A Secondigliano, sono bastate alcune “stories” pubblicate da utenti comuni sui social network a far scattare una serie di controlli che hanno messo a nudo una realtà diffusa quanto pericolosa: quella delle slot machine illegali. Le immagini condivise da ignari frequentatori di un bar della zona, infatti, mostravano chiaramente la presenza di apparecchi da intrattenimento e divertimento, ovvero le classiche video slot, in funzione all’interno dell’attività.
Le clip sono rimbalzate rapidamente sui profili, attirando l’attenzione degli agenti della Guardia di Finanza che, sfruttando l’ausilio investigativo offerto proprio dalle piattaforme social, hanno deciso di avviare un controllo mirato. Giunti nel locale, i militari hanno scoperto che le slot presenti erano ben quattro e tutte rigorosamente prive di qualsiasi titolo autorizzativo previsto dalla normativa vigente. Non solo: gli apparecchi risultavano anche non collegati alla rete telematica dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (Adm), rete alla quale ogni macchina da gioco deve obbligatoriamente essere connessa per garantire tracciabilità, regolarità e rispetto dei limiti imposti dalla legge in materia di gioco d’azzardo. La mancanza di tali requisiti ha fatto scattare immediatamente il sequestro degli apparecchi. Il responsabile del bar è stato segnalato all’Adm per l’irrogazione di una sanzione che può arrivare fino a 6.000 euro per ogni slot irregolare, per un totale potenziale di 24.000 euro solo in quel singolo esercizio commerciale.
Ma il caso di Secondigliano non è rimasto isolato. In un altro bar della stessa zona, sempre grazie a contenuti pubblicati da utenti sui social, i finanzieri sono riusciti a individuare un secondo episodio di violazione delle norme in materia di apparecchi da intrattenimento. Anche in questo caso, le immagini parlavano chiaro: slot machine accese, perfettamente funzionanti, a disposizione della clientela. Un nuovo blitz ha confermato i sospetti: altre quattro macchine prive di autorizzazione e scollegate dalla rete Adm sono state sequestrate. Anche per questo esercente è scattata la segnalazione all’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli con relativa prospettiva di sanzione.
L’intervento della Guardia di Finanza non si è però limitato alla sola zona di Secondigliano. I controlli hanno interessato anche altre aree critiche della città, come i Quartieri Spagnoli, dove è emerso un caso ancora più preoccupante: il titolare di un pub, nel tentativo di attirare giovani clienti, aveva pubblicato annunci pubblicitari sui social in cui promuoveva la vendita di superalcolici a prezzi stracciati. Il problema? L’offerta non era solo economicamente aggressiva, ma anche illegale: tra i destinatari della promozione vi erano anche minorenni.
La pubblicizzazione di superalcolici venduti senza alcun tipo di controllo sull’età dell’acquirente rappresenta una grave violazione delle normative vigenti, con potenziali rischi enormi per la salute pubblica, in particolare per i giovani che, in età adolescenziale, sono particolarmente vulnerabili agli effetti dell’alcol. Per questo motivo il titolare dell’attività è stato immediatamente segnalato all’autorità prefettizia per l’applicazione della sanzione amministrativa prevista in casi di vendita di alcolici ai minori. Gli episodi sopra descritti mostrano con chiarezza quanto l’uso dei social network, spesso demonizzato per la diffusione di contenuti discutibili o superficiali, possa invece rivelarsi uno strumento utile anche nell’attività di controllo e repressione delle illegalità sul territorio.
La Guardia di Finanza ha saputo cogliere al volo questa opportunità, trasformando una semplice “story” in un’indagine, un post su Instagram in una prova, un video su TikTok in un elemento di accertamento. In un contesto urbano come quello di Napoli, dove spesso legalità e illegalità convivono a pochi passi di distanza, l’occhio digitale diventa così un alleato prezioso per le forze dell’ordine. Allo stesso tempo, queste vicende riportano sotto i riflettori un problema più ampio e profondo: quello della diffusione incontrollata del gioco d’azzardo, spesso vissuto come passatempo “normale” anche nei bar di quartiere, e quello del consumo precoce di alcol tra i giovanissimi.
Le sanzioni economiche, per quanto severe, rischiano di essere solo un deterrente momentaneo se non accompagnate da un’azione culturale, educativa e preventiva, capace di sensibilizzare cittadini, esercenti e soprattutto le nuove generazioni. Solo così sarà possibile spezzare il legame, purtroppo ancora forte, tra intrattenimento e illegalità, tra guadagno facile e mancato rispetto delle regole, tra pubblicità online e pericolosa leggerezza. La legalità non può essere un optional, e la sicurezza del territorio passa anche da piccoli episodi come questi, apparentemente marginali, ma in realtà profondamente significativi.