Parlando di Capodichino a Napoli, la mente corre subito all'aeroporto internazionale. Ma Capodichino è molto più di un hub aereo; è un quartiere ricco di storia, incastonato nella III Municipalità, un tempo parte della circoscrizione di San Carlo all'Arena.
Il nome Capodichino ha origini antiche, derivando dalla trasformazione di "caput de clivo", un termine che indicava la strada in salita che conduceva all'attuale piazza Di Vittorio, conosciuta all'inizio dell'800 come il Campo di Marte. Questa costruzione portò a un miglioramento delle strade circostanti, oggi nota come piazza Capodichino.
Per quasi un secolo, Calata Capodichino è stata la strada che conduceva all'ospedale psichiatrico Leonardo Bianchi, comunemente noto come "'o manicomio", chiuso nel 2000 e oggi in uno stato di abbandono. Ma le storie di Capodichino non si fermano qui. Dietro il civico 201, Calata Capodichino ospitava una villa massonica del Settecento, una delle più affascinanti di Napoli, dotata di un teatro e di un vasto giardino. Purtroppo, la traccia di questa struttura sembra essere andata perduta nel corso del tempo.
Nell'immaginario collettivo, la piazza degli obelischi è conosciuta come l'insieme delle Colonne di Capodichino. Un tempo, questa espressione indicava un'analogia con le Colonne d'Ercole, quasi a voler segnare un confine tra il mondo noto e il resto sconosciuto, simboleggiando l'attuale divario tra la periferia nord e il resto della città.
Capodichino si rivela così non solo come un nodo strategico per i viaggiatori, ma anche come un luogo intriso di storia, dove le strade raccontano storie antiche e moderne, incrociandosi tra passato e presente.
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