Oggi, alle ore 16:00, presso la Sala Consiliare della Settima Municipalità in via "I Misteri di Parigi", a Secondigliano, si terrà la cerimonia di presentazione della prima associazione FAI (Federazione delle Associazioni Antiracket e Antiusura) dedicata al quartiere. Un'iniziativa di enorme rilevanza sociale e simbolica, che porta il nome di Nicola Barbato, il vice sovrintendente della Polizia di Stato gravemente ferito il 25 settembre 2015 mentre tentava di sventare un'estorsione a Fuorigrotta e deceduto nel marzo scorso a 61 anni.
L'evento vedrà la partecipazione di figure istituzionali di primo piano: la presidente della Commissione Parlamentare Antimafia, Chiara Colosimo, il commissario straordinario antiracket e antiusura, Maria Grazia Nicolò, il prefetto di Napoli, Michele Di Bari, il presidente nazionale della FAI, Luigi Ferrucci, il coordinatore regionale della Campania, Rosario D’Angelo, il presidente della FAI Secondigliano, Paolo Serpico, e il presidente della Settima Municipalità, Antonio Troiano. Un parterre di autorità che sottolinea l’importanza della giornata e l’impegno condiviso nella lotta contro la criminalità organizzata.
L’iniziativa si inserisce all’interno del progetto “Insieme contro racket e usura”, finanziato dalla Regione Campania, e rappresenta un nuovo presidio di legalità in un territorio che per troppi anni ha vissuto sotto la morsa della camorra. Secondigliano è stato infatti teatro di sanguinose guerre tra clan, con il lungo scontro tra i Di Lauro e il cartello degli "scissionisti". Oggi, con la nascita della FAI Secondigliano, si apre una nuova pagina per il quartiere, che punta a liberarsi dalla paura e dall’omertà attraverso il sostegno alle vittime di estorsione e usura.
La scelta di intitolare l'associazione a Nicola Barbato non è casuale. La sua storia è un simbolo di coraggio e dedizione assoluta al dovere. Quel 25 settembre 2015, Barbato era impegnato in un'operazione sotto copertura per smascherare un giro di estorsioni che colpiva un negozio di giocattoli a Fuorigrotta. Fingendosi un dipendente dell’attività commerciale, attese invano l’arrivo degli estorsori. Solo dopo il termine del servizio, mentre era già in auto con un collega, venne brutalmente colpito. Un criminale si infilò nel sedile posteriore della vettura e aprì il fuoco, ferendolo gravemente alla nuca. Nonostante la ferita devastante, Barbato trovò la forza di reagire e di trattenere l’aggressore fino a perdere i sensi.
L’agente, promosso per meriti straordinari, nel 2016 ricevette la Medaglia d'Oro al Valor Civile, e nel 2022 fu insignito del titolo di Cavaliere dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana. La sua vita, segnata da lunghi anni di sofferenza a seguito della sparatoria, si è spenta nel marzo scorso, a causa di complicazioni legate a una polmonite. La sua famiglia, i colleghi e l’intera comunità lo ricordano come un uomo che non ha mai smesso di combattere, nemmeno dopo il ferimento.
L'intitolazione della FAI Secondigliano a Nicola Barbato è solo una delle iniziative per onorare la sua memoria. Di recente, è stata avanzata la proposta di dedicargli una targa in via Leopardi, nei pressi della Stazione Fuorigrotta della Cumana, proprio nel luogo in cui dieci anni fa venne ferito. Un gesto simbolico che sottolinea l'importanza della memoria, affinché il sacrificio di uomini come Barbato non venga dimenticato.
Chi era Nicola Barbato?
Nicola Barbato era un poliziotto di grande esperienza, con un passato alla Squadra Mobile di Napoli, dove aveva prestato servizio insieme a Vittorio Pisani, oggi capo della Polizia. La sua carriera è stata segnata da un impegno costante nella lotta alla criminalità organizzata, e il suo ultimo incarico nel servizio antiracket testimoniava la sua dedizione alla giustizia. Quel giorno, il 24 settembre 2015, si trovava con un collega sotto copertura, fingendosi un commesso di un negozio nel mirino della camorra. Nessun estorsore si presentò durante l'orario di apertura, ma al termine del servizio, la tragedia si consumò in pochi istanti.
Dopo il ferimento, Barbato rimase in condizioni critiche per settimane. I medici non gli davano molte speranze, ma con incredibile forza di volontà riuscì a sopravvivere, anche se la sua vita non sarebbe più stata la stessa. Paralizzato, con gravi difficoltà motorie, trascorse anni tra terapie e riabilitazione. Nonostante tutto, non perse mai la sua forza d’animo, continuando a essere un esempio di determinazione e amore per la divisa.
Per la sua famiglia, Nicola Barbato non era solo un eroe, ma soprattutto un padre e un marito. I suoi figli, Luigi e Giovanna, hanno scelto di seguire le sue orme nella Polizia di Stato. Se Luigi aveva già deciso di intraprendere questa strada, Giovanna ha abbandonato la carriera di insegnante di danza per indossare la divisa, ispirata dalla dedizione del padre e dal supporto ricevuto dalla comunità degli agenti nei momenti più difficili.
Oggi, il suo sacrificio diventa un simbolo per il quartiere di Secondigliano e per tutti coloro che vogliono combattere il racket e l’usura. La nascita della FAI Secondigliano è un segnale forte: la camorra può essere sconfitta, ma solo attraverso la collaborazione tra cittadini, istituzioni e forze dell’ordine. Il coraggio di denunciare, l’assistenza alle vittime e la costruzione di una rete di sostegno sono gli strumenti fondamentali per estirpare la criminalità organizzata dal tessuto sociale.
L'associazione FAI Secondigliano sarà un punto di riferimento per chi vuole ribellarsi al giogo dell’illegalità. Offrirà supporto alle vittime, promuoverà attività di sensibilizzazione e lavorerà in sinergia con le forze dell’ordine per contrastare le attività criminose sul territorio. Il messaggio che arriva dalla cerimonia di oggi è chiaro: Secondigliano non è solo terra di camorra, ma anche di uomini e donne che scelgono di schierarsi dalla parte della legalità.
Il sacrificio di Nicola Barbato non è stato vano. Il suo esempio continua a vivere e a ispirare chi ogni giorno lotta per un futuro migliore.
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