L’area del Quadrivio di Secondigliano si prepara a cambiare volto dopo quasi trent’anni di attesa. Il Comune di Napoli ha stanziato 745mila euro per avviare la riqualificazione dello spazio compreso tra Corso Secondigliano, via Limitone d’Arzano e via Roma verso Scampia, luogo segnato dalla violenta esplosione del 23 gennaio del 1996 avvenuta durante i lavori per una galleria in costruzione. L’incidente causò undici morti tra operai, automobilisti e residenti di un palazzo crollato. Una ferita ancora viva nella memoria del quartiere, rimasta visibile per decenni attraverso il degrado e l’abbandono di quella stessa area che da allora non aveva trovato una destinazione definitiva.
L’intervento annunciato dall’amministrazione comunale prevede la trasformazione dell’area in un parco pubblico con funzione di memoria collettiva e spazio di socialità. Il progetto, presentato presso il Centro Giovani Sandro Pertini di piazza Luigi Di Nocera, è stato illustrato dalla vicesindaca e assessora all’Urbanistica Laura Lieto, dal presidente della VII Municipalità Antonio Troiano, dal consigliere comunale Pasquale Esposito, da Sandro Russo dell’Associazione dei familiari delle vittime della voragine di Secondigliano e dai tecnici incaricati della progettazione. L’intervento sarà accompagnato da un percorso partecipativo che coinvolgerà cittadini e associazioni nella definizione delle modalità di utilizzo degli spazi, con l’obiettivo di consolidare un senso di cura condivisa.
Il nuovo Quadrivio nascerà su un’area complessiva di circa 3.000 metri quadri con la piantumazione di nuove alberature, l’inserimento di dispositivi paesaggistici, aree attrezzate per attività culturali e ricreative, percorsi accessibili e connessioni visive con il contesto urbano. È previsto anche un auditorium all’aperto sul modello di quello presente alla stazione centrale e una zona dedicata in modo specifico alle undici vittime dell’esplosione, con l’istituzione di un giardino della memoria. L’amministrazione comunale ha parlato esplicitamente di un “atto di giustizia riparativa” nei confronti di chi perse la vita quel giorno e delle famiglie che da tre decenni chiedono che quel luogo venga restituito alla comunità.
La gara d’appalto sarà bandita nei primi mesi del prossimo anno, mentre la fine dei lavori è prevista tra la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno del 2026. L’intenzione dichiarata è quella di aprire almeno una parte del cantiere simbolicamente il 23 gennaio del 2025, data in cui ricorrerà il trentesimo anniversario della tragedia. Nel corso degli ultimi trent’anni l’area era stata oggetto di proposte differenti e di contenziosi. In passato si era ipotizzato l’insediamento di un centro commerciale, progetto osteggiato dai residenti e da chi riteneva che un luogo colpito da un evento così traumatico dovesse mantenere una funzione pubblica e non speculativa.
Il consigliere comunale Pasquale Esposito ha ricordato come negli ultimi anni siano stati compiuti interventi di pulizia e bonifica preliminare che hanno consentito di restituire decoro a una parte del piazzale, dove recentemente è stata installata anche una fontanina. Il progetto attuale si inserisce in un percorso più ampio di recupero dei luoghi simbolici del quartiere, come le cosiddette “Case celesti”, anch’esse al centro di iniziative di riqualificazione e sostegno sociale. La scelta di presentare il progetto al Centro Sandro Pertini non è casuale. Si tratta di uno spazio utilizzato da anni per attività socioeducative, culturali, sportive e di animazione rivolte in particolare ai giovani e ai minori.
Al suo interno operano anche sportelli informativi collegati all’Asl e a servizi dedicati al sostegno di categorie fragili. Il nuovo parco della memoria dovrebbe integrare questa funzione di presidio civico con spazi all’aperto pensati per la socialità intergenerazionale. Durante la presentazione sono stati ricordati i nomi delle undici vittime: Michele Sparaco, Alfonso Scala, Mario De Girolamo, Giuseppe Petrellese, Gennaro De Luca, Emilia Laudati, Francesco Russo, Pasquale Silvestro, Ciro Vastarella, Serena De Santis e la giovane Stefania Bellone, il cui corpo non venne mai ritrovato. La dedica ufficiale del giardino rappresenterà un gesto simbolico di riconoscimento verso chi perse la vita e verso i familiari che per anni hanno chiesto che quella tragedia non fosse dimenticata.
L’intervento urbanistico non viene presentato soltanto come un’opera di arredo o riqualificazione, ma come un percorso di elaborazione collettiva della memoria. Nella nota diffusa dal Comune si sottolinea che il progetto sarà accompagnato da “attività integrate alla progettazione, che coinvolgeranno cittadine e cittadini nella costruzione di una memoria condivisa del quartiere, capace di valorizzarne il passato, leggere in chiave positiva il presente e immaginare insieme i futuri possibili”. La scelta di un approccio progressivo per la piantumazione delle essenze arboree, con il coinvolgimento diretto dei residenti, va nella direzione di costruire fin da subito un legame concreto tra la popolazione e il nuovo spazio.
Secondigliano è un quartiere che negli ultimi anni ha visto alternarsi operazioni di contrasto alla criminalità e iniziative di sostegno sociale, spesso vissute con diffidenza dagli abitanti che lamentano l’assenza di interventi strutturali di lungo periodo. La riqualificazione del Quadrivio potrebbe rappresentare uno di quei segnali tangibili di attenzione istituzionale che in molte periferie vengono invocati da tempo. Resta ancora da stabilire quali saranno le modalità di gestione del nuovo spazio una volta completati i lavori. In passato diversi parchi cittadini nati con grandi ambizioni sono stati poi affidati a gestioni frammentarie o lasciati senza una manutenzione adeguata.
La prospettiva annunciata di coinvolgere associazioni e comitati nella cura dell’area sembra andare nella direzione di un modello partecipato, anche se sarà necessario chiarire la governance per evitare che il parco della memoria diventi un luogo simbolico ma poco frequentato. Le reazioni raccolte tra i residenti sono improntate in gran parte alla prudenza. La memoria della tragedia del 1996 è ancora forte e molti abitanti dicono di aver assistito a numerosi annunci in passato rimasti senza seguito. Per questo motivo si attende l’effettiva apertura del cantiere per rendere concreto ciò che al momento è ancora un progetto.
L’annuncio della vicesindaca Laura Lieto ha tuttavia ricevuto apprezzamenti da parte delle associazioni che negli anni hanno mantenuto viva l’attenzione su quel luogo. Tra queste l’Associazione dei familiari delle vittime della voragine di Secondigliano, rappresentata da Sandro Russo, che ha parlato di una “battaglia lunga ma necessaria per restituire dignità a chi non c’è più e a chi in quel quartiere continua a vivere”. Con l’avvio dei lavori previsto tra pochi mesi, il Quadrivio di Secondigliano potrebbe trasformarsi da simbolo di dolore a spazio di vita pubblica. Resta da vedere se questa volta le scadenze verranno rispettate e se la comunità saprà fare di questo progetto un’occasione per rafforzare il senso di appartenenza e di cura collettiva.
La sfida non riguarda solo la costruzione di un giardino della memoria, ma la capacità di trasformare un vuoto urbano in un luogo riconosciuto e vissuto, capace di tenere insieme passato, presente e futuro di un quartiere che chiede da anni di essere ascoltato.
Posta un commento
0Commenti