Ancora una volta le periferie di Napoli rischiano di essere lasciate indietro. L’estate 2025 si preannuncia come una stagione infernale per i residenti e i pendolari dell’area nord della città, in particolare per chi ogni giorno si affida alla Linea 1 della metropolitana. Piscinola, Chiaiano, Frullone, Scampia e le stazioni limitrofe rischiano di restare scollegate per circa tre mesi a causa di lavori straordinari alla rete ferroviaria. La notizia, trapelata nelle ultime ore, ha già suscitato una valanga di preoccupazioni. A sollevare ufficialmente il caso è stato Nino Simeone, presidente della Commissione Infrastrutture e Mobilità del Comune di Napoli, che ha richiesto chiarimenti puntuali all’ANM circa i tempi e le modalità della sospensione del servizio, nonché garanzie sui mezzi sostitutivi che dovrebbero collegare i quartieri esclusi dal traffico metropolitano.
Non si tratta solo di manutenzione tecnica: qui si gioca l’equilibrio quotidiano di decine di migliaia di persone. Piscinola è il capolinea della Linea 1, ma anche un nodo fondamentale di interscambio con la linea EAV per Aversa. Chiaiano e Frullone sono dotate di parcheggi strategici utilizzati ogni giorno da lavoratori, studenti, anziani, pendolari di ogni età. La chiusura annunciata è un colpo durissimo per un’area che già sconta decenni di marginalizzazione, assenza di alternative, difficoltà economiche e logistiche. Non è solo una questione di binari: è una questione di rispetto.
I lavori – secondo quanto riferisce ANM – rientrano in un piano di sostituzione di ben 13,5 km di rotaie, vecchie di oltre trent’anni. Le operazioni sono iniziate mesi fa e andranno avanti almeno fino a giugno 2026. Finora i disagi si erano limitati a chiusure serali anticipate, ma adesso si passa a un altro livello: tre mesi di interruzione estiva in un tratto nevralgico. L’inizio degli interventi è previsto non prima del 20 giugno, ma già l’attesa ufficialità sta creando confusione e ansia. Nessuno sa esattamente quando cominceranno i lavori, come verranno gestiti i collegamenti sostitutivi e, soprattutto, se la rete di autobus riuscirà davvero ad assorbire l’ondata di utenti senza collassare sotto il peso delle inefficienze.
Il punto centrale è che tutto questo accade, ancora una volta, nel silenzio assordante che da sempre accompagna le decisioni che colpiscono le periferie. Nessun annuncio pubblico, nessuna campagna informativa preventiva, nessun dialogo reale con i cittadini. ANM si limita a promettere che “comunicherà con adeguato anticipo la data di inizio dei lavori”, ma l’impressione è che si tratti dell’ennesimo esempio di centralismo amministrativo che dimentica – o peggio ignora – le conseguenze reali sui territori più fragili. Cosa accadrà a chi lavora in centro e non può permettersi ritardi? Come si organizzeranno le famiglie? Quali saranno i percorsi e le frequenze degli autobus sostitutivi? Ad oggi, queste domande restano sospese nel vuoto.
Napoli, città ferita e divisa, mostra ancora una volta le sue contraddizioni. Mentre il centro si rinnova, tra progetti faraonici e opere monumentali, la cintura nord viene lasciata indietro, sprofondando nel solito pantano fatto di promesse disattese, servizi dimezzati e disagi sistemici. Eppure è proprio da quartieri come Secondigliano, Scampia, Chiaiano, Marianella, Miano, San Pietro a Patierno e Casavatore che parte la linfa vitale della città. Sono queste le zone che ospitano il lavoro vero, le famiglie numerose, le lotte quotidiane per un minimo di dignità. Ma quando si tratta di scelte strategiche, la logica sembra sempre la stessa: sacrificare i più deboli per non disturbare i privilegi consolidati.
Simeone ha chiesto chiarezza. Ha chiesto un cronoprogramma. Ha chiesto garanzie per la mobilità. Ma sarà ascoltato? E soprattutto: sarà questa la volta in cui qualcuno a Palazzo San Giacomo deciderà di trattare i cittadini di Secondigliano e dintorni come napoletani a tutti gli effetti? Il rischio, concreto, è che il problema venga affrontato in modo superficiale, emergenziale, come già troppe volte è accaduto. E il risultato sarebbe il solito: autobus affollati, orari impossibili, corse che saltano, anziani lasciati ad aspettare sotto al sole, lavoratori costretti a ore di spostamenti per pochi chilometri. Una città che si definisce europea, moderna, turistica, non può più permettersi tutto questo.
Il problema è strutturale, non contingente. L’isolamento delle periferie non nasce con questi lavori, ma si aggrava con essi. È figlio di una visione urbanistica e politica miope, che ha costruito una città a due velocità, due pesi, due misure. Dove il centro è vetrina e le periferie sono magazzino. Dove il decoro è obbligo per pochi e il disagio è la norma per molti. Eppure, chi vive a Piscinola o a Chiaiano ha lo stesso diritto alla mobilità di chi abita al Vomero. Ha lo stesso diritto di vivere una quotidianità efficiente, rispettosa, degna.
Se questa chiusura estiva sarà necessaria, allora sia almeno affrontata con serietà, trasparenza, partecipazione. Si forniscano tutte le informazioni con anticipo. Si organizzi un piano straordinario di bus navetta con orari cadenzati e segnaletica chiara. Si rafforzi il servizio in modo tangibile. Si coinvolgano le scuole, le aziende, le associazioni. Perché un quartiere lasciato solo è un quartiere che rischia di affondare. E se affondano Piscinola, Scampia, Frullone, non affondano soltanto delle fermate della metro. Affonda una parte della nostra città. Quella che, ancora una volta, aspetta solo di essere considerata parte della soluzione. E non soltanto del problema.