La notte dei festeggiamenti per lo scudetto del Napoli, che avrebbe dovuto essere un momento di gioia collettiva, è stata macchiata da un episodio che riporta alla luce l’ombra lunga della criminalità organizzata sul centro storico partenopeo. È stato infatti arrestato il nipote omonimo di Paolo Di Lauro, noto ai più come “Ciruzzo o’ milionario”, storico boss del clan Di Lauro di Secondigliano, fondatore e figura apicale di uno dei cartelli criminali più influenti della camorra napoletana. Il giovane, figlio di Nunzio Di Lauro, a sua volta figlio diretto del ras, è stato sorpreso dalla polizia mentre si aggirava armato per le strade del quartiere Tribunali, nella notte in cui migliaia di tifosi stavano celebrando il terzo tricolore azzurro. La scena, a tratti surreale, è stata resa ancora più inquietante dal fatto che il giovane fosse solo, in scooter, e che alla vista dei Falchi della Squadra Mobile della Questura di Napoli abbia improvvisamente invertito il senso di marcia nel tentativo di sottrarsi al controllo.
Il comportamento sospetto ha insospettito immediatamente gli agenti in borghese che, con prontezza e determinazione, si sono lanciati all’inseguimento del giovane per le strade buie di via Vicaria Vecchia. La fuga, durata pochi minuti, si è conclusa con il blocco e la perquisizione del soggetto. Addosso, occultata ma pronta all’uso, gli è stata trovata una pistola semiautomatica Browning calibro 7.65, con caricatore contenente cinque proiettili e una cartuccia già camerata, dunque l’arma era pronta a sparare. Un elemento gravissimo, se si considera il contesto affollato e caotico della serata, durante la quale migliaia di persone si erano riversate per le strade del centro storico napoletano. Il ventunenne, noto alle forze dell’ordine, è stato arrestato con l’accusa di porto abusivo di arma comune da sparo. Gli investigatori ipotizzano che si trovasse lì per un incontro con elementi del centro storico, forse legati a dinamiche ancora da chiarire all’interno del sottobosco criminale cittadino.
Nella stessa nottata, segnata da episodi di tensione e da una crescente preoccupazione per la sicurezza durante i festeggiamenti, un secondo intervento della Squadra Mobile, sezione “C.O.”, ha portato all’arresto di un altro giovane armato. Stavolta l’attenzione degli agenti si è concentrata su tre giovani a bordo di uno scooter che, alla vista dei poliziotti in via Ludovico Bianchini, all’angolo con piazza Mercato, hanno accelerato bruscamente la marcia nonostante fosse stato intimato loro l’alt. Due dei tre indossavano uno scaldacollo tirato fino al volto, un chiaro tentativo di ostacolare l’identificazione, comportamento che ha alimentato i sospetti dei Falchi. È così partito un inseguimento rocambolesco tra le strade di una Napoli illuminata a festa ma in cui la tensione era palpabile. A un certo punto il terzo passeggero ha tentato una fuga disperata a piedi, gettandosi dallo scooter in corsa nel tentativo di seminare gli agenti. Ma la sua corsa è durata poco: il ragazzo è stato raggiunto dopo una colluttazione violenta, durante la quale ha opposto resistenza.
Una volta bloccato, il giovane – identificato in Leopoldo Mazzarella, diciottenne napoletano – è stato trovato in possesso di una pistola replica, priva del tappo rosso e modificata in modo tale da renderla un’arma offensiva. Una replica pericolosamente simile a una vera arma da fuoco, potenzialmente capace di sparare o comunque di essere usata per intimidazioni, rapine o altri atti violenti. Il giovane è stato arrestato con le accuse di resistenza e lesioni a pubblico ufficiale e denunciato per porto abusivo di arma alterata. Gli altri due giovani, anch’essi bloccati dalla polizia, sono stati identificati come due napoletani di venti e diciannove anni. Il diciannovenne è stato denunciato per aver usato un mezzo – lo scaldacollo – atto a rendere difficoltoso il riconoscimento in luogo pubblico, comportamento vietato dalla normativa in vigore se non giustificato da reali motivi.
Gli episodi della scorsa notte testimoniano una preoccupante realtà che si intreccia con le celebrazioni sportive e sociali: la criminalità organizzata continua a mantenere una forte presenza sul territorio, anche durante eventi collettivi come la vittoria dello scudetto, quando l’attenzione delle forze dell’ordine dovrebbe poter concentrarsi sulla sicurezza dei cittadini festanti. La presenza di soggetti armati, legati direttamente o indirettamente a storiche famiglie camorristiche, getta un’ombra inquietante sul futuro di Napoli. La figura del giovane nipote di Paolo Di Lauro, arrestato in circostanze tanto gravi quanto emblematiche, è un segnale forte e chiaro: i rampolli dei clan non sono scomparsi, si muovono ancora nei quartieri simbolo della città, armati, pronti a imporsi o a rispondere a vecchie e nuove dinamiche di potere.
Le indagini proseguono e saranno fondamentali per comprendere se si sia trattato di episodi isolati o se vi siano segnali di un possibile riassetto degli equilibri criminali nella Napoli post-scudetto. In ogni caso, l’intervento tempestivo dei Falchi ha evitato conseguenze ben peggiori e dimostra, ancora una volta, quanto sia alta la tensione in un territorio in cui la linea tra festa e tragedia può essere molto sottile.