Ancora una volta la cronaca cittadina è costretta a raccontare un episodio di violenza ai danni di un lavoratore del trasporto pubblico locale. È successo presso la stazione della metropolitana di Piscinola, dove un dipendente dell’Azienda Napoletana Mobilità (ANM) è stato aggredito da un passeggero che, privo di titolo di viaggio, ha reagito con violenza alla richiesta di mostrare il biglietto. L’uomo ha preteso ugualmente di salire sul convoglio, rifiutandosi di rispettare le regole basilari di civiltà e convivenza e scatenando un’aggressione ingiustificabile contro chi stava semplicemente svolgendo il proprio dovere. Il lavoratore, colpito fisicamente, è stato subito soccorso dai colleghi presenti e trasportato all’ospedale Vecchio Pellegrini, dove i sanitari hanno emesso una prognosi di nove giorni per le lesioni riportate.
L’episodio ha suscitato l’immediata indignazione della Federazione Regionale della F.I.S.I. (Federazione Italiana Sindacati Intercategoriali), che ha voluto denunciare pubblicamente l’accaduto, portando alla luce non solo la gravità dell’episodio in sé, ma anche le profonde carenze strutturali e organizzative che continuano a caratterizzare il sistema di sicurezza all’interno della rete ANM. Secondo il sindacato, si tratta dell’ennesimo caso di aggressione nei confronti di un dipendente dell’azienda, una triste conferma di come le condizioni di lavoro del personale impegnato nei trasporti pubblici siano sempre più spesso segnate da situazioni di rischio e da un senso crescente di abbandono istituzionale. L’intervento della FISI è duro e diretto: da una parte si condanna senza mezzi termini il comportamento violento dell’aggressore, dall’altra si punta il dito contro quella che viene definita una colpevole indifferenza da parte di ANM.
La Federazione sottolinea come l’azienda si limiti a ignorare questi episodi, trattandoli come se non fossero mai accaduti, invece di attuare misure efficaci per la prevenzione delle aggressioni. Secondo quanto dichiarato, ANM non solo non fornisce risposte adeguate, ma sembra non avere alcuna strategia organica per proteggere i propri dipendenti. Una delle principali critiche riguarda il numero insufficiente di addetti alla verifica dei biglietti nel settore ferroviario. In particolare, la FISI lamenta l’assenza di un presidio efficace nelle stazioni e a bordo dei convogli, lasciando i pochi operatori impiegati a svolgere controlli in condizioni di assoluta esposizione, senza supporto né protezione.
Ma la denuncia non si ferma qui. La Federazione fa notare come nel settore gomma – ovvero nei servizi di trasporto su autobus – esistano oltre cento lavoratori che, inspiegabilmente, non vengono utilizzati per attività di controllo. Secondo il sindacato, questi dipendenti potrebbero essere impiegati nelle linee metropolitane per rafforzare la sicurezza, contribuendo a garantire una maggiore copertura del servizio di verifica e disincentivando comportamenti irregolari o violenti. Il fatto che l’azienda non prenda in considerazione tale possibilità viene giudicato inaccettabile, soprattutto alla luce del numero crescente di aggressioni che si stanno verificando negli ultimi mesi.
La stazione di Piscinola, teatro dell’aggressione, è una delle aree più delicate della rete metropolitana napoletana, non solo per l’elevata affluenza di passeggeri ma anche per la presenza di dinamiche sociali complesse che, in assenza di adeguate misure di controllo, possono facilmente sfociare in episodi di tensione e violenza. Questo caso si inserisce infatti in un contesto più ampio di degrado e insicurezza che coinvolge non solo Piscinola, ma anche altre zone limitrofe come Scampia, Miano, San Pietro a Patierno e Secondigliano. In queste aree, il trasporto pubblico non rappresenta solo un servizio, ma un presidio di legalità e coesione sociale, motivo per cui garantire la sicurezza del personale che lo gestisce è un dovere che va ben oltre la semplice tutela contrattuale.
La testimonianza dei sindacati mette in evidenza anche un altro aspetto importante: l’isolamento dei lavoratori che, pur essendo in prima linea, non ricevono il supporto adeguato da parte dell’azienda. Sentirsi soli di fronte al rischio di aggressioni non è solo una condizione psicologicamente logorante, ma rappresenta anche un deterrente all’efficienza del servizio. Un lavoratore che teme per la propria incolumità potrebbe trovarsi costretto a rinunciare a svolgere fino in fondo i propri compiti, con un effetto a catena sulla qualità del servizio offerto all’utenza. Non si può pretendere che la sicurezza sia una responsabilità individuale, quando dovrebbe essere invece una priorità collettiva.
La Federazione Regionale FISI ha infine ribadito che continuerà a vigilare su questi episodi e a denunciare pubblicamente ogni forma di negligenza o sottovalutazione da parte di ANM. L’obiettivo dichiarato è quello di spingere l’azienda ad adottare misure concrete e strutturate per proteggere il proprio personale, a partire da un piano serio di incremento degli addetti al controllo, all’attivazione di protocolli di emergenza più efficaci e alla valorizzazione delle risorse umane già disponibili. La sicurezza dei lavoratori – conclude il sindacato – non può più essere trattata come una questione marginale, ma deve diventare il fulcro di una nuova strategia aziendale improntata alla responsabilità, alla trasparenza e al rispetto per chi ogni giorno garantisce il funzionamento del trasporto pubblico.
Nel frattempo, resta la preoccupazione per un clima lavorativo sempre più teso e per l’assenza di risposte concrete. Le aggressioni non sono semplici “incidenti di percorso”, ma segnali chiari di un sistema che sta mostrando gravi fragilità. È il momento di intervenire, prima che la violenza diventi una tragica consuetudine e prima che altri lavoratori, come quello aggredito a Piscinola, si trovino ancora una volta a pagare il prezzo dell’inerzia istituzionale.