L'articolo seguente risale a 7 anni fa, ma è ancora terribilmente attuale. Ve lo riproponiamo.
Questa non è fantascienza. E' solo il rendering del progetto di riqualificazione del Quadrivio di Secondigliano. Sulle ceneri di quei palazzi e negozi ingoiati in un'enorme voragine, in quell'incrocio che guarda Miano, Secondigliano e Scampia, diventato tomba per 11 persone, il 23 gennaio 1996, un pool di architetti aveva immaginato un grande albergo con una galleria commerciale e un mega parcheggio. In ventuno anni invece è stato fatto poco o nulla.
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Progetto di riqualificazione del Quadrivio (mai iniziato) |
Il 2 dicembre 2005 viene demolito l'antico mulino pericolante di via Napoli Capodimonte. Il 6 febbraio 2007 viene inaugurata la piazzetta confinante con il vecchio mulino. Nuovo arredo urbano, qualche panchina e un vivace trompe l’oeil realizzato da artisti francesi. Forse non è un caso la scelta di questa tecnica pittorica.
Il sogno della riqualificazione resterà un'illusione, proprio come quando guardi un dipinto realizzato in modo così realistico, da far sembrare svanita la parete su cui è impresso. Ogni bonifica, negli anni successivi, nell'area abbandonata, sarà un bluff. Nemmeno il tempo di ripulire, che ricrescono le erbacce e ricompaiono i rifiuti.
Perfino l'installazione di una piccola fontana che i parenti delle vittime chiedono al Comune per innaffiare i fiori o pulire la cappella, diventa una conquista. Quest'anno i familiari hanno trovato la fontana fuori uso. Misteri del degrado. E per rendere decorosa la cappella, in vista della commemorazione di oggi, sono stati costretti ad elemosinare l'acqua da un negozio vicino.
Dimenticatevi questo disegno. Anzi tenetelo bene a mente. E' il termometro di 21 anni di incuria, burocrazia, false promesse, discorsi infarciti di retorica, propositi preelettorali. Come se bastasse un palazzetto dell'Asl o un giardinetto pubblico intitolato ad una vittima per rimarginare quella che ferita che chiede ancora giustizia e riscatto. Per gli undici morti. Per i loro cari. Per la loro terra.
di Luca Saulino
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