Alle porte di Napoli, tra Secondigliano e Capodimonte, un'operazione della Guardia di Finanza ha portato alla luce una rete illegale di streaming che ha generato un giro d’affari impressionante, quasi 900mila euro in soli quattro anni. Il cuore di questa operazione era situato a via Marianella, dove un giovane informatico di nome Cristian Fidato, appena ventiduenne, si era imposto come figura centrale di un’associazione dedita alla violazione del diritto d’autore.
L’inchiesta, condotta dal pool reati informatici sotto la guida del pm Vincenzo Piscitelli, ha portato all’arresto del presunto “re delle pezzotto TV”, come emerso da intercettazioni agli atti. Non si tratta soltanto di una classica storia di pirateria digitale: questa indagine segna un punto di svolta nel contrasto a queste pratiche, coinvolgendo non solo i promotori, ma anche gli utilizzatori finali del servizio.
Sono infatti oltre 5800 i nomi registrati come clienti della piattaforma illegale, una lista che include utenti campani e persino fruitori in altre regioni e Paesi dell'Est Europa. Questi soggetti, identificati attraverso le tracce lasciate sui conti correnti e i pagamenti effettuati, sono ora a rischio di sanzioni pecuniarie di 150 euro e, in alcuni casi, di procedimenti penali.
L’inchiesta ha evidenziato un sistema ben organizzato, basato sulla trasmissione di contenuti protetti tramite la piattaforma IPTV "Italia TV". Attraverso link e codici numerici, i clienti potevano accedere a partite di calcio, eventi sportivi e film normalmente disponibili sulle principali piattaforme di streaming a pagamento. I pagamenti avvenivano in gran parte tramite criptovalute, rendendo ancora più complesso il tracciamento delle operazioni finanziarie.
Cristian Fidato, descritto dagli inquirenti come il promotore dell’intera rete, si era creato una falsa identità, Gennaro Maddaloni, e gestiva 32 conti correnti per il riciclaggio dei proventi. Durante le indagini, è stato rilevato come l’indagato cercasse di mascherare le sue attività dichiarandosi studente mantenuto dai genitori o libero professionista con redditi oscillanti tra i 50mila e i 100mila euro, pur non avendo mai effettuato regolari versamenti fiscali.
Accanto a Fidato, sono stati identificati due complici, Fiorino Della Corte e Anatoliy Perrotta, entrambi soggetti all’obbligo di firma presso le autorità giudiziarie. L’organizzazione era talmente ben strutturata che le indagini hanno rivelato dettagli precisi sulla trasmissione dei contenuti, sui flussi finanziari e sull’impiego di tecnologie avanzate per eludere i controlli.
Ma questa operazione non si limita alla repressione dei promotori: per la prima volta, l’attenzione si sposta anche sugli utenti finali. Oltre alla multa, i clienti della pezzotto TV rischiano segnalazioni al prefetto, che potrebbero portare a procedimenti disciplinari, in particolare per i professionisti iscritti ad albi. Qualora emergano reati più gravi, come la diffusione di materiale pedopornografico, le conseguenze saranno di natura penale.
Questa vicenda rappresenta un chiaro messaggio contro la pirateria digitale, un fenomeno che non riguarda più solo piccoli gruppi isolati ma reti capaci di generare profitti enormi. La centrale di Marianella è stata smantellata, ma l’impatto di questa indagine avrà sicuramente eco ben oltre i confini di Napoli.
Con le sanzioni già in corso di notifica e un’udienza al Riesame programmata per lunedì, la storia della pezzotto TV continua a far discutere, aprendo nuovi scenari nel contrasto alle violazioni del diritto d’autore e sottolineando l’importanza di una lotta sempre più tecnologica contro le frodi digitali.
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