Non siamo davanti all’ennesima segnalazione a posteriori, ma a un’azione di contrasto decisa, tempestiva e andata a segno. A Scampia, spesso al centro delle cronache per sversamenti illeciti e roghi tossici, la Polizia Locale ha intercettato e bloccato un tentativo di abbandono illegale di circa una tonnellata di rifiuti speciali, impedendo che finissero per strada o in aree già critiche dal punto di vista ambientale e sanitario. L’episodio, avvenuto durante attività di controllo mirate al contrasto dei reati ambientali, ha ancora una volta acceso i riflettori sull’emergenza smaltimento illegale che colpisce le periferie del capoluogo campano.
L’operazione è stata condotta dagli agenti dell’Unità Investigativa, Ambientale ed Emergenze Sociali della Polizia Locale di Napoli, un reparto specializzato che da mesi intensifica le attività di monitoraggio nei rioni più delicati del territorio. Gli uomini in divisa, impegnati in un servizio mirato anti-sversamenti, hanno tenuto sotto osservazione un furgone Ford Transit, il cui comportamento sospetto aveva attirato l’attenzione durante un passaggio nella zona prossima al campo rom di Scampia.
Secondo la ricostruzione delle forze dell’ordine, il mezzo stava trasportando rifiuti derivanti dalla lavorazione conciaria, scarti noti per l’alto impatto inquinante, caratterizzati dalla presenza di residui chimici e sostanze difficilmente biodegradabili. Materiali che, se abbandonati nell’ambiente senza alcun trattamento, possono compromettere il suolo, inquinare le falde acquifere, generare emissioni tossiche e contribuire all’aggravarsi del già fragile equilibrio ambientale di alcune aree nord di Napoli.
All’interno del veicolo, pedinato per diversi minuti, sono stati individuati due uomini di origine straniera, sorpresi nel momento in cui tentavano di fermarsi in una zona isolata, con ogni probabilità per scaricare il carico illegalmente. L’intervento della Municipale è scattato prima che l’abbandono potesse essere completato: un elemento che segna la differenza, perché non si tratta di rimozione post sversamento, ma di prevenzione attiva del reato ambientale.
Gli agenti hanno proceduto immediatamente al blocco del furgone, ai controlli di rito e alla verifica del contenuto trasportato. La conferma della presenza di scarti conciari ha fatto scattare il protocollo previsto per i reati ambientali. I due indagati sono stati denunciati per violazione della normativa ambientale, in particolare per il trasporto e il tentativo di smaltimento illecito di rifiuti speciali. Il veicolo è stato posto sotto sequestro, diventando elemento probatorio a disposizione dell’autorità giudiziaria.
In stretto raccordo con il pubblico ministero di turno della Procura di Napoli, i rifiuti recuperati non sono stati lasciati sul posto, ma affidati al circuito legale di smaltimento. Il carico è stato infatti conferito presso l’isola ecologica dell’ASIA (Azienda Servizi Igiene Ambientale), così da garantire gestione, trattamento e smaltimento secondo la normativa vigente. Una scelta operativa che evita ulteriori danni al territorio e impedisce che i materiali rientrino nella catena illegale dello smaltimento “creativo”.
L’episodio si inserisce in un quadro più ampio: quello del traffico illecito di rifiuti, un fenomeno che negli ultimi anni ha assunto forme sempre più rapide e dinamiche. Non più solo camion che sversano lontano dai centri abitati, ma anche furgoni, mezzi leggeri e operazioni-lampo, spesso eseguite di notte o in aree periferiche, dove il controllo sociale può essere più debole e le zone meno illuminate.
A Scampia, come in altri quartieri a nord di Napoli – Secondigliano, Miano, San Pietro a Patierno, Piscinola, Chiaiano – lo sversamento illegale non è un fenomeno episodico, ma un danno strutturale che si somma a disagi preesistenti. Le periferie subiscono ripetutamente violazioni ambientali che pesano sulla salute pubblica, sul decoro urbano, sul valore dei quartieri e sulla percezione collettiva di sicurezza. Ogni rifiuto abbandonato non è solo spazzatura: diventa simbolo di abbandono istituzionale, terreno fertile per roghi tossici, veicolo di inquinamento e detonatore per nuove mini-discariche abusive.
La presenza operativa della Polizia Locale in attività proattive, come in questo caso, dimostra però una strategia diversa rispetto al passato: non solo intervenire dopo, ma arrivare prima dei tentativi di sversamento, cogliendo in flagranza gli autori dei reati e spezzando la filiera prima che il danno si consumi.
Significativo anche il fatto che il possibile luogo di scarico fosse individuato nei pressi del campo rom di Scampia. A prescindere dall’origine dei materiali, ciò conferma una dinamica nota agli investigatori: alcune aree vengono usate come zone-cuscinetto per tentativi di abbandono illecito, perché considerate meno presidiate o più difficili da monitorare. Una mappatura dei luoghi sensibili che forze dell’ordine e pubblica amministrazione stanno progressivamente contrastando con telecamere, presidi mobili, pattugliamenti a sorpresa e operazioni in abiti civili.
Per Scampia, che negli anni sta costruendo un percorso di rigenerazione urbana, sociale e culturale – tra iniziative associazionistiche, nuove infrastrutture, progetti di legalità e la crescente attenzione su decoro e vivibilità – ogni contrasto efficace agli sversamenti illeciti ha un valore doppio. Non è solo repressione del crimine ambientale, ma un atto di tutela verso la comunità e il territorio, un segnale indirizzato a chi vive il quartiere e a chi lo osserva da fuori: l’illegalità non è normale, non passa inosservata, non resta impunita.
Le indagini non si fermano al fermo dei due indagati. Le autorità stanno valutando la filiera di provenienza del carico, per comprendere se si tratti di un episodio isolato, di un’attività sistematica, o potenzialmente di un anello in un traffico organizzato di smaltimento illegale che coinvolge aree più vaste della provincia.
Ogni operazione di questo tipo rafforza un principio: il contrasto ai reati ambientali non riguarda solo chi inquina, ma riguarda tutti. Perché l’inquinamento viene respirato, toccato, ereditato. Perché la terra che assorbe veleni torna in cibo, l’aria contaminata diventa respiro, e l’assenza di controllo genera normalizzazione dell’abuso.
Stavolta però a vincere il tempo è stato lo Stato. I rifiuti non hanno toccato l’asfalto, non hanno inquinato il suolo, non sono diventati ennesima discarica-ombra. Sono stati fermati prima. Un prima che, in territori come Scampia, vale come un messaggio: il quartiere non è zona franca, la tutela ambientale non è un’opzione, la legalità non è un’eccezione. È un diritto. E anche un dovere.
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