Nel cuore di Secondigliano, uno dei quartieri più popolosi e complessi di Napoli, si è verificato un episodio che avrebbe potuto trasformarsi in una tragedia. Luigi, un cittadino preoccupato e indignato, ha deciso di denunciare pubblicamente sulla pagina di Periferiamonews quanto accaduto a suo figlio, un bambino di appena quattro anni, che è stato investito da due giovani incoscienti a bordo di uno scooter mentre camminava tranquillamente sul marciapiede insieme al padre. Un episodio che lascia sgomenti e che riaccende la questione della sicurezza nelle strade del quartiere, troppo spesso abbandonato a sé stesso e privo della vigilanza necessaria a prevenire simili atti di inciviltà.
L’episodio si è verificato nel pomeriggio, nei pressi del cosiddetto "Ponte" del Corso Secondigliano, una delle arterie principali della zona, trafficata e frequentata quotidianamente da centinaia di persone. Mentre la madre del bambino si trovava all'interno di un negozio di scarpe, il padre e il figlio erano all'esterno, sul marciapiede, un luogo che dovrebbe garantire la sicurezza dei pedoni. Invece, due ragazzi, probabilmente diciottenni, hanno pensato bene di utilizzarlo come pista per sfrecciare con il loro scooter, incuranti del pericolo che stavano creando. La conseguenza è stata drammatica: il bambino è stato investito e sbalzato a terra, riportando un taglio sopra l’occhio, escoriazioni sul viso e, soprattutto, un enorme spavento. Fortunatamente, le ferite non sono gravi, ma il rischio che la vicenda finisse in modo ben più tragico è stato altissimo.
Questo episodio mette in luce, ancora una volta, la mancanza di rispetto per le più basilari norme di convivenza civile. Purtroppo, non si tratta di un caso isolato. A Secondigliano, così come in molte altre zone di Napoli, il problema del mancato rispetto delle regole è una questione quotidiana. Gli scooter che sfrecciano sui marciapiedi, l'assenza di controlli adeguati, la mancanza di senso civico da parte di alcuni giovani e la generale impunità di chi commette certe infrazioni sono problemi che i cittadini denunciano da anni. Ma cosa si sta facendo per risolverli?
Una delle domande più urgenti che Luigi Carbonelli si pone nella sua lettera è perché un’arteria così importante come Corso Secondigliano non sia sorvegliata con maggiore attenzione dalle forze dell’ordine, in particolare dalla polizia municipale. La presenza costante di pattuglie, infatti, potrebbe fungere da deterrente per comportamenti scellerati come quello di questi due ragazzi. Invece, troppo spesso il quartiere viene lasciato in balia dell’anarchia, con conseguenze che possono rivelarsi drammatiche.
Il problema della sicurezza a Secondigliano non è una novità. Negli ultimi anni, i cittadini hanno più volte denunciato la pericolosità di alcune strade, la mancanza di controlli e l’indifferenza delle istituzioni. Eppure, gli episodi di illegalità continuano ad accadere con una frequenza allarmante. Non si tratta solo di ragazzi incoscienti che mettono in pericolo la vita degli altri, ma di un intero sistema che sembra tollerare certi comportamenti, permettendo loro di proliferare senza conseguenze.
Una soluzione possibile potrebbe essere l’installazione di telecamere di sorveglianza nei punti più critici del quartiere, in modo da monitorare costantemente la situazione e identificare i responsabili di atti pericolosi. Inoltre, sarebbe fondamentale aumentare la presenza della polizia municipale, che dovrebbe intervenire con sanzioni severe contro chi mette a rischio la sicurezza pubblica. Al tempo stesso, però, è necessaria anche un’educazione civica più efficace, che insegni ai giovani il valore del rispetto delle regole e della convivenza pacifica.
Un altro punto cruciale è la percezione della sicurezza da parte dei cittadini. Se le persone non si sentono tutelate dalle istituzioni, inevitabilmente si genera un senso di abbandono e rassegnazione, che porta a una progressiva degradazione del tessuto sociale. È inaccettabile che un padre debba temere per la vita di suo figlio anche quando si trova su un marciapiede, un luogo che dovrebbe essere sicuro per definizione. È altrettanto inaccettabile che i responsabili di questi atti non vengano individuati e puniti adeguatamente.
L’episodio raccontato da Luigi Carbonelli è solo uno dei tanti che accadono ogni giorno nelle periferie italiane, dove la mancanza di controlli e la diffusione di una mentalità anarchica rendono la vita quotidiana più difficile e pericolosa. La speranza è che la denuncia di questo padre non cada nel vuoto, ma serva da stimolo per un cambiamento concreto.
Il primo passo è quello di non rimanere in silenzio. Denunciare, come ha fatto Luigi, è fondamentale per portare alla luce le criticità e costringere le istituzioni a intervenire. Al tempo stesso, è necessario un impegno collettivo, da parte di tutti i cittadini, per contrastare l’inciviltà e promuovere un maggiore rispetto delle regole. Perché nessun bambino dovrebbe rischiare la vita per colpa dell'irresponsabilità altrui. E perché Secondigliano, come qualsiasi altro quartiere, merita di essere un luogo sicuro per chi ci vive.