È un periodo nero per i trasporti pubblici locali. Anzi, nerissimo. Dallo scorso venerdì 10 marzo, tutta la città di Napoli è a piedi. Le linee dell'Anm non passano più, lo stazionamento di viale delle Galassie è desolatamente vuoto. I cittadini (ma anche i dipendenti) sono sempre più esasperati per quello che può essere definito come un vero e proprio sciopero selvaggio. Diamo un'occhiata alle ragioni delle varie parti in causa, per una vertenza che non sembra avere mai fine e non fa altro che danneggiare l'intera collettività.
Un disagio crescente
Non è facile fare un punto preciso della situazione, ma ci provo. Dopo alcuni giorni di servizi a intermittenza, la situazione ha iniziato a degenerare lo scorso venerdì. È stata una giornata di grandi tensioni. Numerosi dipendenti Anm (tra i quali vari autisti) hanno convocato assemblee nei depositi degli autobus. Una protesta spontanea, che non ha a che fare con alcuna organizzazione sindacale.
Il motivo? I vertici dell'azienda di trasporti pubblici hanno presentato un nuovo piano di ristrutturazione, con l'avallo dell'amministrazione del Comune di Napoli. A partire dal 1°aprile 2017, le tariffe aumenterebbero del 10%, mentre anche i permessi sosta dei vari residenti costerebbero di più. A tutto questo, bisogna aggiungere la minaccia di licenziamento di 150 autisti, con l'obiettivo di riassumerne in seguito 160. Inoltre, ulteriori 170 lavoratori dovrebbero essere destinati all'azienda di trasporti suburbani. Ci si lamenta anche del congelamento dei premi di produzione per i prossimi tre anni. Al tempo stesso, i dipendenti Ctp rivendicano i pagamenti degli stipendi arretrati.
Nelle giornate successive, la situazione è rimasta praticamente la stessa. Disservizi diffusi, agitazioni, assemblee. Anche stamattina, non è cambiato nulla. Il contestato amministratore unico dell'Anm Alberto Ramaglia ha invitato i dipendenti ad entrare in servizio con una nota. Una richiesta non accolta. Anche oggi, gli autobus sono fermi nei depositi.
Le ragioni dei dipendenti Anm
Autisti e lavoratori Anm in generale si lamentano per diverse motivazioni. Prima di tutto, un piano di ristrutturazione che prevederebbe una lunga sequenza di tagli al costo del lavoro senza alcun criterio, con veri e propri licenziamenti ed esuberi selvaggi. Da non lasciare in secondo piano l'aumento del biglietto per un servizio pubblico sempre più fatiscente. Tanti onesti dipendenti non andrebbero mortificati con una misura che non si curerebbe delle loro esigenze e della qualità del loro lavoro.
Le richieste di Anm e Ctp? L'eliminazione dei privilegi nei riguardi dei dirigenti, che percepiscono uno stipendio annuo tra i 100 e i 180 mila euro. Quindi, una corretta valutazione degli sprechi e l'organizzazione di un nuovo piano industriale, che vada a favore di lavoratori e cittadini. Gli scioperanti invocano anche la rimozione di Ramaglia dal suo incarico e un rapido incontro col sindaco di Napoli Luigi De Magistris.
Le ragioni dei cittadini
Ovviamente, una situazione così intricata si ripercuote non poco sulle attività quotidiane dei privati cittadini. Centinaia, migliaia le proteste inviate ai vari gruppi Facebook ed alla pagina ufficiale dell'Anm. C'è chi chiede i rimborsi dei biglietti e degli abbonamenti mensili, chi addirittura rischia il posto di lavoro per i disservizi ormai insostenibili.
Ciò che si sa è che da venerdì Napoli è a piedi. All'evanescenza dei bus, bisogna aggiungere anche i disagi riguardanti gli alibus e le linee della Metropolitana che saltano diverse corse. Ad ogni richiesta fatta dai cittadini alla pagina Facebook dell'Anm, la risposta è più o meno sempre la stessa: "Buongiorno, purtroppo si stanno verificando disservizi su tutta la rete. Ci scusiamo per i disagi". Come un nastro prestampato, in pratica.
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