Alla Vela Celeste di Scampia, il tempo sembra scorrere più veloce che mai. Domani, 18 agosto, è l'ultimo giorno in cui i residenti potranno ritirare i propri effetti personali dagli appartamenti sgomberati prima che la struttura venga definitivamente interdetta. È una corsa contro il tempo, ma anche contro la stanchezza, la rabbia e l'incertezza che pervadono le 800 persone costrette ad abbandonare le loro case dopo la tragedia del 22 luglio, quando il crollo di un ballatoio ha spezzato tre vite e ferito tredici persone.
Il processo di recupero dei beni personali è doloroso e complesso. I residenti tornano agli appartamenti solo per ritirare ciò che riescono a portare via: piccoli oggetti, ricordi, poster, piantine, pentole. Alcuni si caricano di elettrodomestici, materassi, mobili, cercando di conservare ciò che resta di una vita bruscamente interrotta. Il Comune di Napoli ha assicurato che si farà carico dei traslochi più impegnativi, ma la tensione e il senso di perdita rimangono palpabili. "La stanchezza è ormai insopportabile," racconta un residente. "Siamo costretti a lasciare le nostre case, ma non sappiamo dove andremo e se potremo mai tornare a una vita normale."
Il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, ha firmato l'ordinanza di sgombero immediatamente dopo il crollo del 22 luglio, con l'obiettivo di avviare rapidamente i lavori di messa in sicurezza della Vela Celeste. Tuttavia, il provvedimento ha lasciato centinaia di famiglie in uno stato di grande incertezza. Il presidente dell'ottava Municipalità, Nicola Nardella, ha cercato di rassicurare i cittadini, spiegando che l'amministrazione comunale ha previsto l’utilizzo di immobili per ospitare le famiglie rimaste senza casa. Tra queste soluzioni, quattro appartamenti in un bene confiscato alla camorra nel quartiere Secondigliano saranno destinati ad alcuni dei nuclei familiari più bisognosi.
Altri 219 nuclei hanno ricevuto l'accredito delle prime tre mensilità come contributo all'autonoma sistemazione. Tuttavia, per molte famiglie, questo supporto non basta a coprire le spese necessarie per trovare un nuovo alloggio, soprattutto in un mercato immobiliare difficile e sovraffollato come quello di Napoli.
Mentre la scadenza di domani si avvicina, le iniziative di solidarietà non tardano ad arrivare. Numerose associazioni locali, insieme alla Caritas, si sono mobilitate per raccogliere e distribuire beni di prima necessità agli sfollati. La Caritas, designata dal Comune come punto ufficiale di raccolta, si sta occupando della distribuzione di beni essenziali come pannolini, kit igienici, materiale scolastico e giocattoli per i bambini, molti dei quali si trovano ancora senza una casa.
Ma nonostante l’impegno delle associazioni e delle istituzioni, il clima che si respira a Scampia è carico di tensione e preoccupazione. I residenti si trovano a dover fare i conti con l’idea di abbandonare per sempre la Vela Celeste, un edificio che, nonostante le sue problematiche, ha rappresentato la loro casa per anni.
Il Comune di Napoli ha avviato un dialogo costante con i residenti, promettendo interventi concreti per garantire nuove abitazioni in tempi ragionevoli. Il progetto "Restart Scampia" prevede la costruzione di nuovi alloggi, ma i tempi non sono immediati. Nel frattempo, il Governo ha stanziato quasi tre milioni di euro fino a dicembre 2025 per sostenere le famiglie sfollate. Questi fondi saranno utilizzati per garantire un contributo mensile variabile tra i 400 e i 1.100 euro, a seconda delle esigenze specifiche di ciascun nucleo familiare.
Ma per molte delle famiglie coinvolte, il contributo economico non può sostituire la stabilità di una casa propria. La speranza è che le promesse fatte dalle istituzioni si concretizzino rapidamente e che la comunità di Scampia possa trovare una nuova casa, lontano dalle ombre del passato e dalle macerie della Vela Celeste.
Per gli abitanti della Vela Celeste, la casa non è solo un luogo fisico, ma un simbolo di stabilità, sicurezza e appartenenza. La tragedia del 22 luglio ha scosso profondamente questa comunità, e il processo di sgombero e recupero dei beni personali rappresenta una ferita aperta. Tuttavia, tra le difficoltà emergono anche la resilienza e la solidarietà, che caratterizzano il quartiere di Scampia.
Mentre i lavori di messa in sicurezza dell’edificio si avviano e le famiglie cercano nuove sistemazioni, rimane forte la speranza che il futuro possa riservare loro una vita migliore, in abitazioni sicure e dignitose. Ma la strada è ancora lunga e incerta, e per molti, il dolore per la perdita della propria casa è ancora troppo recente per poter immaginare un domani sereno.
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