Arrivano ormai ogni notte e puntuali come un orologio rotto che segna sempre la stessa ora: le 1:30. È questo il nuovo orario scelto da ignoti per far esplodere fuochi d’artificio nel cuore della notte, sconvolgendo la tranquillità dei quartieri della zona nord di Napoli. A Secondigliano, a Miano e a Scampia si moltiplicano le segnalazioni di cittadini esasperati, stanchi di dover interrompere il sonno per l’ennesimo boato che squarcia il silenzio estivo.
Le esplosioni, spesso improvvise e prolungate, si ripetono con una frequenza che ormai non può più essere considerata casuale. Non si tratta di isolati episodi, ma di una pratica che appare sempre più organizzata, seppur ancora senza spiegazioni ufficiali. Nessuna festa religiosa, nessuna ricorrenza locale giustifica simili manifestazioni notturne, che appaiono come provocazioni o, peggio, messaggi simbolici legati a dinamiche che sfuggono al cittadino comune.
Il disagio è diffuso e trasversale. A scrivere sono padri di famiglia, madri con neonati, lavoratori turnisti e studenti alle prese con gli esami. Molti raccontano di svegliarsi di soprassalto, con la sensazione di un’esplosione troppo vicina, e poi di restare svegli per ore, nel tentativo di ritrovare un sonno ormai compromesso. Altri segnalano che i loro animali domestici, cani soprattutto, reagiscono con tremori, latrati continui, perdita di appetito, o addirittura con fughe improvvise verso la porta di casa. Alcuni hanno dovuto ricorrere al veterinario per calmanti o sedativi. Tutto questo, in una zona che già vive difficoltà quotidiane sul piano sociale, lavorativo e infrastrutturale, finisce per pesare ulteriormente sulla qualità della vita e sul benessere psicologico dei residenti.
Non mancano neppure coloro che temono che dietro questi botti si nascondano segnali legati alla criminalità organizzata, in una logica di controllo del territorio, ostentazione o celebrazione. Ma sono solo ipotesi, sussurrate e mai confermate, mentre resta il fatto che nessuno finora è stato identificato o sanzionato per queste azioni. Il problema non è nuovo, ma in questa estate 2025 sembra aver assunto contorni più netti, una sorta di rituale che si ripete giorno dopo giorno, o meglio, notte dopo notte, sempre alla stessa ora. La sensazione, per molti, è quella di essere abbandonati. Le forze dell’ordine, già alle prese con mille emergenze, ricevono le segnalazioni ma difficilmente riescono ad arrivare in tempo utile per individuare i responsabili. I cittadini, dal canto loro, non possono fare altro che protestare, scrivere ai giornali, pubblicare video sui social, lanciare appelli.
Il fenomeno si innesta in un contesto estivo dove, tra caldo torrido e servizi spesso carenti, la soglia di sopportazione è già molto bassa. In tanti si chiedono perché sia così difficile garantire un minimo di quiete pubblica, almeno nelle ore notturne. E se è vero che i fuochi d’artificio fanno parte della tradizione napoletana, è altrettanto vero che la loro esplosione fuori da ogni contesto di festa, e soprattutto in piena notte, non può essere accettata come normale. In molti sottolineano che si tratta di un problema culturale oltre che di ordine pubblico: l’idea, ancora troppo diffusa, che “si può fare quello che si vuole”, anche a scapito della collettività, anche in spregio al riposo degli altri. E mentre le istituzioni continuano a parlare di rigenerazione urbana e di prossimità, la gente attende risposte più concrete: controlli, multe, identificazioni.
Nel frattempo le notti continuano ad essere interrotte da queste deflagrazioni improvvise. I cittadini si organizzano come possono: c’è chi ha acquistato tappi per le orecchie, chi lascia accesa la televisione per attutire l’effetto degli scoppi, chi cerca rifugio a casa di parenti in zone più tranquille. Ma resta forte il senso di impotenza, di vivere in una parte di città dove la normalità è un traguardo ancora lontano. Ed è proprio da qui che parte l’ennesima richiesta di attenzione: non ci si può rassegnare a vivere ogni notte come un possibile incubo sonoro, tra boati e ansia. Le istituzioni devono intervenire, non con slogan o promesse, ma con azioni concrete e durature. Perché anche dormire in pace, a Secondigliano, Miano e Scampia, è diventata una forma di resistenza quotidiana.