Oggi Napoli si ferma. Non per scioperi o manifestazioni, ma per un’esigenza più profonda e condivisa: ricordare. A dieci anni esatti dalla strage di via Napoli a Capodimonte, la città ha voluto rendere omaggio alle vittime di quel tragico pomeriggio del 2015, quando un gesto folle e improvviso seminò morte e terrore in un tranquillo quartiere cittadino. L’iniziativa “Dieci anni e… oltre”, promossa dall’Associazione “Oltre la violenza”, ha preso forma in una serie di appuntamenti, alcuni già svolti e altri ancora attesi nelle prossime ore, in un crescendo di partecipazione civile, istituzionale e spirituale. La memoria, in questo contesto, non è stata trattata come un rito da calendario, ma come un gesto vivo, necessario, e soprattutto condiviso da un’intera comunità che non dimentica e che, proprio dal ricordo, trae la forza per andare avanti.
La mattinata si è aperta alle ore 10:00 nella Sala Consiliare della Municipalità 7, in Piazzetta del Casale 6/7, con un incontro istituzionale molto partecipato e carico di significato. Presenti i rappresentanti delle istituzioni locali, tra cui la Dott.ssa Roberta Sivo, Direttore della Municipalità 7, il Presidente Antonio Troino, il Presidente della Commissione Legalità Pasquale Esposito, il Generale Ciro Esposito della Polizia Locale, l’Assessore Antonio De Jesu e Don Antonio Palmese della Fondazione POLIS. I loro interventi hanno evidenziato il ruolo cruciale della memoria come presidio civile, nonché l’importanza di fare rete sul territorio per prevenire nuove tragedie e sostenere le vittime della violenza. Un momento particolarmente toccante è stato quello dedicato alla presentazione ufficiale dell’Associazione “Oltre la violenza”, nata con l’obiettivo di offrire ascolto, accompagnamento e impegno concreto a favore di chi è stato colpito da eventi traumatici. A raccontarne le origini e gli intenti sono stati la presidente Rosaria Giuliani, il vicepresidente Sabato Bruner e il consigliere Vincenzo Bruner. Le loro parole, commosse e determinate, hanno tracciato la direzione di un cammino condiviso, nato dal dolore ma proiettato verso la costruzione di una società più consapevole, più unita, più resistente alla violenza.
Quella del 15 maggio 2015 fu una giornata nera per la città. In via Napoli a Capodimonte, un infermiere di 49 anni, Giulio Murolo, imbracciò un’arma da fuoco e iniziò a sparare dal proprio balcone, colpendo indiscriminatamente chiunque si trovasse nel suo campo visivo. In pochi minuti, la zona si trasformò in un incubo. Cinque furono le vittime, tra cui due membri delle forze dell’ordine, il capitano Francesco Bruner e il luogotenente Vincenzo Cinque della Polizia Municipale di Napoli. Un trauma collettivo che ancora oggi vibra nella coscienza cittadina, alimentando una ferita aperta ma anche un senso di appartenenza e responsabilità condivisa. Il male, quella volta, colpì senza preavviso, ma il bene ha continuato a rispondere negli anni con la presenza, la solidarietà, la memoria attiva.
La seconda parte dell’iniziativa si svolgerà in serata, con la celebrazione eucaristica in memoria delle vittime, prevista per le ore 18:30. A causa delle avverse condizioni meteorologiche, la messa non si terrà più all’aperto nella piazzetta del Quadrivio di Secondigliano, ma nella Chiesa Maria SS. del Carmine. L’appuntamento spirituale, fortemente sentito dalla comunità, sarà presieduto da monsignor Doriano Vincenzo De Luca, decano del Settimo Decanato, affiancato da Don Andrea Adamo, parroco di Sant’Antonio di Padova, e Don Alessandro Gargiulo, decano dell’Ottavo Decanato. Durante la funzione interverrà anche l’Avvocato Nicola Nardella, Presidente della Municipalità 8, a testimonianza del legame tra istituzioni e cittadinanza anche nei momenti di raccoglimento e dolore. Sarà un momento di silenzio, condivisione e riflessione, in cui la fede si intreccia con la memoria, offrendo conforto a chi è rimasto e guidando, simbolicamente, il cammino di chi crede ancora in una città capace di rialzarsi.
L’iniziativa “Dieci anni e… oltre” dimostra che il tempo non cancella le cicatrici, ma può insegnare a conviverci e a trasformarle in segni di lotta e speranza. Napoli, ancora una volta, ha mostrato di sapersi stringere attorno alle sue ferite, non per rimanervi imprigionata, ma per ricordare, comprendere e reagire. La memoria delle vittime di via Napoli a Capodimonte non è solo un omaggio a chi non c’è più, ma un monito per le generazioni future, un messaggio forte e chiaro che attraversa le strade, le chiese, le istituzioni e le coscienze: la violenza si combatte ogni giorno, con la presenza, con l’impegno, con la memoria.