Antonio Landieri aveva solo 25 anni quando, il 6 novembre 2004, fu tragicamente ucciso. Estraneo agli ambienti della camorra, il giovane disabile finì sotto il fuoco incrociato dei sicari in un circolo ricreativo di Secondigliano mentre giocava a bigliardino. Cinque persone rimasero ferite in quella drammatica serata, ma Antonio, a causa della sua disabilità, non riuscì a fuggire e a mettersi in salvo.
Dopo vent'anni di processi e battaglie legali, la Cassazione ha annullato la condanna all'ergastolo di uno dei presunti componenti del commando di morte, Davide Francescone, riaprendo vecchie ferite e alimentando il dolore dei familiari della vittima. La quinta sezione penale della Suprema Corte, accogliendo il ricorso degli avvocati Dario Vannetiello e Luigi Senese, ha annullato la sentenza di condanna all'ergastolo emessa l'11 gennaio 2024 dalla Corte di assise di appello di Napoli.
Francescone era accusato non solo dell'omicidio di Landieri, ma anche di cinque tentati omicidi ai danni di Antonio Mangiacapra, Salvatore Engheben, Mauro Magiacapra, Vincenzo Trombetta e Giovanni De Rosa. La condanna di primo grado per Francescone fu emessa nell'ottobre 2018, seguita dalla conferma in secondo grado l'8 settembre 2021. Questi giudizi coinvolsero anche i vertici del clan responsabile dell'agguato, tra cui i boss scissionisti Raffaele Amato e Cesare Pagano.
Nel febbraio 2023, la Cassazione aveva accolto il ricorso proposto da Francescone, ordinando un nuovo giudizio davanti a un'altra sezione della Corte di appello di Napoli, che riconfermò nuovamente l'ergastolo. Ora, con questa ulteriore decisione, dovrà celebrarsi un terzo processo di appello, prolungando ancora una volta l'interminabile calvario giudiziario.
Questo nuovo sviluppo rappresenta un ennesimo colpo per i genitori di Antonio, che hanno visto il loro figlio ucciso non solo dalle pallottole della camorra, ma anche dall'ingiustizia di essere stato associato, immediatamente dopo la tragedia, agli ambienti criminali di Secondigliano. "Nostro figlio è stato ucciso due volte: dalle pallottole, e dall'essere additato come un criminale," hanno dichiarato amareggiati i genitori, sfogando la loro frustrazione per un dolore che sembra non avere mai fine.
In parallelo, la giustizia sta proseguendo anche su altri fronti. Ieri, i carabinieri del comando provinciale di Napoli hanno notificato in carcere a Raffaele Amato, uno dei capi scissionisti, una nuova ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del Tribunale di Napoli. Amato è ora accusato di concorso negli omicidi pluriaggravati di Salvatore Ferrara, Luigi Magnetti e Carmine Fusco, oltre al ferimento di Ugo De Lucia e Antonio Caldieri, nonché alla detenzione e porto illegale di armi aggravati dal metodo mafioso.
Questi crimini si inseriscono nel contesto della sanguinosa faida combattuta contro il clan Di Lauro per il controllo delle piazze di spaccio nell'area nord di Napoli. Amato, 59 anni, è considerato uno dei capi scissionisti che, insieme ai Pagano, ha costituito un potente cartello camorristico. Gli omicidi e i ferimenti contestati avvennero a Napoli e ad Arzano il 25 settembre 2007 e il 9 febbraio 2008. Le recenti indagini della Dda partenopea, alimentate dalle dichiarazioni di collaboratori di giustizia, hanno permesso di risolvere alcuni "cold case" e di approfondire le ricostruzioni dei terribili anni delle faide tra Secondigliano, Scampia e i comuni della fascia settentrionale dell'hinterland napoletano.
Questa vicenda rappresenta un oscuro capitolo della peggiore "Gomorra," un periodo che ha terrorizzato migliaia di residenti estranei ai contesti criminali, costringendoli a vivere sotto una pesante cappa di paura. Antonio Landieri, a cui oggi è intitolato uno stadio a Scampia, rimane una delle tante vittime innocenti di una camorra spietata e di un sistema giudiziario che ancora fatica a rendere giustizia ai più deboli.
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