Negli ultimi giorni, il centro storico di Napoli è stato teatro di episodi di violenza che hanno strappato alla vita tre giovanissimi, lasciando la comunità sotto shock. L'ultimo a perdere la vita è stato Arcangelo Correra, un ragazzo di soli 18 anni, ferito alla testa da un colpo di pistola in vico Sedil Capuano, a pochi passi da via dei Tribunali. Nonostante i disperati tentativi di salvarlo all’Ospedale Vecchio Pellegrini, Arcangelo non ce l’ha fatta, diventando l’ennesima vittima di un’escalation di brutalità che sembra non trovare fine. La sua morte segue di pochi giorni quella di Emanuele Tufano, 15 anni, e di Santo Romano, 19 anni, tutti accomunati da un destino tragico.
Arcangelo Correra era un giovane incensurato, un ragazzo che aiutava il padre nel negozio di souvenir della famiglia. Eppure, la violenza lo ha raggiunto in una delle strade più frequentate e vivaci della città. Le circostanze che hanno portato alla sua uccisione sono ancora avvolte nel mistero. Secondo le prime ricostruzioni, qualcuno si è avvicinato a lui e, senza esitazione, ha premuto il grilletto. Una violenza fulminea e inspiegabile, che ha spezzato una vita giovane e piena di promesse. La notizia ha scosso non solo la sua famiglia, già segnata dalla tragica perdita del cugino Luigi Caiafa, morto nel 2020 durante una rapina, ma anche un'intera comunità che si interroga sul proprio futuro.
L’omicidio di Arcangelo arriva in un momento già critico per Napoli. La città è da tempo intrappolata in una spirale di violenza che colpisce indiscriminatamente giovani e giovanissimi. I recenti omicidi di Emanuele Tufano e Santo Romano sottolineano la gravità della situazione. Emanuele, appena quindicenne, è stato assassinato in corso Umberto, mentre Santo, un giovane calciatore e portiere di una squadra di Eccellenza, ha perso la vita tentando di placare una lite. Ogni storia è unica, ma tutte raccontano di sogni infranti e di famiglie distrutte, di giovani vite stroncate ancor prima di poter sbocciare.
Questo clima di paura e insicurezza non può essere ignorato. Napoli, con le sue strade piene di storia e cultura, rischia di diventare il simbolo di una generazione perduta. Le autorità locali e nazionali sono chiamate a rispondere con azioni concrete e immediate per arginare questa ondata di sangue. I cittadini chiedono sicurezza, giustizia e soprattutto un futuro diverso per i propri figli.
La città, ferita ma non piegata, continua a lottare per trovare una via d'uscita. Ma ogni nuova vittima rappresenta una sconfitta collettiva, un segnale che il sistema di prevenzione e controllo non sta funzionando. La domanda che riecheggia tra i vicoli e le piazze è sempre la stessa: quanto ancora dovremo aspettare per vedere una Napoli libera dalla violenza?
Posta un commento
0Commenti