Napoli è una città che lotta da decenni per scrollarsi di dosso l’etichetta di capitale della criminalità organizzata. Una battaglia difficile, condotta con coraggio dai suoi cittadini, dalle associazioni culturali, dai commercianti e da chi, ogni giorno, cerca di valorizzare il territorio attraverso iniziative virtuose. Ma ancora una volta, la città si ritrova al centro di una polemica che divide l’opinione pubblica e riaccende il dibattito sull’impatto delle produzioni cinematografiche e televisive sulla percezione di Napoli nel mondo.
Al centro della controversia, le riprese di "Gomorra – Le Origini", il prequel della celebre serie di Sky, che racconta la nascita e l’ascesa criminale di Pietro Savastano negli anni ’70. Dopo i set allestiti tra San Giovanni a Teduccio e Torre Annunziata, ora si vocifera che alcune scene possano essere girate nei Quartieri Spagnoli, scatenando la protesta di residenti e commercianti, che temono una nuova etichettatura negativa per il loro quartiere.
A guidare la mobilitazione è Ciro Bossis, amministratore della seguitissima pagina Facebook Figli del Sud Popolo Sovrano, che ha lanciato un chiaro messaggio contro la produzione della serie. Due striscioni campeggiano all’ingresso dei Quartieri Spagnoli: "Ciak si gira, sempre Napoli di mira" e "Speculative riprese, imperdonabili offese". Uno slogan che sintetizza il sentimento di chi vive quotidianamente queste strade e non vuole che il proprio quartiere sia associato, ancora una volta, alla criminalità organizzata.
In un video diventato virale, Bossis spiega le motivazioni della protesta: "Noi qua non vi vogliamo, ci abbiamo impiegato tanti anni per portare un po’ di cultura in questa zona. Jatevenne. I ragazzi devono andare a scuola, non fare i casting per Gomorra. Caro Saviano, vai a guadagnare i tuoi soldi da un’altra parte. Invitiamo tutte le mamme di Napoli a scendere in piazza contro questa malsana cultura di malavita. A noi la malavita non ci appartiene".
Un appello che ha trovato ampio consenso tra i cittadini, con centinaia di commenti a sostegno dell’iniziativa. Solo poche voci contrastanti hanno evidenziato che, per alcuni giovani, partecipare come comparse alla serie potrebbe rappresentare un’occasione per entrare nel mondo del cinema. Ma la maggior parte dei residenti non vuole sentire ragioni: la paura è che il quartiere venga di nuovo marchiato come un covo di criminali, vanificando gli sforzi di chi cerca di promuovere un’immagine diversa della città.
La produzione di "Gomorra – Le Origini" è affidata a Sky Studios e Cattleya, con una sceneggiatura scritta da Leonardo Fasoli e Maddalena Ravagli, già autori della serie originale. Tra gli sceneggiatori figura anche Marco D’Amore, che ricopre il ruolo di supervisore artistico, e lo stesso Roberto Saviano, da sempre accusato di aver contribuito a diffondere un’immagine stereotipata e negativa di Napoli.
La narrazione di "Gomorra – Le Origini" si sviluppa negli anni ’70, con un’ambientazione ricreata fedelmente: cabine telefoniche, vecchi chioschi, insegne d’epoca e auto vintage per immergere lo spettatore in un’epoca ormai scomparsa. Ma per molti napoletani il problema non è la ricostruzione storica, bensì il messaggio che viene trasmesso: un racconto che, seppur ispirato a fatti reali, rischia di consolidare nell’immaginario collettivo un’immagine negativa della città.
Napoli e Gomorra, un connubio che per molti deve essere spezzato. I Quartieri Spagnoli, storicamente considerati una delle zone più difficili della città, stanno vivendo un periodo di grande trasformazione grazie al turismo e agli investimenti di imprenditori locali. Botteghe artigiane, ristoranti, locali alla moda e iniziative culturali stanno cambiando il volto del quartiere, attirando ogni anno migliaia di visitatori italiani e stranieri.
Ma secondo i residenti, la narrazione proposta da "Gomorra – Le Origini" rischia di riportare indietro il quartiere di trent’anni. "Ci abbiamo messo anni a riqualificare il nome del quartiere", denunciano i cittadini, "ci sono tanti bravi imprenditori che investono e non meritano di essere associati ancora ai fenomeni criminali che hanno colpito queste strade in un passato che fa ancora male a tutti".
Anche l’Associazione Culturale Neoborbonica, attraverso il suo presidente Gennaro De Crescenzo, si schiera dalla parte della protesta: "Ancora una volta, la nostra città viene sfruttata per alimentare stereotipi pericolosi. Napoli è stata capitale di una nazione ricca di cultura, arte, scienza e innovazione. È questo il racconto che vogliamo portare sugli schermi, non quello di una città piegata alla criminalità. Chiediamo alle istituzioni di intervenire: Napoli deve essere raccontata con dignità".
Un appello condiviso anche da Emilio Caserta, giornalista e coordinatore giovanile del Movimento Neoborbonico, che rilancia: "È ora di dire basta a chi specula sulle nostre ferite. Chiediamo che il sindaco di Napoli intervenga e non conceda i permessi per queste riprese. È tempo di riappropriarci del nostro orgoglio e di promuovere una narrazione diversa della nostra terra".
Ma il dibattito non si ferma qui. Alcuni attivisti puntano il dito anche contro il sostegno economico che la Regione Campania e altre istituzioni spesso garantiscono a produzioni televisive di successo, che però, secondo i critici, alimentano un’immagine negativa della città. "Non possiamo accettare che i soldi pubblici vengano utilizzati per raccontare Napoli solo come un luogo di criminalità e degrado", affermano i manifestanti.
La tensione è alta, ma la protesta resta pacifica. L’obiettivo è chiaro: fermare le riprese e chiedere che Napoli venga rappresentata in modo diverso. "La città si ribellerà pacificamente a questa ennesima imposizione della cultura camorristica travestita da intrattenimento", dichiarano i promotori della protesta. "Napoli merita di essere raccontata con dignità, attraverso progetti cinematografici e televisivi che esaltino la sua vera grandezza e il suo futuro. Gomorra deve finire".
Quella dei Quartieri Spagnoli non è solo una battaglia contro una serie televisiva, ma una lotta per il futuro di Napoli. Una città che, con tutte le sue difficoltà, cerca di riscrivere la propria storia, lontano dagli stereotipi che per troppo tempo l’hanno penalizzata.
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