Una vicenda insolita, ma al tempo stesso inquietante, ha scosso la quotidianità di Varcaturo, frazione del comune di Giugliano in Campania. Protagonista, suo malgrado, un piccolo cane di razza maltese di nome Cindy, affidato momentaneamente da una proprietaria ad un’amica per motivi personali. Il cagnolino, dal pelo bianco e riccio, si trovava in un giardino privato quando, nel pomeriggio di lunedì 28 luglio, è improvvisamente scomparso. A distanza di poche ore dalla sparizione, la situazione ha assunto contorni ancor più gravi: un telefono ha squillato e, all’altro capo della linea, una voce maschile ha chiesto senza mezzi termini una somma di denaro in cambio del ritorno del cane. “Se vuoi rivederlo, prepara 450 euro”, è stata la frase pronunciata da uno sconosciuto, trasformando quella che sembrava un’allarmante fuga in un vero e proprio rapimento con richiesta di riscatto.
La donna, anziché cedere alla pressione del ricattatore, ha immediatamente allertato le forze dell’ordine, contattando il 112 e denunciando l’accaduto ai carabinieri. I militari, ascoltato il racconto, hanno messo in atto un’azione mirata, organizzando un appostamento nel luogo concordato per lo scambio. Le indagini, nel frattempo, hanno consentito di acquisire dettagli utili e di pianificare un intervento efficace. Al momento dello scambio, il presunto rapitore si è presentato puntuale, come previsto. È bastato poco ai carabinieri per intervenire e bloccarlo: si trattava di un ragazzo di soli 16 anni, incensurato, che è stato subito condotto presso il centro di accoglienza dei Colli Aminei. Nei suoi confronti è scattato l’arresto per tentata estorsione.
L’episodio, già grave di per sé, ha avuto un ulteriore sviluppo con l’emergere di un secondo coinvolgimento. Durante l’analisi del cellulare del ragazzo, infatti, sono emerse numerose conversazioni con il padre, dalle quali si è potuto dedurre che l’intero piano era stato architettato in due. Sarebbe stato proprio l’uomo, già noto alle forze dell’ordine per precedenti relativi a rapina, ricettazione e associazione a delinquere, a spingere il figlio a inventare la storia del cane ritrovato e a recitare la parte dell’intermediario. L’idea era semplice quanto fraudolenta: rispondere ad un messaggio diffuso via WhatsApp in cui la donna, disperata per la scomparsa del cane, chiedeva aiuto, fingere di averlo trovato e ottenere così un compenso in denaro, da spartire in famiglia.
Secondo il racconto fornito dalla vittima ai carabinieri, il giovane avrebbe sostenuto di aver trovato il cagnolino presso l’abitazione di un signore, il quale però non intendeva restituirlo senza ricevere una somma di 450 euro. Una versione dei fatti che fin da subito è apparsa poco convincente ai militari. L’incrocio delle dichiarazioni, l’analisi dei messaggi sul telefono e la dinamica dell’appuntamento per lo scambio hanno permesso di ricostruire il reale intento dietro la messinscena. Il padre del sedicenne è stato quindi denunciato per lo stesso reato di tentata estorsione, mentre il ragazzo dovrà affrontare le conseguenze penali della sua condotta.
Il lieto fine, almeno per la cagnolina Cindy, è arrivato nella stessa serata di lunedì. Ritrovata sana e salva, è stata riconsegnata alla legittima proprietaria, che ha potuto riabbracciarla dopo ore di forte apprensione. L’intervento tempestivo e coordinato dei carabinieri ha impedito che il tentativo di estorsione andasse a buon fine e ha evitato che la situazione degenerasse ulteriormente. Resta, tuttavia, il senso di sconcerto per una dinamica che ricalca in tutto e per tutto lo schema classico del cosiddetto “cavallo di ritorno”, storicamente riferito al ricatto per la restituzione di beni rubati, ma che in questo caso ha coinvolto un essere vivente, un animale domestico, con tutto il peso affettivo che ne consegue.
La pratica del “cavallo di ritorno” trova origine in tempi lontani, quando i cavalli venivano effettivamente noleggiati per percorrere lunghi tragitti e successivamente rivenduti o nuovamente noleggiati per il viaggio di ritorno. Con il passare dei secoli, l’espressione ha assunto un significato ben diverso, indicando un’estorsione camuffata da mediazione, un tentativo truffaldino di far pagare al legittimo proprietario una cifra per riottenere ciò che gli era stato sottratto con l’inganno. In Campania, così come in altre regioni italiane, si sono registrati negli anni episodi simili, legati spesso al furto di automobili, scooter o biciclette. Questa volta, però, a finire nel mirino è stato un cane, elemento che rende l’episodio ancora più inaccettabile e degno di riflessione.
Il caso di Varcaturo pone l’accento su una realtà complessa, in cui la microcriminalità si insinua anche in ambiti apparentemente lontani dalle logiche del profitto illecito. La scelta di puntare su un animale domestico per ricavarne un vantaggio economico è indicativa di un atteggiamento spregiudicato e di una pericolosa deriva morale. Il coinvolgimento di un minore, spinto da un adulto a delinquere, solleva inoltre interrogativi importanti sul ruolo delle famiglie e sulle responsabilità educative. La speranza è che episodi come questo possano servire da monito, non solo per rafforzare la vigilanza delle forze dell’ordine, ma anche per stimolare un confronto più ampio su legalità, rispetto e convivenza civile.
Cindy, intanto, è tornata a casa, accolta con gioia e sollievo. Il suo caso resterà impresso nella memoria di chi ha seguito la vicenda, non solo per la dinamica inusuale, ma anche per l’efficacia dell’intervento che ha permesso di smascherare l’inganno e riportare il cane alla normalità. Una normalità che, per quanto semplice, è fatta di piccole cose: una ciotola d’acqua, un cuscino morbido e l’affetto sincero di chi sa che un animale non è un oggetto, ma un compagno di vita.
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