L’emergenza idrica che ha colpito i Comuni di Arzano e Casavatore rappresenta solo una parte del dramma che molte famiglie stanno vivendo in queste ore. La rottura della condotta idrica, causata dal cedimento del terreno in Via Cupa Vicinale dell’Arco a Secondigliano, ha costretto all’evacuazione di 22 nuclei familiari, lasciando decine di persone senza un tetto sicuro. Mentre i tecnici di Acqua Campania lavorano senza sosta per riparare i danni e ripristinare la fornitura, un’altra minaccia si aggiunge al quadro già complesso: i tentativi di furto nelle abitazioni lasciate vuote dagli sfollati.
Secondo le testimonianze, alcune famiglie evacuate hanno dovuto organizzarsi autonomamente per proteggere le proprie case, istituendo ronde notturne per contrastare il rischio di sciacallaggio. “Abbiamo scongiurato più volte i furti grazie alla nostra presenza costante,” dichiarano gli sfollati, visibilmente provati dalla situazione. La paura di perdere quel poco che resta nelle abitazioni si somma all’incertezza sui tempi di rientro e alla sensazione di essere stati dimenticati. Molti residenti, costretti a dormire in strutture improvvisate o addirittura nelle proprie automobili, chiedono risposte immediate e interventi più incisivi per garantire la sicurezza dei luoghi evacuati.
L'assenza di vigilanza istituzionale rappresenta un vuoto che rischia di aggravare ulteriormente il disagio sociale. Il fenomeno del saccheggio, in situazioni di emergenza, non è nuovo e mette in evidenza una criticità ben nota: la mancanza di un piano integrato per la tutela dei beni nelle aree evacuate. Gli sfollati, oltre a fare i conti con l’impossibilità di accedere all’acqua corrente, si trovano quindi a fronteggiare una minaccia concreta che mina la loro sicurezza e la loro dignità.
Intanto, il Centro Coordinamento Soccorsi, attivato dal prefetto Michele di Bari, continua a monitorare l’intervento per la riparazione della rete idrica. La collaborazione tra la Direzione generale del Ciclo integrato delle acque della Regione Campania e l’Ente idrico campano ha permesso di garantire, attraverso autobotti e fontane pubbliche, un approvvigionamento minimo per limitare i disagi. Tuttavia, il disagio resta tangibile. I residenti evacuati lamentano ritardi e poca chiarezza sulle tempistiche per il rientro nelle loro case, chiedendo maggiore trasparenza e un intervento più deciso delle autorità.
Il fenomeno degli sciacalli, purtroppo, non è un caso isolato. In situazioni di emergenza, il rischio di furti e vandalismi nelle aree evacuate cresce esponenzialmente, alimentato dalla vulnerabilità del contesto e dalla percezione di una scarsa presenza dello Stato. Per molti sfollati, la necessità di organizzarsi autonomamente per proteggere i propri beni diventa una sfida quotidiana che si aggiunge a quella già gravosa dell’emergenza abitativa. La sensazione di abbandono è accentuata dal fatto che, nonostante gli sforzi delle autorità per gestire la crisi idrica, le misure di sicurezza per le case lasciate incustodite sembrano insufficienti.
L’episodio di Secondigliano solleva interrogativi più ampi sulla gestione delle emergenze nei contesti urbani. È evidente che l’infrastruttura e la rete di protezione sociale necessitano di un potenziamento significativo per far fronte non solo agli imprevisti tecnici, ma anche alle conseguenze indirette, come la tutela della proprietà privata. In futuro, sarà fondamentale prevedere l’integrazione di piani di sicurezza specifici per evitare che situazioni simili si ripetano.
Le famiglie sfollate, nel frattempo, restano in attesa. In attesa di un ritorno alla normalità, di una casa sicura, ma soprattutto di una risposta concreta alle loro richieste di protezione e dignità.