Potrebbe finire nelle aule di un tribunale la controversia scoppiata attorno al marchio “McFratm”, che il Calcio Napoli ha tentato di registrare ufficialmente presso la Camera di Commercio subito dopo la conquista del suo storico quarto scudetto. Un nome nato quasi per gioco, trasformato in un tormentone mediatico dai tifosi partenopei e legato, almeno nell’immaginario collettivo degli ultimi mesi, al centrocampista scozzese McTominay. Tuttavia, quello che per la società sportiva rappresenta una potenziale leva commerciale destinata a popolare scaffali di merchandising, magliette e prodotti ufficiali, è per altri un nome già radicato nel territorio, carico di un significato ben diverso.
La famiglia di Massimo Chiaiese, imprenditore di Secondigliano deceduto in un tragico incidente stradale proprio nella notte dei festeggiamenti per il tricolore, rivendica il diritto d’uso esclusivo sul marchio. Chiaiese era infatti il proprietario del pub “McFratm” situato lungo corso Secondigliano e, secondo quanto dichiarato dai suoi familiari, aveva già cominciato ad utilizzare quel nome non solo come insegna dell’attività, ma anche per una linea di magliette artigianali che circolavano nel quartiere a partire dai primi mesi del 2024, quando nessuno poteva ancora immaginare l’arrivo di McTominay all’ombra del Vesuvio.
A rappresentare la famiglia Chiaiese è l’avvocato Alessandro Senatore, che ha presentato formale opposizione presso l’UIBM (Ufficio Italiano Brevetti e Marchi) contro la richiesta di registrazione avanzata dal club il 16 maggio scorso. L’avvocato ha inoltre inviato una lettera inibitoria alla società, chiedendo l’immediata sospensione di qualsiasi utilizzo commerciale del nome in attesa della risoluzione della controversia. La notizia, riportata da una fonte autorevole come il Corriere della Sera, ha già suscitato ampio dibattito tra gli addetti ai lavori, evidenziando un caso in cui diritto, marketing e affetto popolare si intrecciano in modo tutt’altro che scontato.
Secondo quanto riferito dal legale, pur in assenza di una registrazione ufficiale, il signor Chiaiese aveva ampiamente esercitato il cosiddetto preuso del marchio, testimoniato da materiale documentale e prove fotografiche. Tra queste vi sarebbero interviste, articoli giornalistici, immagini dell’insegna ben visibile da tempo ai passanti e una partecipazione a una nota trasmissione radiofonica napoletana, dove l’imprenditore parlò proprio del suo pub e della scelta del nome. Una documentazione che, secondo Senatore, potrà essere prodotta in sede legale qualora la vicenda non trovi soluzione consensuale.
L’interesse economico attorno al marchio non è marginale, anzi. Il presidente del Calcio Napoli, Aurelio De Laurentiis, ha immediatamente colto le potenzialità del nome, a partire da una dichiarazione del terzino Mazzocchi che, in una simpatica intervista post-partita, aveva ribattezzato McTominay come “McFratm”, mescolando l’origine scozzese del giocatore con la goliardia napoletana. Un’invenzione che, in un’epoca in cui il valore del brand è determinante anche nel mondo sportivo, ha subito acceso i riflettori sulle sue potenzialità di mercato.
Ma l’intenzione della società di farne un prodotto commerciale di successo si è scontrata con l’opposizione legale della famiglia Chiaiese, che nel frattempo cerca di tutelare non solo un marchio, ma anche la memoria di un uomo del quartiere, conosciuto e apprezzato da molti. L’avvocato Senatore ha tenuto a precisare che la famiglia non è mossa da spirito di rivalsa o volontà speculativa. “Non vogliamo arrivare alla causa se non necessario – ha dichiarato – ma è mio dovere tutelare gli interessi della vedova, la signora Maria Murolo, e della figlia piccola, rimaste senza un punto di riferimento economico e affettivo”.
In effetti, la morte improvvisa di Chiaiese ha lasciato un vuoto doloroso nella comunità locale e la notizia della registrazione del marchio da parte del club calcistico è stata accolta dalla famiglia con sorpresa e amarezza. “La signora Murolo è rimasta molto dispiaciuta – continua il legale – ma ha sempre mantenuto un atteggiamento dignitoso e composto”.
Sul fronte legale, Senatore ha lasciato intendere che, qualora vi fossero le condizioni, la famiglia sarebbe disposta ad aprire una trattativa diretta con il Calcio Napoli. “Abbiamo anche ricevuto altre offerte da soggetti interessati all’utilizzo del marchio McFratm – ha dichiarato – il che dimostra quanto il nome abbia già acquisito visibilità e appeal, specie in un contesto urbano come quello napoletano, dove i simboli e le parole hanno un peso culturale forte”.
Il caso, dunque, potrebbe diventare emblematico di una questione più ampia: fino a che punto un’idea può essere commercializzata da un grande soggetto economico quando già esiste, anche informalmente, nel tessuto sociale di un quartiere? La risposta non arriverà presto e sarà probabilmente rimessa ai giudici, salvo che le parti non trovino un’intesa fuori dai tribunali. In ogni caso, l’episodio getta una luce nuova sul rapporto tra territorio, memoria popolare e diritti economici, in un momento storico in cui Napoli cerca di capitalizzare sul proprio successo sportivo senza dimenticare chi, con spirito d’iniziativa e passione, aveva già anticipato certe intuizioni ben prima dei riflettori.