Domani, alle ore 12:00, presso la chiesa Cristo Re del Rione Berlingieri a Secondigliano, si terranno i funerali di Patrizio Spasiano, il giovane di 19 anni deceduto tragicamente a causa di una fuga di ammoniaca durante un intervento di manutenzione straordinaria presso la Frigocaserta Srl di Gricignano d'Aversa. La famiglia, gli amici e l’intera comunità si stringeranno attorno al ricordo di un ragazzo che, nonostante la giovane età, affrontava la vita con determinazione e spirito di sacrificio.
Patrizio era un tirocinante della Cofrin Società Cooperativa di Villaricca, una ditta esterna incaricata di lavori all’interno della fabbrica. In quella fatidica giornata, il giovane si trovava a operare in un contesto pericoloso, con procedure che hanno sollevato più di un dubbio sulla sicurezza e sull’organizzazione del lavoro. Secondo quanto emerso dalle indagini, è rimasto solo per oltre quattro ore, senza ricevere aiuto o conforto, fino al tragico epilogo.
La famiglia è devastata dal dolore e chiede con forza che si faccia luce su quanto accaduto. La madre, Simona Esposito, non riesce a capacitarsi della perdita del figlio e delle circostanze che l’hanno provocata. "Un ragazzo di 19 anni, in tirocinio, non avrebbe mai dovuto trovarsi in quella situazione," ha dichiarato. Le parole della madre riecheggiano come un grido di disperazione e denuncia, un appello accorato affinché tragedie simili non si ripetano più.
La Procura di Santa Maria Capua Vetere ha aperto un’inchiesta sulla vicenda e iscritto nel registro degli indagati il rappresentante legale della Frigocaserta e due dirigenti della Cofrin. L’obiettivo è chiarire le responsabilità di chi, attraverso decisioni negligenti o mancata applicazione delle norme di sicurezza, potrebbe aver contribuito alla morte del giovane operaio.
Patrizio non era solo un numero nelle statistiche delle morti sul lavoro. Era un giovane del Rione Berlingieri, cresciuto con i valori del sacrificio e della famiglia. Aveva lasciato la scuola per intraprendere un percorso lavorativo, dedicandosi a diverse occupazioni prima di essere assunto come tirocinante presso la Cofrin. Guadagnava 500 euro al mese, una cifra simbolica rispetto ai rischi che affrontava quotidianamente.
Nonostante le difficoltà, Patrizio sognava un futuro semplice ma pieno: una famiglia, una casa, una vita dignitosa con la sua fidanzata Noemi, il cui nome portava tatuato sul braccio. Amava il calcio, i motori e le piccole gioie della quotidianità. Ma tutto questo è stato strappato via da un sistema che troppo spesso antepone il profitto alla sicurezza, ignorando il valore della vita umana.
La tragedia di Patrizio si inserisce in un contesto più ampio, quello delle morti bianche in Italia, un fenomeno che non accenna a diminuire. Nel 2024, l'Osservatorio Nazionale Morti sul Lavoro di Bologna ha registrato 1.482 vittime, un numero impressionante che include lavoratori in nero e non coperti dall’INAIL. Solo nella provincia di Caserta, 23 persone hanno perso la vita sul lavoro lo scorso anno, un incremento rispetto alle 17 del 2023.
Patrizio è il primo lavoratore deceduto in Campania nel 2025, ma dietro di lui ci sono storie simili, fatte di famiglie distrutte e promesse infrante. La precarietà, la mancanza di formazione adeguata e l’assenza di controlli efficaci sono elementi ricorrenti in queste tragedie.
Un recente sondaggio condotto da SWG ha rivelato che il 60% degli operai italiani ritiene che gli incidenti sul lavoro siano il risultato di una mancata garanzia di sicurezza in nome del profitto. Inoltre, il 50% degli intervistati ha dichiarato di non sentirsi al sicuro sul posto di lavoro, mentre il 40% non è a conoscenza dei piani di emergenza aziendali.
Le parole della madre di Patrizio risuonano come un monito per tutti: “Nessuno al mondo dovrebbe sopportare ciò che sto vivendo io. Mio figlio non doveva essere lì, non doveva morire in quel modo”. Queste dichiarazioni sollevano interrogativi su quanto il nostro sistema di lavoro sia realmente orientato alla tutela dei più vulnerabili.
Nel caso di Patrizio, si è aggiunta la crudeltà dell’isolamento. Gli altri operai, più esperti, sono riusciti a mettersi in salvo, lasciando il giovane solo e senza possibilità di ricevere aiuto. Questo dettaglio, che la famiglia fatica ad accettare, evidenzia quanto sia fondamentale garantire un ambiente di lavoro sicuro e supervisionato, dove nessuno venga lasciato indietro.
La morte di Patrizio Spasiano non deve essere dimenticata. Deve invece diventare un simbolo della necessità di un cambiamento radicale nelle politiche di sicurezza sul lavoro. Le istituzioni, le aziende e la società civile devono unirsi per garantire che tragedie come questa non si ripetano mai più.
Domani, Secondigliano saluterà Patrizio per l’ultima volta. Ma la sua storia continuerà a vivere, alimentando la battaglia per un lavoro sicuro e dignitoso, affinché il sacrificio di un giovane di 19 anni non sia stato vano.