A volte ritornano. Dalle colonne del Mattino, l'assessore ai Lavori Pubblici del Comune di Napoli Edoardo Cosenza ha menzionato un progetto che potrebbe trasformare i trasporti su ferro di Napoli e dintorni. Tuttavia, fino ad oggi, più che di progetto bisogna ancora parlare di utopia.
Stiamo parlando della Linea 10 della Metropolitana, che dovrebbe essere concepita per collegare la stazione ferroviaria di Napoli-Afragola Alta Velocità con il centro di Napoli. Scopriamo insieme le sue caratteristiche principali.
Le fasi principali del progetto
Le origini della Linea 10 risalgono all'ormai lontano 1985, quando il comune di Casoria stipulò una convenzione con la Metropolitana di Napoli. Il primo studio di fattibilità è stato realizzato nel 1991 e prevedeva 12 stazioni. Il percorso sarebbe dovuto partire dalla stazione di Piscinola-Scampia, a quei tempi denominata Piscinola-Secondigliano. Quindi, avrebbe attraversato il Parco del Sole, la zona del Monterosa e Arzano, per poi toccare Casavatore e Casoria (in tre fermate) e giungere fino a un'ipotetica Stazione Porta, ad Afragola.
Tuttavia, verso la fine del secondo millennio, sono iniziati i lavori per la già menzionata stazione di Napoli-Afragola, attivata ufficialmente nel 2017. Il secondo progetto, ideato nel 2016, sarebbe partito dalla centrale piazza Cavour, transitando nei sotterranei di Foria, Carlo III, Piazza Ottocalli, Leonardo Bianchi e Piazza Di Vittorio a Capodichino. Quindi, si sarebbe proseguiti verso Casavatore e Casoria per poi raggiungere la linea ad Alta Velocità.
L'idea è rimasta in sospeso per diverso tempo, fino a quando non è stato stabilito un investimento da 1,6 miliardi di euro, comprendente anche un'ulteriore collegamento verso Arzano. Nel 2020, la Regione Campania ha finanziato un nuovo studio di fattibilità attraverso l'ACAMIR, e nel 2022 il CIPESS ha contribuito a finanziare i lotti Di Vittorio-Casoria Afragola e da quest'ultimo fino ad Afragola Centro, per altri investimenti da 795 milioni di euro.
L'assessore Cosenza ha inoltre aggiunto che le stazioni di Cavour e Foria saranno rimosse, trasferendo il capolinea in piazza Principe Umberto. Ciò deriverebbe dall'esigenza di creare un interscambio con le Linee 1 e 2 in piazza Garibaldi, facilitando i collegamenti con la Stazione Centrale di Napoli.
Le tecnologie e le potenzialità per i cittadini
La Linea 10 dovrebbe avvalersi di treni automatizzati GOA4, che hanno la peculiarità di funzionare senza alcun conducente. Non servirebbero macchinisti dunque, dando vita a un sistema innovativo ed efficiente al tempo stesso. Quest'ultima opzione è stata ufficialmente presentata in occasione di un apposito Open Day nel mese di giugno 2023 e potrebbe essere una rivoluzione nei trasporti pubblici. Ma anche in questo caso, si parla ancora di un sogno.
Inoltre, il percorso della Metropolitana potrebbe servire un bacino territoriale molto esteso, comprendente una popolazione di oltre 1 milione di abitanti. Lunga 12,5 chilometri, la tratta sarebbe d'aiuto per cittadini e pendolari, mediante il collegamento tra il centro partenopeo e i comuni limitrofi. A tutto ciò, va aggiunta l'aspirazione di ridurre il traffico stradale e puntare sulla sostenibilità ambientale.
Le prospettive per il futuro
Quando vedrà la luce un progetto così ambizioso? Come spesso succede da queste parti, una data ben precisa è impossibile da stabilire. Si sa che il Comune di Napoli ha stretto una convenzione con l'EAV da oltre 1,2 milioni di euro, con sette treni senza macchinista e stralci comprendenti i tratti Di Vittorio-Casoria Afragola, Casoria Afragola-Afragola Centro e Di Vittorio-Carlo III.
I lavori della tratta della Linea 10 della Metropolitana dovrebbero iniziare nel corso di quest'anno, ma gli imprevisti sono dietro l'angolo. Sarebbe meraviglioso usufruire di un tragitto in grado di facilitare i collegamenti cittadini con l'hinterland e rivolgere finalmente uno sguardo più ottimistico nei confronti del futuro.
Ad ogni modo, considerando che i lavori della Linea 1 della tratta Secondigliano-Di Vittorio sono iniziati nel 2001 e che oggi siamo nel 2024, i dubbi persistono. Speriamo che almeno i nostri discendenti possano godere di un simile beneficio.