Scampia è stata teatro di un episodio che ha scatenato indignazione, preoccupazione e immediate reazioni da parte delle autorità locali. Tutto è accaduto nel pomeriggio del 10 maggio scorso, quando le strade dell’area pedonale di piazza Ciro Esposito, già nota come piazza Giovanni Paolo II, si sono trasformate in un vero e proprio circuito improvvisato, tra motoveicoli lanciati ad alta velocità, auto usate per acrobazie e caroselli, passeggeri seduti pericolosamente sui cofani e una folla in delirio. Il motivo di questo caos? Il lancio del nuovo disco del rapper Enzo Vitale, in arte “Envy”, giovane artista partenopeo classe 2002, che ha scelto proprio Scampia come palcoscenico non autorizzato per celebrare l’uscita del suo lavoro musicale.
L’iniziativa, che non aveva ottenuto alcuna autorizzazione da parte delle istituzioni comunali o di pubblica sicurezza, ha portato a un’escalation di comportamenti pericolosi che hanno messo a rischio non solo la sicurezza dei partecipanti ma anche quella dei semplici passanti. Le immagini diffuse sui social e le riprese delle telecamere di sorveglianza hanno mostrato scene degne di un film d’azione: motociclisti senza casco che sfrecciavano a tutta velocità in mezzo ai pedoni, automobilisti che facevano acrobazie, corse non autorizzate con persone a bordo dei veicoli in posizioni pericolosissime, come sedute sui cofani, e un clima di totale anarchia che ha fatto esplodere la rabbia dei cittadini e delle istituzioni.
Interpellato sull’accaduto, il rapper Envy avrebbe tentato di giustificarsi affermando di aver “improvvisato” perché “non aveva ottenuto i permessi”, una dichiarazione che non solo non ha placato le polemiche, ma ha acceso ulteriormente il dibattito sull’uso improprio degli spazi pubblici, sull’assenza di controlli preventivi e sulla responsabilità di chi, anche nel nome dell’arte, mette a repentaglio la sicurezza collettiva. A seguito dell’evento, la Prefettura di Napoli ha emesso una nota ufficiale in cui ha condannato con fermezza quanto accaduto, annunciando una serie di misure straordinarie volte a ristabilire l’ordine e la legalità nel quartiere di Scampia, che già in passato è stato al centro di delicate questioni di ordine pubblico.
Il prefetto Michele di Bari ha ribadito la volontà delle istituzioni di contrastare ogni forma di illegalità urbana e di intervenire duramente contro chi utilizza le strade e gli spazi pubblici in modo irresponsabile. In tale ottica, è stata disposta un’intensificazione dei controlli sul territorio da parte delle forze dell’ordine, con particolare attenzione proprio alla zona teatro dell’evento non autorizzato. La Polizia Locale di Napoli, da parte sua, ha avviato immediatamente un’attività di indagine, supportata dall’analisi delle registrazioni degli impianti di videosorveglianza installati nella zona. Grazie a questo lavoro di monitoraggio, è stato possibile identificare numerosi veicoli coinvolti nell’evento, i cui conducenti sono stati successivamente raggiunti da sanzioni amministrative.
In particolare, sono state elevate contravvenzioni per un importo complessivo di 478 euro per la circolazione di motocicli senza casco in area pedonale, una violazione gravissima che mette in pericolo non solo chi guida ma anche i pedoni e gli altri partecipanti. Altre sanzioni, per un totale di 2.150 euro, sono state comminate per l’affissione abusiva di manifesti promozionali dell’evento, manifesti che sono stati poi rimossi con urgenza dalla società NAPOLI Servizi. Una terza tipologia di violazione ha riguardato il trasporto irregolare di passeggeri sul cofano delle auto, per cui è stata emessa una multa di 174 euro. A conferma della determinazione delle autorità locali nel riportare legalità, ordine e rispetto delle regole in uno dei quartieri più delicati della città, il prefetto ha pubblicamente elogiato l’operato della Polizia Locale e delle forze dell’ordine, ringraziando per la tempestività dell’intervento e per il lavoro di identificazione svolto con grande professionalità.
Il caso Envy, come è già stato ribattezzato sui social e nei media, rappresenta un campanello d’allarme che va ben oltre il singolo evento. Dimostra quanto sia ancora fragile il tessuto urbano in alcune zone della città e quanto sia fondamentale una collaborazione attiva tra istituzioni, cittadini e artisti affinché la creatività e la musica possano esprimersi senza sfociare nell’illegalità. Le parole del giovane rapper, che ha dichiarato di aver semplicemente improvvisato per mancanza di autorizzazioni, lasciano aperta una riflessione più ampia sul ruolo dei giovani artisti e sull’importanza di promuovere eventi culturali strutturati e legittimi, capaci di coinvolgere la comunità senza mettere a rischio l’incolumità pubblica.
In molti, tra residenti e associazioni, si sono chiesti come sia stato possibile che un evento di tale portata sia potuto avvenire senza che nessuno intervenisse in tempo reale per bloccarlo. L’accaduto ha infatti suscitato una forte sensazione di abbandono e di assenza dello Stato, percepito come troppo lento nel prevenire e troppo debole nel contrastare certi episodi. La risposta, in questo caso, è arrivata solo a posteriori, con sanzioni e promesse di controlli futuri, ma resta il rammarico per ciò che sarebbe potuto accadere in termini di incidenti o conseguenze ben più gravi.
In conclusione, quanto accaduto il 10 maggio a Scampia non può e non deve essere archiviato come una semplice “bravata giovanile” o come un atto di ribellione artistica. È il simbolo di un malessere più profondo, di una tensione urbana che richiede risposte concrete, costanti e condivise. Solo con il rispetto delle regole, il dialogo tra istituzioni e cittadini e una visione culturale capace di coniugare espressione e responsabilità, sarà possibile evitare che piazze e strade diventino palcoscenici di illegalità mascherate da spettacolo. La legalità non può essere improvvisata, nemmeno per un disco.