assistenza, vogliamo essere trattati come cittadini, con i nostri diritti e le nostre famigli
e. Siamo stanchi di essere ignorati".
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