Via Cupa Capodichino, una delle arterie principali della periferia napoletana, si trova oggi in una situazione di degrado che preoccupa sempre più i residenti e chiunque debba attraversare questa strada ogni giorno. Il sindacalista napoletano Giuseppe Alviti, figura di spicco per le sue battaglie sociali e civiche, ha lanciato un nuovo grido d'allarme che non può e non deve essere ignorato.
Secondo Alviti, la condizione della strada è il risultato di una negligenza prolungata da parte delle istituzioni locali, che si sono limitate a tamponare una perdita d’acqua senza mai risolvere i problemi di base legati alla sicurezza e alla manutenzione. Il manto stradale è disseminato di avvallamenti pericolosi che, uniti alla mancanza di dossi e dissuasori di velocità, trasformano la via in una trappola quotidiana per automobilisti e pedoni. Ogni giorno, auto e moto sfrecciano senza alcuna regolamentazione in una zona dove il rischio di incidenti gravi è ormai concreto.
Nonostante le continue richieste da parte del sindacalista e dei cittadini, sembra che le istituzioni abbiano scelto di ignorare la questione. Mentre in altre aree di Napoli, come San Pietro a Patierno, sono stati installati diversi dossi stradali per rallentare il traffico e garantire la sicurezza, a Miano – quartiere di cui Via Cupa Capodichino fa parte – non è stato fatto nulla. Questo, sostiene Alviti, è un chiaro esempio di discriminazione istituzionale: Miano è priva di un consigliere che rappresenti le esigenze dei suoi abitanti, e questo la rende una zona "dimenticata".
Il disagio non è solo fisico, ma anche sociale. La mancanza di interventi non riguarda solo la manutenzione delle strade, ma riflette un generale abbandono del quartiere, dove i servizi di base scarseggiano e dove la qualità della vita sta peggiorando. Le parole di Alviti risuonano come un monito: "Se chi di competenza non interverrà presto, ci scapperà il morto". Il degrado non è solo una questione di sporcizia o di strade dissestate, ma di mancanza di attenzione verso una comunità che si sente sempre più isolata e abbandonata.
Alviti ha sottolineato che il suo impegno non si fermerà finché non verranno adottati provvedimenti concreti per garantire la sicurezza e la dignità dei residenti di Via Cupa Capodichino e del rione Gescal. La sua denuncia non riguarda solo la semplice installazione di dossi, ma una visione più ampia di quella che dovrebbe essere la vera politica sociale: una politica che si occupa del benessere dei cittadini, non solo di questioni estetiche o di piccola manutenzione. Fare politica, secondo il sindacalista, non significa "ripulire le erbacce", ma affrontare i problemi reali delle persone, ascoltare le loro richieste e agire in modo efficace per migliorare la qualità della loro vita.
La situazione di Via Cupa Capodichino rappresenta un microcosmo di un problema più ampio che affligge molte aree periferiche italiane, dove l’assenza di rappresentanza politica e di attenzione istituzionale crea un terreno fertile per il disagio sociale. Alviti, con la sua denuncia, non solo pone l’accento su un problema locale, ma invita a riflettere su come la politica possa davvero essere al servizio della comunità, piuttosto che limitarsi a interventi superficiali.
Il futuro di Via Cupa Capodichino è incerto, ma ciò che è certo è che la voce di Alviti e dei residenti non può più essere ignorata.
Posta un commento
0Commenti