“Qui ci troviamo a via del Riposo, zona Doganella. Da quando hanno realizzato questa rotonda, è diventato impossibile per i grossi mezzi transitare senza disagi. Questi lavori stradali sembrano fatti apposta per sfavorire la viabilità e incrementare le infrazioni stradali.” È una delle tante segnalazioni che arrivano ogni giorno da cittadini esasperati da una gestione della mobilità che appare sempre più scollegata dalla realtà urbana e dalle esigenze quotidiane. Le parole di questo residente racchiudono in sé un malcontento diffuso e trasversale, che accomuna automobilisti, motociclisti, autotrasportatori, lavoratori e residenti costretti a confrontarsi ogni giorno con un territorio che, anziché evolversi verso una maggiore funzionalità e sicurezza, sembra regredire nell’assurdo.
Il deputato Francesco Emilio Borrelli ha dichiarato dalla propria pagina Facebook di aver contattato l’ufficio tecnico del Comune di Napoli per ottenere chiarimenti in merito alla logica progettuale dietro questi interventi. L’attesa per una risposta ufficiale è ancora in corso, ma intanto a parlare sono i cittadini, con testimonianze dirette e pungenti, che raccontano molto più di quanto potrebbe fare qualsiasi relazione tecnica. In viale Comandante Umberto Maddalena, ad esempio, è in corso la pavimentazione del marciapiede interno, ma il manto stradale – vetusto, logoro, pieno di buche e insidie – resta incredibilmente ignorato. “Lo trovo assurdo ed insensato – afferma un residente – stanno rifacendo i marciapiedi, ma la strada è pericolosissima da decenni. Chiunque passi di lì, specie in moto, rischia la vita. C’è qualcuno che può darci una spiegazione logica? Né sarei felice.”
Ma la lista delle assurdità non si ferma qui. Gli occhi dei cittadini si spostano sull’area nevralgica dell’aeroporto di Capodichino, una delle principali porte d’accesso alla città, teatro di un’altra rotatoria che definire problematica è un eufemismo. “Un anno per realizzarla, poi chiusa, e ora ci obbligano a deviare in un percorso complicato solo per prendere l’autostrada. E adesso ci tocca un nuovo obbligo a destra, un altro anello incompleto e transennato che crea un traffico infernale. Una lotta per la sopravvivenza, per poi finire costretti a commettere infrazioni.”
Emerge una fotografia impietosa della viabilità cittadina: rotatorie che anziché snellire il traffico lo peggiorano, obblighi di svolta che aumentano i tempi di percorrenza e congestionano arterie già saturate, semafori rimossi in punti strategici che prima permettevano di dirigersi in modo logico verso piazza Carlo Terzo, ora invece inutilizzabili per l’obbligo di seguire rotte tortuose e penalizzanti. “Ma quale genio si è inventato tutto questo casino?” si chiede un altro cittadino, dando voce a un pensiero ormai comune, in una città in cui le decisioni infrastrutturali sembrano scollegate dal buon senso.
La rabbia cresce e con essa la sensazione di essere vittime di un disegno urbano privo di confronto con chi quelle strade le vive quotidianamente. “Hanno fatto una modifica che crea ancora più traffico. Ci vorrebbe un applauso ironico al responsabile della viabilità e ai tecnici che, invece di risolvere i problemi, ne hanno creati di nuovi per tutti.” In un contesto già provato dalla carenza cronica di manutenzione, segnaletica inadeguata e cantieri eterni, le ultime modifiche alla viabilità sembrano aggiungere disagio al disagio, in una spirale in cui la razionalità appare sconfitta.
Ci si interroga, legittimamente, su chi abbia pianificato questi interventi e con quale criterio. Chi ha deciso che fosse prioritario rifare i marciapiedi ignorando una strada che cade a pezzi? Chi ha ritenuto opportuno obbligare i veicoli a deviazioni insensate che intasano le rotonde, già al limite della sostenibilità? Chi ha immaginato che una rotatoria, per giunta non completata, potesse risolvere i flussi di traffico di un nodo nevralgico come quello di Capodichino?
La città di Napoli ha bisogno urgente di opere pubbliche funzionali, pensate non a tavolino ma confrontandosi con chi la città la vive, la attraversa, la lavora. Gli interventi infrastrutturali devono rispondere a una logica di semplificazione, sicurezza, accessibilità. Invece, oggi, la percezione diffusa è che ogni nuovo lavoro sia fonte di ulteriori ostacoli, e che dietro queste scelte vi sia una totale assenza di ascolto, di analisi reale del territorio, di progettualità condivisa.
Non basta asfaltare un marciapiede per dimostrare attenzione al territorio. Non basta una rotatoria per dire che si è migliorata la viabilità. La mobilità è un equilibrio fragile che va costruito con metodo, buon senso e partecipazione. E quando tutto questo manca, restano solo i disagi, le infrazioni forzate, la rabbia dei cittadini e un senso profondo di abbandono. In attesa che qualcuno – in Comune o altrove – si degni di fornire risposte, resta il traffico. E il caos.