Il 24 gennaio 2005, la vita del giovane imprenditore Attilio Romanò viene spezzata dalla criminalità organizzata. Un ragazzo come tanti altri, con una voglia infinita di realizzarsi e con numerose passioni.
Nato il 30 maggio 1975, Attilio consegue il diploma di maturità scientifica prima di iscriversi presso la facoltà di Ingegneria Informatica. Sogna di entrare nell'Aeronautica, ma viene fermato da un piccolo difetto alla vista. Nonostante ciò, non si perde d'animo e diventa team leader in un'azienda di telecomunicazioni.
Nel mese di dicembre 2000, dopo tanta fatica, Attilio riesce nel suo intento, ossia quello di avviare un'attività tutta sua. Inaugura un negozio di telefonia e informatica in via Napoli a Capodimonte, nel quartiere di Miano. Il suo negozio cresce e lui realizza un altro desiderio, ovvero sposare la sua amata Natalia il 24 settembre 2004.
Purtroppo, Attilio vive in un contesto sbagliato. La faida di Secondigliano è al suo culmine e la guerra tra il clan Di Lauro e gli scissionisti si fa sempre più aspra. Gli agguati si susseguono quasi a cadenza quotidiana, colpendo anche persone che non hanno nulla a che fare con la criminalità organizzata.
Ciò riguarda anche Attilio Romanò, che il 24 gennaio 2005 si sta accingendo alla chiusura quotidiana del suo negozio. Un gruppo di sicari entra nel locale e il 20enne Mario Buono colpisce Romanò con 5 colpi di pistola, senza neanche sapere chi fosse. Il loro obiettivo era quello di ammazzare Salvatore Luise, nipote del boss degli scissionisti Rosario Pariante.
Un assurdo scambio di persona ha appena strappato la vita a un uomo di 20 anni. Una persona come tante altre, appassionata di musica, poesia, teatro, giornalismo, fotografia, tecnologia, design. Amante del mare e con il desiderio di volare. Nel frattempo, Mario Buono e il boss Marco Di Lauro sono stati condannati all'ergastolo, ma nulla potrà mai restituire ad Attilio e alle persone a lui più care ciò che ha perso senza alcuna colpa.
Sua sorella Maria Romanò lo ricorda come "un ragazzo socievole, allegro e pieno di vita". Lei, insieme agli altri familiari di Attilio, agli attivisti e ai volontari di Libera Campania e della Fondazione Pol.I.S. della Campania, continua a lottare contro la violenza con le armi tanto adorate da suo fratello: l'arte, la cultura e la bellezza.
Oggi Attilio Romanò rivive in una scuola superiore a lui intitolata in via Miano, in un premio letterario, in un asilo nido e nei cuori di tutti coloro che hanno avuto la fortuna di conoscerlo. Perché il suo sacrificio non deve dissolversi come una goccia in uno stagno.
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