Foto di Luca Saulino |
Ore 7. Scampia è avvolta da una nuvola biancastra. Non è nebbia ma il fumo dell'incendio che ha distrutto il campo rom. Le torri delle case popolari, la collina dei Camaldoli, i tralicci dell'alta tensione quasi non si intravedono più. L'aria è irrespirabile al punto che ti stringe la gola.
Niente bucato. Finestre chiuse. Come tutta la notte passata insonne per chi, passata la faida, pensava di aver trovato un po' di pace. La nostra gente si sbagliava. Questo è veleno che non fa sconti, uccide. Una strage silenziosa e senza freni. La coltre di fumo, ieri nero e visibile fin dall'autostrada, oggi bianco e penetrato fin nelle case, accoglie chi è appena rientrato dalle vacanze.
Come a dare il benvenuto nell'eterna emergenza che andrebbe risolta seriamente, nel rispetto della salute pubblica e dell'integrazione, senza le scene da Terzo Mondo a cui il degrado di cupa Perillo, e non solo, ci ha abituato.
di Luca Saulino
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