A Scampia si è verificato un caso di abusivismo edilizio all’interno di un contesto residenziale pubblico. Gli agenti della Unità Operativa Scampia della Polizia Municipale sono intervenuti in via Galimberti, all’interno degli edifici di edilizia residenziale pubblica, dove è stata accertata la realizzazione abusiva di un manufatto in cemento che chiudeva il porticato condominiale. Il muro, lungo circa sei metri, era già stato completato nella sua interezza, ma le condizioni del cantiere improvvisato lasciavano chiaramente intuire l’intenzione di proseguire i lavori e completare un vano chiuso. La struttura, infatti, risultava evidentemente destinata alla creazione di uno spazio ad uso esclusivo, verosimilmente utilizzabile come deposito o addirittura come unità abitativa, in aperta violazione di normative edilizie e penali.
Al momento dell’intervento, oltre al muro già innalzato, erano presenti sul posto diversi materiali da costruzione ancora inutilizzati, tra cui sacchi di cemento, tavole di legno e attrezzi da muratura. La presenza di tali materiali confermava l’intenzione di trasformare un’area comune condominiale in uno spazio privato e chiuso, sottraendolo di fatto all’uso pubblico dei residenti. Le modalità di intervento e la natura stessa dell’opera non lasciavano dubbi: si trattava di un tentativo di appropriazione indebita di un bene comune, realizzata senza alcuna autorizzazione e al di fuori di qualsiasi procedura legale. I caschi bianchi hanno quindi proceduto al sequestro penale preventivo dell’intera struttura e del materiale edile, come previsto dall’articolo 321 del codice di procedura penale.
La vicenda ha generato particolare preoccupazione tra i residenti della zona, che già convivono quotidianamente con problematiche legate al decoro urbano e alla gestione degli spazi comuni. L’appropriazione arbitraria di un porticato condominiale rappresenta non solo un reato dal punto di vista giuridico, ma anche un segnale della continua erosione delle regole del vivere civile all’interno di un tessuto urbano fragile. La chiusura di uno spazio comune per finalità private costituisce una minaccia alla convivenza tra residenti e alla stessa funzionalità degli edifici pubblici. Inoltre, l’assenza di un responsabile identificato al momento dell’accertamento rende la situazione ancora più complessa, con indagini in corso per risalire agli autori materiali dell’abuso.
La Polizia Municipale ha già inoltrato una comunicazione di notizia di reato all’Autorità Giudiziaria. Le violazioni contestate riguardano diversi articoli del codice penale e della normativa urbanistica. In particolare, l’articolo 633 del codice penale punisce l’invasione arbitraria di terreni o edifici altrui, mentre l’articolo 635 tratta del danneggiamento, e l’articolo 639-bis si riferisce all’imbrattamento e deturpamento di cose altrui. A questi si aggiunge l’articolo 44 del DPR 380/01, che disciplina le sanzioni per chi realizza opere edilizie in assenza del necessario titolo abilitativo. La gravità della situazione impone ora un monitoraggio più stretto delle aree comuni, che troppo spesso diventano oggetto di occupazioni abusive con l’obiettivo di trasformarle in spazi a uso personale o familiare, in un contesto di illegalità diffusa.
La zona di via Galimberti, come molte altre aree di Scampia, è da tempo sotto osservazione per fenomeni di abusivismo e gestione irregolare degli spazi pubblici. La realizzazione di un muro per chiudere il porticato non è un caso isolato, ma si inserisce in una dinamica ben più ampia di gestione informale e spesso arbitraria delle risorse abitative. Le autorità hanno più volte lanciato allarmi sull’esistenza di veri e propri “microfeudi” urbani, dove singoli soggetti o gruppi si appropriano di spazi comuni per usi privati, spesso senza alcun rispetto per la legge o per i diritti degli altri residenti. In questo caso, il sequestro è stato tempestivo, ma resta il problema strutturale di come prevenire situazioni simili e garantire il rispetto delle norme all’interno del patrimonio edilizio pubblico.
Gli interventi delle forze dell’ordine sono fondamentali, ma da soli non bastano. Serve un impegno sistemico da parte delle istituzioni, dell’amministrazione comunale, delle aziende di edilizia pubblica e anche della cittadinanza, affinché venga ristabilito un controllo effettivo degli spazi e si riaffermi il principio della legalità. Solo attraverso la sinergia tra controllo del territorio, sanzioni efficaci e percorsi di partecipazione attiva dei cittadini sarà possibile evitare che episodi come quello accaduto in via Galimberti diventino la regola. La legalità urbana passa anche attraverso il rispetto degli spazi comuni, che devono rimanere a disposizione dell’intera collettività e non trasformarsi in occasioni di arricchimento o vantaggio individuale ottenuto con la forza o con l’inganno.
Intanto proseguono le indagini per identificare i responsabili materiali dell’intervento abusivo. Si cerca di risalire a chi abbia promosso, finanziato o fisicamente costruito il manufatto, anche grazie alla raccolta di testimonianze e all’eventuale analisi di immagini di videosorveglianza presenti nella zona. È probabile che l’opera sia stata realizzata in tempi brevi e in orari poco frequentati, proprio per evitare controlli. Tuttavia, la presenza di materiali ancora in fase di utilizzo suggerisce che i lavori non fossero ancora ultimati, lasciando aperti spiragli per una rapida individuazione dei soggetti coinvolti. La vicenda di via Galimberti è destinata a diventare un nuovo simbolo delle difficoltà che attraversano quartieri complessi come Scampia, dove il confine tra legalità e illegalità è spesso sottile e fragile, e dove ogni intervento abusivo rappresenta un colpo alla già precaria tenuta sociale e istituzionale del territorio.