Il Primo Maggio, Festa dei Lavoratori, rappresenta da sempre un momento di riflessione, di memoria e di proposta. A Secondigliano, quartiere ricco di storia, potenzialità e voglia di riscatto, questa data assume un significato ancora più profondo. In un territorio segnato da anni di disoccupazione, emigrazione giovanile e precarietà, il lavoro non è solo un diritto da difendere, ma anche un orizzonte da costruire. Oggi, più che mai, è necessario andare oltre la denuncia e offrire una visione, una direzione, un insieme di idee per rilanciare il lavoro nel quartiere. Ecco perché vogliamo proporre dieci azioni concrete, semplici da enunciare ma impegnative da realizzare, che potrebbero migliorare in modo significativo il mondo del lavoro a Secondigliano, ridando speranza, dignità e futuro a chi abita queste strade.
La prima proposta riguarda l’istituzione di un polo di formazione professionale gratuito e permanente, pensato soprattutto per i giovani, ma aperto anche a chi vuole reinventarsi. Si tratterebbe di un centro in cui si possano acquisire competenze tecniche e digitali, imparare un mestiere, entrare in contatto con le aziende e prepararsi concretamente al lavoro. Questo polo dovrebbe essere finanziato da fondi europei e regionali, con la collaborazione delle scuole superiori e delle università campane. Offrire formazione gratuita, aggiornata e di qualità è il primo passo per dare una possibilità reale a chi oggi si sente escluso dal mercato del lavoro.
La seconda proposta consiste nel creare una rete stabile di cooperative sociali locali. Queste cooperative dovrebbero essere supportate dal Comune e coordinate da un ente terzo per evitare clientelismi. Il loro obiettivo sarebbe duplice: da un lato creare lavoro nei settori del verde urbano, della manutenzione, della cultura, della ristorazione e del turismo; dall’altro promuovere l’inclusione di soggetti svantaggiati, come ex detenuti, giovani a rischio, donne disoccupate di lungo corso. Le cooperative non solo generano occupazione, ma anche senso di appartenenza e responsabilità collettiva.
Una terza proposta prevede l’istituzione di un “incubatore di quartiere” per startup e microimprese. In un ex edificio pubblico inutilizzato si potrebbero ospitare idee imprenditoriali innovative con affitti agevolati, consulenza legale e finanziaria gratuita, connessione internet veloce e supporto nel trovare i primi clienti. In cambio, le imprese incubate dovrebbero restare a Secondigliano almeno per cinque anni, reinvestendo nel territorio. Questa misura aiuterebbe a trattenere i talenti locali e a generare economia “dal basso”, fondata sul sapere, la creatività e la responsabilità.
La quarta proposta è una campagna di emersione del lavoro nero. Troppo spesso, a Secondigliano come in altri quartieri difficili, il lavoro esiste, ma è sommerso, non tutelato, pagato poco e privo di diritti. Serve un’azione congiunta tra ispettorato del lavoro, sindacati e associazioni locali per incentivare i datori a regolarizzare i contratti, magari attraverso sgravi temporanei o premi di legalità. Al tempo stesso, occorre sensibilizzare i lavoratori sui loro diritti e fornire tutela legale gratuita a chi denuncia gli abusi. La legalità deve tornare ad essere conveniente, non solo giusta.
La quinta proposta riguarda il recupero e la valorizzazione del patrimonio immobiliare abbandonato. Tanti edifici pubblici o privati sono in stato di degrado. Se ristrutturati e affidati a imprese sociali o a progetti culturali, potrebbero diventare spazi di lavoro, di coworking, di produzione artigianale o artistica. Questo ridurrebbe il degrado urbano, creerebbe posti di lavoro e rilancerebbe l’immagine del quartiere. L’amministrazione comunale dovrebbe aprire bandi trasparenti per affidare questi spazi con criteri meritocratici e finalità occupazionali.
La sesta proposta è un progetto per la riqualificazione del commercio di prossimità. I piccoli negozi, i mercati rionali e le botteghe artigiane sono un patrimonio da salvare. Servono incentivi fiscali, semplificazioni burocratiche, campagne di promozione e sostegno alla digitalizzazione. Le attività commerciali, se sostenute, possono tornare a essere un motore di lavoro e coesione sociale. Inoltre, si potrebbe sperimentare una moneta complementare locale per stimolare i consumi interni e favorire le imprese del quartiere.
La settima proposta è un patto locale per l’occupazione giovanile. I giovani di Secondigliano non devono più sentirsi costretti a partire per lavorare. Si potrebbe istituire un fondo comunale, alimentato anche da donazioni e fondi europei, per finanziare tirocini retribuiti, apprendistati, borse lavoro e progetti di cittadinanza attiva. In cambio, i beneficiari dovrebbero restituire ore di volontariato al quartiere. Un investimento sui giovani è sempre un investimento sul futuro.
L’ottava proposta riguarda la costruzione di un osservatorio permanente sul lavoro a Secondigliano. Un gruppo composto da rappresentanti delle istituzioni, dei sindacati, delle imprese, delle associazioni e dei cittadini dovrebbe incontrarsi periodicamente per monitorare la situazione occupazionale, proporre interventi e valutare le politiche adottate. Questo organismo avrebbe anche la funzione di raccogliere dati, ascoltare i bisogni reali e dare voce a chi lavora o cerca lavoro nel quartiere. Senza una fotografia chiara, nessuna politica del lavoro può essere efficace.
La nona proposta è l’introduzione di un “reddito di transizione al lavoro”. Si tratterebbe di un sussidio temporaneo, destinato a chi perde il lavoro o a chi è alla ricerca della prima occupazione. A differenza del reddito di cittadinanza, sarebbe legato a percorsi formativi, stage, colloqui e partecipazione a corsi o lavori di pubblica utilità. Questo strumento darebbe una boccata d’ossigeno economica e motivazionale, aiutando a non cadere nella trappola della rassegnazione e del lavoro nero.
Infine, la decima proposta riguarda la cultura del lavoro. È necessario riscoprire, promuovere e celebrare il valore del lavoro onesto, fatto con impegno e dignità. Servono eventi pubblici, incontri nelle scuole, premi al merito, testimonianze di successo locale. Bisogna raccontare che lavorare bene, rispettare le regole, fare impresa pulita, essere bravi artigiani, coltivare competenze è possibile anche a Secondigliano. Solo così si può spezzare il legame tra marginalità e illegalità. Solo così si può costruire un nuovo immaginario.
Queste dieci proposte non sono utopia. Sono la base di un programma civico, condiviso e realizzabile se sostenuto da cittadini attivi, amministratori coraggiosi, imprenditori etici e una rete sociale compatta. In questo Primo Maggio, a Secondigliano, scegliamo di non limitarci a celebrare. Scegliamo di proporre. Perché il lavoro non è solo un diritto. È la spina dorsale di una comunità. È il primo strumento di libertà. E, oggi più che mai, è il cuore del riscatto di un territorio che merita molto di più.