Napoli torna a fare i conti con la violenza minorile e lo fa in uno dei luoghi più centrali e frequentati della città: Piazza Dante. In meno di 48 ore, tra la notte del 3 e quella di ieri, 5 maggio, due adolescenti sono stati accoltellati da coetanei per motivi ancora poco chiari ma riconducibili, secondo le prime ricostruzioni, a banali litigi tra gruppi di giovani. Il primo episodio ha coinvolto un quattordicenne colpito da tre fendenti, mentre il secondo ha visto come vittima un quindicenne che ha riportato almeno otto coltellate. Entrambi i fatti sono avvenuti in piena zona della movida, sotto gli occhi di altri giovani e passanti, in un contesto che desta crescente preoccupazione sociale e istituzionale. Il clima è teso, i cittadini chiedono risposte, e le forze dell’ordine, coordinate dalla Procura per i Minorenni, si sono attivate tempestivamente con indagini serrate che hanno portato al fermo di entrambi gli aggressori, anch’essi minorenni. A rendere ancora più grave il secondo episodio è la contestazione del reato di tentato omicidio: il giovane aggredito nella notte del 5 maggio è stato infatti trasportato in codice rosso all’ospedale Vecchio Pellegrini, in condizioni gravissime e con prognosi riservata. Le coltellate, dirette all’addome e agli arti, avrebbero potuto essergli fatali, ma fortunatamente, secondo fonti sanitarie, la sua vita non è più in pericolo. Tuttavia, resta alto l’allarme nella comunità e tra le istituzioni cittadine.
A seguito dei due fatti di sangue, il prefetto di Napoli, Michele di Bari, ha convocato una riunione urgente del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica. Al termine dell’incontro, tenutosi presso il Palazzo del Governo, il prefetto ha rilasciato dichiarazioni che lasciano trasparire una profonda inquietudine: nonostante Piazza Dante sia formalmente una zona presidiata, questo non ha impedito che vi si verificassero due gravi episodi a distanza di poche ore. Secondo il prefetto, non si tratta solo di un problema di sicurezza pubblica nel senso stretto del termine, ma di un’emergenza educativa. Le sue parole richiamano l’attenzione su un fenomeno che si sta allargando come una crepa silenziosa tra le nuove generazioni: un deficit valoriale che mette in discussione il senso stesso della vita, dell’amicizia, del rispetto reciproco. Il prefetto ha sottolineato come, sebbene si tratti di una minoranza di giovani, la gravità degli atti compiuti e la loro ripetitività creano un allarme sociale che non può più essere ignorato. In questa ottica, il Comitato ha deciso di rafforzare i controlli e i servizi mirati, puntando anche su provvedimenti amministrativi per tentare di arginare il fenomeno.
Nel dettaglio, il primo accoltellamento è avvenuto nella notte tra il 3 e il 4 maggio. La vittima, un quattordicenne, è stata ferita da un coetaneo con tre coltellate. Entrambi fanno parte di gruppi di ragazzi della stessa area urbana, quella di Materdei, un quartiere popolare non lontano dal centro. Secondo quanto ricostruito dalla polizia, l’aggressione è scaturita da un litigio scoppiato per motivi futili, un copione che si ripete spesso nelle notti della movida partenopea. L’aggressore è stato identificato e denunciato a piede libero per lesioni gravi. È stato proprio questo primo episodio a far aumentare l’attenzione su Piazza Dante, ma nessuno avrebbe potuto prevedere che a distanza di meno di 24 ore un altro adolescente sarebbe stato vittima di una nuova e ancor più violenta aggressione con arma da taglio.
Il secondo fatto, avvenuto nella notte tra il 4 e il 5 maggio, ha visto coinvolto un quindicenne ferito con almeno otto fendenti, alcuni dei quali profondi e pericolosamente vicini a organi vitali. La scena è avvenuta nuovamente in Piazza Dante, in un orario in cui il luogo è frequentato da numerosi giovani. Il ragazzo, soccorso da alcuni passanti e poi dal personale sanitario, è stato immediatamente trasportato al Vecchio Pellegrini in codice rosso. Le sue condizioni inizialmente facevano temere il peggio, ma dopo ore critiche, è stato dichiarato fuori pericolo. Le indagini, coordinate dalla Procura presso il Tribunale per i Minorenni di Napoli, hanno portato al fermo del presunto aggressore: un sedicenne anch’egli di Materdei, rintracciato presso la propria abitazione nelle prime ore del mattino. L’accusa nei suoi confronti è di tentato omicidio, un reato gravissimo che evidenzia la pericolosità dell’atto compiuto. I motivi alla base dell’aggressione sono ancora oggetto di indagine e gli inquirenti mantengono il massimo riserbo, sia per la delicatezza del caso, sia per la minore età dei soggetti coinvolti.
Quanto accaduto ha scosso non solo le famiglie coinvolte, ma anche la cittadinanza, le istituzioni e gli operatori scolastici. Il dibattito si è subito acceso, richiamando l’urgenza di interventi educativi strutturali e non solo repressivi. La percezione della violenza tra i giovani, soprattutto in determinati quartieri o in contesti di aggregazione non controllata, si sta facendo sempre più acuta. Piazza Dante, cuore culturale e sociale della città, simbolo della vitalità giovanile napoletana, si è trasformata per due notti consecutive in uno scenario di sangue. La questione riguarda l’intera comunità e apre una riflessione che va oltre l’ordine pubblico: serve un’alleanza educativa tra scuola, famiglia, istituzioni e terzo settore per contrastare il dilagare di un disagio che sfocia sempre più spesso in episodi di violenza estrema.
La Procura, le forze dell’ordine, il Comune e la Prefettura hanno annunciato nuove misure di controllo e vigilanza, ma tutti concordano sul fatto che non si possa affrontare il problema con sole telecamere e pattuglie. Serve ricostruire il tessuto relazionale dei giovani, riaprire spazi di aggregazione sani, investire sulla prevenzione e sull’educazione civica. I due casi di Piazza Dante non sono un’eccezione ma l’ennesimo campanello d’allarme. Le statistiche sulle baby gang, sulle aggressioni tra coetanei, sugli atti di bullismo in contesto urbano parlano chiaro: c’è una fascia di adolescenti che ha smarrito riferimenti, che cresce tra modelli sbagliati e mancanza di opportunità reali. La violenza, in questo contesto, diventa linguaggio espressivo e canale di sfogo di frustrazioni profonde. Il rischio è quello di una generazione arrabbiata e senza direzione, che può diventare pericolosa per sé e per gli altri.
Napoli, città complessa e contraddittoria, non è nuova a queste dinamiche, ma quanto accaduto negli ultimi giorni rappresenta un passaggio critico. La speranza è che da questa ennesima emergenza scaturisca una reazione forte, condivisa e duratura. Solo così Piazza Dante potrà tornare ad essere ciò che è sempre stata: un luogo di incontro, di cultura, di gioventù viva e consapevole, e non teatro di violenza e paura.