Nel cuore festante di Napoli, tra le luci dei fuochi d'artificio, le bandiere sventolate dai balconi e i cori che per giorni hanno rimbombato tra i vicoli dei quartieri popolari, è andata in scena una celebrazione che ha travalicato le forme tradizionali del tifo sportivo. La vittoria dello scudetto da parte del Napoli ha generato un fenomeno curioso, controverso e soprattutto illegale: il riutilizzo di auto rubate, manomesse e ridipinte di azzurro, per i festeggiamenti nelle strade cittadine. Un evento che, inizialmente vissuto come folklore estremo e condiviso sui social con leggerezza virale, è oggi al centro dell’attenzione giudiziaria e amministrativa. Il punto di domanda sul destino di questi veicoli apre scenari inquietanti, sia sotto il profilo della legalità che della sicurezza urbana.
Secondo quanto trapela da fonti della Polizia Locale di Napoli, sarebbero almeno venti le auto sequestrate dopo essere state ritrovate abbandonate per strada. Altre diciotto risultano segnalate, in attesa dell’intervento dei mezzi di rimozione. Tre sono state completamente distrutte dalle fiamme e altre ancora vandalizzate. In molti casi si tratta, secondo le prime ricostruzioni, di veicoli rubati. Le auto, dopo essere state sottratte ai legittimi proprietari, sono state modificate radicalmente: segate, private del tettuccio come fossero decappottabili improvvisate, e ricolorate con bombolette spray azzurre, spesso decorate con tricolori, la scritta “Napoli 1926”, il numero “4” che indica gli scudetti vinti, e frasi d’amore per il club partenopeo. Alcune targhe sono state rimosse e sostituite da scritte artistiche contenenti il prefisso “081”, chiaro riferimento all’identità napoletana.
In questo strano museo a cielo aperto, le auto diventano simboli di appartenenza, ma anche testimonianze di una festa che ha oltrepassato i limiti della legalità. In diversi casi le vetture riportano scritte legate a specifici quartieri popolari, come “Lotto G 167” o “Bakù”, nomi che rimandano direttamente al tessuto urbano e sociale di zone come Secondigliano e Scampia, dove il senso di appartenenza calcistica si intreccia a doppio filo con una cultura popolare spesso compressa tra marginalità e bisogno di riscatto simbolico.
Il destino di questi veicoli è ormai segnato. Nella quasi totalità dei casi, le automobili risultano irrimediabilmente compromesse, tanto da non poter essere rimesse in circolazione. In assenza di documentazione o con numeri di telaio abrasi, molte saranno rottamate e radiate dal Pubblico Registro Automobilistico. Il processo prevede anche un’indagine volta a risalire ai legittimi proprietari, ma la procedura è lunga e spesso priva di esito, specialmente in assenza di denunce o in caso di mezzi già destinati alla demolizione prima del furto.
Emblematico è stato il caso di una Fiat 500 sottratta a una donna napoletana. La vettura era intestata al figlio, ma nella notte dello scudetto è stata presa dalla strada, segata, trasformata in una sorta di carro allegorico su quattro ruote e usata per girare in centro durante i caroselli. Dopo la festa, l’auto è stata riportata nella stessa via da cui era stata prelevata. Le condizioni, tuttavia, erano tali da renderla inutilizzabile: carrozzeria devastata, interni strappati, vernice completamente rifatta. Una semplice riverniciatura avrebbe superato i duemila euro. La storia ha colpito profondamente l’opinione pubblica, tanto da arrivare all’attenzione del rapper Geolier, che si è pubblicamente offerto di acquistare una nuova auto per il giovane danneggiato.
Questo gesto di solidarietà, benché isolato, ha posto nuovamente sotto i riflettori il legame tra i protagonisti della scena artistica partenopea e la quotidianità di interi quartieri dove il calcio rappresenta molto più di uno sport. È identità, è rivincita, è un linguaggio comune in cui si riversano gioie e dolori di una popolazione che spesso vive ai margini delle cronache ufficiali. Tuttavia, anche l’amore più profondo per una squadra non può e non deve travalicare i confini della legalità.
Le auto abbandonate oggi sono un lascito silenzioso di quella notte magica in cui Napoli ha festeggiato il ritorno sul tetto d’Italia. Ma al di là delle immagini virali, dei video da migliaia di like e delle canzoni sparate dagli altoparlanti improvvisati, resta il problema concreto di una gestione urbana segnata da comportamenti che, seppur frutto di entusiasmo popolare, creano danni, rischi e problemi legali non trascurabili.
Il lavoro degli inquirenti prosegue, anche per stabilire l’esistenza di eventuali gruppi organizzati che avrebbero potuto facilitare il furto e la manomissione di questi veicoli, trasformando il gesto individuale in una prassi diffusa. Intanto, le immagini delle auto azzurre abbandonate tra i marciapiedi e le rotonde della città restano lì, come monumenti di un festeggiamento estremo che ha colorato la città ma anche messo in evidenza le sue fragilità.