Una telefonata anonima al 112, poche parole pronunciate con voce calma ma decisa, è bastata a far scattare un intervento immediato in una delle aree più delicate di Secondigliano. “C’è una borsa nel bidone, in via privata Ricci. Andate a vedere”. Una frase che, in un contesto diverso, avrebbe potuto essere ignorata come un gesto provocatorio o come l’ennesima perdita di tempo. Ma in un territorio segnato negli anni da guerre di camorra, rivalità silenziose e continui tentativi di controllo delle piazze di spaccio, nessuna segnalazione può essere sottovalutata. Così, nella giornata di domenica, una pattuglia dei carabinieri della locale stazione si è diretta con rapidità verso la strada indicata, una traversa defilata, poco frequentata, apparentemente anonima ma perfetta per occultare materiali compromettenti.
I cassonetti presenti lungo il marciapiede apparivano del tutto ordinari, identici a quelli che scandiscono l’arredo urbano in tante zone della città. Nulla sembrava fuori posto. Tuttavia, l’esperienza degli uomini dell’Arma ha portato l’attenzione su un bidone in particolare. È lì che, nascosto tra sacchi e rifiuti, è stato individuato un borsone sportivo nero. Poteva tranquillamente trattarsi di abiti usati, strumenti rotti o oggetti abbandonati. Invece, al suo interno, c’era un contenuto che avrebbe potuto alimentare un’intera struttura criminale.
Quando la borsa è stata aperta, l’odore inconfondibile della polvere da sparo si è mescolato a quello della marijuana, confermando subito che la segnalazione non era affatto casuale. I carabinieri hanno trovato una pistola automatica calibro 9×21, perfettamente funzionante, pronta all’uso e conservata con cura, come se dovesse essere recuperata da un momento all’altro. Accanto all’arma, c’era un assortimento di proiettili che evidenziava la disponibilità di un potenziale fuoco estremamente variegato: 75 colpi complessivi, suddivisi in 19 colpi px19, 51 colpi calibro 16, 3 di calibro non ancora definito e 2 proiettili calibro 32 S&W. Un arsenale in miniatura, sufficiente a sostenere un agguato, un atto intimidatorio o un’operazione criminale di altra natura.
Oltre alle armi, il borsone conteneva un quantitativo significativo di droga, suddivisa con criteri che lasciavano pensare a un'imminente distribuzione. Sono stati rinvenuti 93 grammi di cocaina purissima, un chilo e cento grammi di hashish già confezionato in panetti e 683 grammi di marijuana. Si tratta di una quantità che, una volta tagliata e lavorata, avrebbe potuto generare un profitto considerevole, probabilmente destinato a sostenere uno dei gruppi attivi nella zona.
Il materiale è stato immediatamente sequestrato e, come spesso accade in questi casi, le indagini si muovono ora su due fronti distinti. Il primo riguarda l’arma, che sarà sottoposta ad accertamenti balistici al fine di verificare eventuali collegamenti con episodi recenti avvenuti nell’area del quartiere, tra cui sparatorie, intimidazioni o fatti di sangue non ancora chiariti. Il secondo filone investigativo si concentra invece sull’origine del borsone e su chi potesse avere interesse a nasconderlo proprio lì, in un bidone di una strada laterale. La telefonata anonima rappresenta un elemento decisivo. Nel linguaggio della criminalità organizzata, una soffiata di questo tipo può rivelare dinamiche più complesse: potrebbe essere un tentativo di colpire un clan rivale, facendo perdere armi e droga preziose, oppure potrebbe trattarsi di un regolamento di conti interno, una frattura tra affiliati, un segnale di tradimento o di riposizionamento di potere.
Il ritrovamento, comunque, conferma ancora una volta quanto Secondigliano rimanga un territorio fragile, dove equilibri sottili si muovono nell’ombra e dove la presenza di armi pronte all’uso rappresenta un rischio costante. La facilità con cui simili strumenti di morte vengono nascosti nei luoghi più impensabili restituisce un quadro in cui la tensione non viene mai meno e dove ogni intervento delle forze dell’ordine diventa essenziale per evitare nuove escalation.
La frase riportata dall’anonimo al telefono — “C’è una borsa nel bidone, andate a vedere” — trova quindi una conferma drammatica nei fatti. I carabinieri, una volta arrivati, hanno realmente trovato ciò che la voce misteriosa aveva descritto. Una borsa nera, apparentemente innocua, ma in realtà contenente una pistola 9×21 perfettamente funzionante, 75 proiettili di diverso calibro e quasi due chili di stupefacenti. Una vera e propria cassa di strumenti illegali lasciata a pochi metri dalla strada, pronta a essere recuperata, utilizzata o spostata. Tutto il materiale, ora sequestrato, sarà oggetto di ulteriori analisi.
A completare il quadro, gli investigatori stanno ricostruendo ogni possibile dettaglio: chi abbia depositato la borsa, quando sia stata lasciata, e soprattutto il motivo dietro il gesto. Un errore? Una fuga precipitosa? Una faida in corso? O il voluto tradimento di qualcuno che ha scelto di far trovare quel “tesoro” alle forze dell’ordine? Domande che restano aperte, ma che, a Secondigliano, trovano sempre più spesso risposte nei delicati equilibri che regolano il controllo del territorio.
Il ritrovamento di via Privata Ricci, oltre a rappresentare un sequestro significativo, evidenzia una volta di più la complessità del contesto locale e la necessità di mantenere alta l’attenzione. Le indagini proseguono, mentre il quartiere torna alla sua routine quotidiana, consapevole che a pochi passi da case, negozi e strade percorse ogni giorno era nascosto un arsenale potenzialmente devastante.

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